venerdì 25 dicembre 2015

La Nativité





O Splendore Purissimo 

… e da Luce arcana infiniti sfavillano universi

armonia sublime
attorno a sua lucerna il bel pianeta fulgente silenzio gira

esteso tempo

poi...

poi anche d'antropi è dimora 
greve ombra il globo avvolge 
superbia invidia avarizia cruente ere sempre

scempi pure al bel pianeta nell'insipienza a sé...

E Tu

Splendore Purissimo

Tu l'umana forma non disdegni

me sei

gl'innumeri esseri che furono

sono

saranno sino a lancette ferme...

noi

ribelli noi ancora

teste restiamo d’ iniquità pregne

non di Te

no

Amore sei non compreso

rinnegata Bellezza

e naviga in dies satanico caos l'umano impasto

famelico business l’avvince.

Scendi !

Te oriamo nella indegnità nostra

misericordioso scendi

l'Oriente illumina l'Occidente ottenebrate menti…

Scendi !

Al mal seme d’Adamo pietoso scendi

Luce d’Amore…


     (Antonietta Benagiano)

sabato 19 dicembre 2015

L'amore impossibile tra il grande torero e la Vergine Macarena di Siviglia

Joselito è un giovane torero e viene da una piccola città in provincia di Sevilla. Padre matador, madre ballerina di flamenco a cui ruba le movenze elegantissime. Ebbe un destino amaro, la sua vita brevissima l’ha trascorsa nelle plaza de toros.
Il suo vero nome è José Gómez Ortega, suo padre torero era "El gallo" mentre lui da giovanissimo lo chiamavano "El gallito" e poi "Joselito".
A 12 anni già infiamma le folle, a 17 diviene ufficialmente matador de toros prima di chiunque altro ed in breve tempo, assieme a Juan Belmonte rivoluziona completamente la corrida dando vita durante il secondo decennio del XX sec. a quella che sarà ricordata come l’età dell’oro. Diventa ricco e straordinariamente popolare.

Lei ha qualche anno in più, come molte donne affascinanti è restia a confessare la sua età, ad ogni modo sembra che la sua nascita risalga al 1680
E’ la Virgen de la Macarena di Sevilla, una immagine lignea bellissima e venerata da molto tempo. E' la protettrice dei toreri. Durante la Semana Santa la sua processione è la più attesa, le ali di gente si aprono al suo passaggio, a suo modo è una star assoluta. E’ famosissima in Spagna e molto amata anche all'estero e veste abiti stupendi e riccamente decorati. L’incontro sarà inevitabile

Due famosi toreri:
Joselito (a sinistra) e Belmonte
Joselito la va a trovare molto spesso, le parla, la prega, le chiede aiuto. Ogni volta che fa il suo ingresso nell'arena ne invoca la protezione per preservare la sua giovane vita.
Si spinge oltre, si compromette, le fa molti regali, gliene fa uno importante e costosissimo, delle spille di smeraldo a forma di fiore (mariquillas). E’ tutto inutile.
Joselito muore a 25 anni a Talavera de la Reina ucciso da un toro. Il giovane corpo viene deposto nel Cimitero di San Fernando. 

La Spagna è in lutto, la provincia di Sevilla è sotto shock. Per la prima e unica volta in tutta la sua plurisecolare vita, le bellissime vesti della Virgen de la Macarena vengono deposte, la vergine viene vestita completamente di nero in segno di lutto e con questo triste aspetto viene portata in processione. La storia d’amore finisce qui
O forse no

Passano pochi anni e tutto cambia, arriva la guerra civile, la furia iconoclasta repubblicana si scatena contro le chiese e la Macarena corre un grave pericolo. 

Il sacrestano che la custodisce la fa scendere dall’altare e la accompagna a casa sua. Ma non è un posto molto sicuro. Bisogna trovare una soluzione, bisogna trovare qualcuno che la protegga. Di notte viene portata su un autocarro ricoperta da cordami e calcinacci per le vie di Siviglia fino ad un luogo buio e poco frequentato, il Cimitero di San Fernando.
Viene aperta la placca di metallo che da accesso al monumento funerario del grande torero ormai già entrato nella leggenda, la Macarena viene posta a fianco della sua tomba e li rimarranno assieme, l’uno al fianco dell’altra per più di due mesi.

Se oggi visitate la Basilica della Macarena, nella parte nord di Siviglia, troverete un edificio anonimo ma ben illuminato, in fondo spicca una bella statua riccamente vestita, al suo petto brillano violentemente 5 bellissimi fiori di smeraldo.

giovedì 17 dicembre 2015

Nova Siri (MT) - Santa Maria della Sulla

Fuori dal centro urbano, sorge la chiesa campestre “Madonna della Sulla”, costruita presumibilmente verso la fine del 1600 e utilizzata come oratorio extramoenia. In quel tempo a Bollita viveva una confraternita di dieci parroci e di diaconi che durante l'estate, per ovviare alle esalazioni dei cadaveri sepolti sotto il pavimento della Chiesa Madre, frequentavano l'oratorio per le sacre funzioni. L’interno a navata unica, con altare di pietra novasirese e coro ligneo sulla porta centrale, custodisce la statua della Madonna, meta ogni anno di fedeli e pellegrini. Il nome della cappella è dovuto alla presenza della “sulla”, pianta leguminosa dai fiori rossi, con fioritura nel mese di maggio, simbolo di abbondanza e fertilità. La cappella campestre, la seconda Domenica di Maggio, ospita il rito religioso in onore della Madonna della Sulla. Il rito ha inizio due settimane prima portando in processione la Madonna Dell’Annunziata dalla sua cappella a quella della Sulla, mentre la Madonna della Sulla a sua volta viene trasferita sempre in processione nella cappella dell’Annunziata. Il sabato che precede il solenne giorno si porta in processione la Madonna della Sulla tra le vie del centro storico, mentre la Domenica la Madonna della Sulla ritorna in processione nella sua cappella, viene celebrata la Santa Messa e la statua della Madonna dell’Annunziata viene riportata in processione nella sua cappella nel centro storico. Dopo aver salutato la Sacra Vergine i festeggiamenti si concludono con canti religiosi e fuochi d’artificio.

Sulla Hedysarum coronarium L



Madonna della Sulla,
la prima volta a Nova Siri Scalo

giovedì 10 dicembre 2015

Beata Vergine Maria di Loreto


10 dicembre
Festa della Madonna di Loreto

Il Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo la leggenda, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli. Questo santuario risale al IV secolo, ed è uno dei più antichi. Anche oggi questa basilica è meta di continui pellegrinaggi, e considerata la “Lourdes italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.

Iniziamo questa scheda riportando una riflessione di papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto: “
Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. 


Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”. 
A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze.
Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità.
Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300. Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall'Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…
 


Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291).
Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”. 


Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui continua il racconto, gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente.
“Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”. 

Questo il racconto del 1465; che si fonda sull'aspetto storico dell’epoca, quando i rapporti culturali e religiosi delle comunità insediate sulle due sponde dell’Adriatico, erano intensi, per l’attraversamento delle navi veneziane e poi di quelle di Ancona e dell’attuale Dubrovnik, che trasportavano i pellegrini ai Luoghi Santi della Palestina.
Sullo sfondo vi è la conquista della Terra Santa da parte dei mamelucchi e poi la lenta penetrazione degli ottomani nella penisola balcanica, dopo la caduta di Costantinopoli.
Da questi eventi scaturirono le Crociate, per liberare i popoli ed i paesi dall'occupazione araba e secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa sin dai tempi apostolici.
Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.
Fin dall'inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.
Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati. 

Grandi architetti furono chiamati a progettare e realizzare le opere edili, che costituiscono il grandioso complesso del santuario, che sorto come chiesa dalle linee goticheggianti, su progetti degli architetti Marino di Marco Cedrino e Giuliano da Maiano; venne poi per necessità di difesa dai pirati, che infierivano sui centri costieri, munita di un cammino di ronda e di stanze per i soldati, ad opera di Baccio Pontelli; ma non fu sufficiente, perché papa Leone X (1475-1521) fece erigere una cinta fortificata intorno al complesso, che divenne in pratica un vero e proprio castello.
Nel frattempo intorno al Santuario, sempre più frequentato dai pellegrini, sorse un borgo che fu chiamato Villa Santa Maria e che in seguito nel 1586 papa Sisto V promosse a sede vescovile.
L’interno del Santuario ebbe varie trasformazioni a cui lavorarono insigni artisti, come Giuliano da Sangallo che innalzò la solenne cupola, Giorgio Marini, il Bramante, il Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Luigi Vanvitelli.
Per la facciata nel 1571 lavorò Giovanni Boccalini da Carpi e nel 1587 Giovan Battista Chioldi. Come pittori portarono la loro arte, per citarne alcuni, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Cristofaro Pomarancio, ecc.
L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.
Un incendio nel 1921, sviluppatosi all'interno della Santa Casa, la danneggiò gravemente, distruggendo anche la venerata immagine lignea della Madonna, attualmente sostituita da una copia, riccamente vestita e con il volto nero dell’originale, scurito dal fumo delle lampade.
 

La raccolta religiosità dell’interno, ben specifica e fa immaginare la semplice vita di Maria, di Gesù e di Giuseppe, nella Palestina di allora, tutto invita alla preghiera ed al raccoglimento. Trent’anni dopo la costruzione della chiesa, incominciò quella del Palazzo Apostolico, che occupa uno dei lati della piazza della Chiesa e in cui sono conservati capolavori d’arte di ogni genere, compresi gli arazzi, porcellane e tavolette votive, costituenti il tesoro della Santa Casa, donato nei secoli da tanti devoti.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.
Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.
Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).
La celebrazione liturgica nella Chiesa Cattolica è al 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa a Loreto (Tratto da Santi e Beati - Antonio Borrelli).











LITANIE LAURETANE

martedì 8 dicembre 2015

L'Immacolata Concezione di Maria


Preliminari

Il primo privilegio mariano in ordine di tempo, ossia, la prima perla scintillante incastonata dalla mano stessa di Dio Padre nella corona di gloria della Madre del suo Figlio, è l'immacolato concepimento, vale a dire, la preservazione dalla colpa originale.
Questo privilegio iniziale della Vergine si inserisce anch'esso vitalmente, nella storia della salvezza. Il Concilio Vaticano II, infatti, ha rilevato con estrema chiarezza l'appartenenza di Maria alla stirpe adamitica, bisognosa di salvezza. Anch'Essa è «figlia di Adamo» (Lumen Gentium, n° 56), in quanto anch'Essa «è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza dal Figlio, ossia, «redenta», quantunque «in modo più sublime in vista dei meriti Figlio» (n. 55), vale a dire, fu preservata (non già liberata) da colpa originale. E fu redenta - si noti bene! - con redenzione preservativa proprio, perché fosse in grado di cooperare alla redenzione liberativa di tutti gli altri, e perciò in funzione della salvezza. L'Immacolata Concezione perciò, più che un ornamento personale della Vergine, va considerata come una preparazione immediata della medesima alla missione salvifica ch'Ella doveva esercitare nella storia della salvezza.

1. IN CHE COSA CONSISTE

L'Immacolata Concezione è una verità «rivelata da Dio», ossia, è un dogma cattolico, secondo il quale crediamo - come ha definito Pio IX l'8 dicembre 1854 (
1) - 
«che la Beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia, Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale»
 (Bolla «Ineffabilis Deus», in: Le Encicliche Mariane, a cura di A. Todini, Roma, 1950, p. 55).

I vari termini di questa definizione - come appare dai lavori preparatori (
2) - sono stati tutti accuratamente pensati e pesati.
In questa formula definitoria vengono espresse e precisate le quattro cause del singolare privilegio, vale a dire: a) il soggetto (causa materiale); b) l'oggetto (causa formale); e) l'autore (causa efficiente); d) lo scopo (causa finale).

1) Il soggetto

Il soggetto (o causa materiale) di un tale privilegio fu la persona stessa della Vergine (non già l'anima o, tanto meno, il corpo), nel primo istante della sua esistenza come persona (per cui neppure per un solo istante fu affetta dal peccato originale), ossia, nell'istante stesso in cui l'anima di Maria fu creata da Dio ed infusa nel corpo formato, secondo il modo ordinario, dai genitori di Lei (
3). La ragione fondamentale che spinse a sostituire la «persona» all'«anima» di Maria, è stata questa: per rendere la definizione conforme alla festa liturgica dell'Immacolata, la quale festa onora la «persona» di Maria, non già l'anima (4).

La definizione ha voluto sottolineare il «primo istante» della concezione di Maria SS. per esprimere - contro alcuni teologi antichi - che la concezione immacolata non è avvenuta né prima dell'infusione dell'anima al corpo, né dopo (sia pure un istante dopo) l'infusione dell'anima al corpo, ma nello stesso istante dell'infusione dell'anima al corpo.
Viene inoltre esclusa la sentenza intermedia proposta da Enrico di Gand, secondo la quale Maria SS. in uno stesso istante extratemporale si sarebbe trovata in stato di peccato originale (e perciò bisognosa di redenzione) e in stato di grazia.
Si tratta di un privilegio «singolare» - come vien detto nella Bolla «Ineffabilis Deus» - e perciò unico, ossia, concesso ad una persona soltanto, a Maria. Il Laurentin ha rilevato che col termine «singolare», la Bolla ha inteso mettere l'accento sul carattere unico del privilegio (cfr. L'Action du Saint-Siege par rapport au problème de l'Immaculée, in «Virgo Immaculata», II, p. 86, n. 306). La Bolla «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» di Alessandro VII parla espressamente di un «privilegio unico». Anche l'Enciclica «Fulgens corona» ha sottolineato in termini ancora più vigorosi questa «unicità» dicendo che si tratta di un «privilegio singolarissimo, che non è stato concesso o nessun altro»: «hoc singularissimurn privilegium, nulli unquam concessum», (AAS 15 [1953] p. 580) (5).

2) L'oggetto

L'oggetto (o causa formale) del privilegio è costituito dalla singolare perfezione che ha contraddistinto il concepimento di Maria SS., ossia: la grazia santificante (lato positivo) la quale ha preservato Maria SS. dalla macchia del peccato originale (lato negativo del singolare privilegio). Il primo elemento (quello positivo, la grazia santificante) è sostantivo; il secondo invece (quello negativo) è modale, poiché indica il modo con cui Maria fu senza peccato, in grazia (la preservazione). 

Il primo elemento risponde alla domanda: «Che cosa rese santa, senza peccato originale la Concezione di Maria?». Il secondo elemento invece risponde alla domanda: «Per quale via, in quale modo Maria SS. fu senza peccato originale?». La seconda risposta modifica la prima. Mentre infatti tutti gli altri hanno avuto la grazia santificante per la via della liberazione dal peccato originale (in modo liberativo), Maria SS. invece l'ha avuta per via di preservazione (in modo preservativo). Siccome però il modo suppone la sostanza (poiché la modifica), ne segue che la causa formale dell'Immacolata Concezione sia precisamente la grazia santificante (posseduta fin dal primo istante dell'esistenza personale).
Si tratta perciò di una totale immunità dal peccato, per via di preservazione (non già di liberazione). La Bolla «Ineffabilis Deus» per mettere l'accento sulla completa immunità, alla formula della Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII ha aggiunto la parola «totale» («ab omni ... labe»: «da ogni macchia di peccato originale»). Non è mancato chi in tale formula ha voluto vedere esclusa anche la concupiscenza. Ma questa interpretazione va oltre i termini della definizione. Secondo la definizione, infatti, si tratta di immunità da ogni macchia di peccato; orbene, la concupiscenza non è un peccato (cfr. DENZINGER, 792) (6). Inoltre, dai lavori preparatori risulta che l'intenzione di coloro i quali hanno preparato i progetti di definizione, non era quella di includervi la preservazione dalla concupiscenza (cfr. ALFARO, art. cit., p. 241). Un tentativo fatto, in tal senso, da Mons. Bruni, non ebbe alcun esito (cfr. SARDI, Op. Cit., II, p. p. 242; ALFARO, art. cit., p. 250 ss.; p. 266). Anzi, in seguito ad una richiesta di Mons. Cannella, venne soppressa, dal quarto schema, una frase che avrebbe potuto essere interpretata nel senso della preservazione dal fomite della concupiscenza (cfr. ALFARO, alt. cit., p. 247 ss.). Questa immunità quindi non è compresa, almeno direttamente, nella definizione.

È bene rilevare, inoltre, che la santità iniziale di Maria SS. è definita soltanto in forma negativa: «fu preservata immune da qualsiasi macchia di peccato originale», perché è la forma più evidente. La Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII, invece, afferma una tale santità iniziale oltreché in forma negativa, anche in forma positiva, poiché asserisce che l'anima di Maria «fu ornata dalla grazia dello Spirito Santo e preservata dal peccato originale» (DENZINGER, 789). Ma siccome il peccato - secondo il Concilio di, Trento - è «la morte dell'anima» a causa della perdita della vita soprannaturale della grazia, ne segue logicamente che Maria SS., per il fatto stesso che fu preservata dalla «morte dell'anima» (ossia, dal peccato), dovette ricevere anche, nello stesso tempo, la vita della grazia. Vita e morte spirituale si escludono a vicenda. Dov'è l'una (la vita della grazia) non vi può essere l'altra (la morte dell'anima alla vita della grazia). Ne segue perciò che i due aspetti (quello negativo e quello positivo), nel piano dell'ordine presente (quello, di fatto, scelto e realizzato da Dio, fra i vari ordini possibili), si equivalgono perfettamente, ossia, coincidono, poiché dove non vi è la tenebra della colpa, ivi è la luce della grazia, e dov'è, la luce della grazia non vi è la tenebra della colpa. L'assenza dell'ombra è luce, e l'assenza della luce è ombra: non vi è nulla di mezzo tra la luce e l'ombra, tra lo stato di grazia e lo stato di colpa, Maria inizia la sua esistenza senza l'ombra della colpa, e Perciò inizia la sua esistenza nella luce della grazia. Occorre però aggiungere che, nel corso della Bolla, il lato positivo viene espresso in modo formale esplicito.
È necessario, inoltre, tener presente, che la dottrina dell'Immacolata Concezione non esclude affatto Maria SS. dalla categoria dei redenti dai meriti di Cristo suo Figlio, come riconobbe Ella stessa allorché disse: «Ed esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore» (Lc. 1, 47). 

Anche Maria SS., infatti, quale discendente da Adamo come tutti gli altri uomini (per via di naturale generazione), avrebbe dovuto contrarre - come tutti gli altri - la colpa originale (commessa da Adamo quale Capo di tutto il genere umano, e perciò trasmissibile ai suoi discendenti). A causa però della singolare missione di Madre e di Regina universale, alla quale era stata predestinata da Dio, venne da Dio stesso eccettuata dalla legge della contrazione della colpa originale. Si può perciò ripetere di Maria ciò che il Re Assuero disse ad Ester: «Questa legge, che ho posto per tutti, non è per te» (Ester, 15, 13). Insieme alla legge della propagazione del peccato originale in tutti i discendenti di Adamo peccatore, Iddio stabiliva l'eccezione da una tale legge in favore della futura madre. Essa perciò, ed Essa sola, fra tutti i discendenti di Adamo per via di naturale generazione, veniva dispensata dal ripetere, col salmista: «Ecco, nella colpa io sono nato, e nel peccato mi ha concepito mia madre» (Ps. 50, 7).
Il Card. Lépicier spiega la cosa con questo esempio: «Un fanciullo generato da una madre schiava, il quale, per una previa disposizione del padrone di sua madre, nasce libero è, di fatto, libero dalla schiavitù. In forza però della sua nascita da una donna schiava avrebbe dovuto contrarre anche lui la schiavitù, e l'avrebbe realmente contratta se non vi fosse stata quella previa eccezione. Egli perciò aveva il debito di contrarre la schiavitù» (Tractatus de B.V. Maria Matre Dei, P. II, c. 1, a. 1, n. 7). 
Altrettanto si deve dire di Maria SS. in relazione al peccato originale.

Mentre quindi tutti gli altri discendenti di Adamo vengono liberati (per mezzo del Battesimo) dalla colpa contratta (ossia, vengono rialzati dopo la caduta), Maria SS. e Lei sola, fu preservata dal contrarla (venne impedita dal cadere). Non si tratta perciò di pura e semplice immunità dalla colpa originale (come pretendono i negatori di qualsiasi debito, in Maria, del peccato originale) (7); ma si tratta di una immunità che ha rivestito il modo, il carattere di preservazione, come appare dalle parole stesse della definizione, dai vari documenti Pontifici, dai documenti liturgici e dalla teologia tradizionale dell'Immacolata Concezione. In altre parole: la definizione non solo ci dice che Maria SS. fu immune dal peccato originale, ma ci dice anche per quale via Ella lo fu: per la via cioè della preservazione. Maria SS. quindi fu anche Lei redenta, o meglio, preredenta da Cristo Salvatore; fu anzi la prima fra i redenti. Fu redenta però in modo più nobile (sublimiori modo), ossia, con redenzione preservativa (mentre tutti gli altri sono stati redenti con redenzione liberativa) (8). L'Enciclica «Fulgens corona» sottolinea la redenzione di Maria asserendo che Essa «è stata del tutto preservata dalla colpa originale, e perciò è stata redenta in modo più nobile»: «perfectissimo quodam modo... redemisse» (AAS 45 [19531 p. 581). La «preservazione», perciò, è un modo di redenzione: quello più sublime.
In forza di questa preservazione, Maria SS. apparve come la forma perfetta della natura umana. «La natura umana - si chiedeva il S. P. Paolo VI nel discorso tenuto l'8 dicembre 1963 nella basilica di S. Maria Maggiore - si è mai espressa in una forma così completamente perfetta? Da Adamo in poi l'umanità non ha avuto più questa fortuna, salvo che in N.S.G. Cristo e nella Madre sua Santissima. È questa nostra sorella, questa eletta Figlia della stirpe di David, a rivelare il disegno originario di Dio sul genere umano, quando ci creò a sua immagine e somiglianza. Il ritratto, dunque, di Dio».

3) L'autore

L'autore (causa efficiente) del singolare privilegio è Dio Padre; però «in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano». Come il sole è la fonte di tutta la luce e di tutti i colori, così Dio è la fonte di tutti i privilegi di Maria.
Ha espresso in modo incomparabile una tale verità il Bossuet: «Maria ha questo in comune con gli altri uomini, che Essa pure fu redenta col sangue del suo Figlio; ma Essa ha questo di particolare, che quel sangue fu preso dal casto corpo di Lei: Profundendum sanguinem pro mundí vita de corpore tuo accepit, ac de te sumpsit quod etiam pro te solvat (Eucherio di Lione). Ella ha questo di comune con gli altri fedeli, che Gesù le fece dono del suo sangue; ma Ella ha questo di particolare, che Gesù l'ha prima ricevuto da Lei. Ella ha di comune con tutti, che questo sangue ricade su di lei per santificarla; ma Ella ha poi questo di particolare, che ne è la sorgente. Per questo possiamo dire che la concezione di Maria è come l'origine prima del sangue di Gesù. È di là che questo fiume meraviglioso comincia a diffondersi, questo fiume di grazie che scorre nelle nostre vene per mezzo dei sacramenti, e che porta lo spirito della vita in tutto il corpo della Chiesa. E come avviene delle fonti che si ricordano continuamente della loro sorgente, e vi fanno ritorno elevandosi in vapori e giungendo ad esse per le vie dell'aria, così noi non abbiamo titubanza ad assicurare, che il sangue di nostro Signore rimonterà con la sua efficacia fino alla concezione della madre sua, per così onorare il luogo donde è sgorgato.
«Non vogliate più dunque, cristiani, cercare il nome di Maria nel decreto di morte, pronunciato contro tutti gli uomini». «Voi non lo troverete più scritto; fu radiato. Come mai? Per mezzo di questo sangue divino che, essendo stato attinto nel suo seno castissimo, si gloria di dispiegare in favore di lei tutta l'efficacia che in sé contiene contro questa funesta legge di morte, che uccide fin dall'origine». (Serm. II sulla Concezione).
La preservazione perciò di Maria SS. dal peccato originale non solo non compromette l'universalità della Redenzione di Cristo, ma ne costituisce il più nobile trofeo.

4) Lo scopo

Lo scopo (causa finale) per cui Dio concesse a Maria SS. un così singolare privilegio, fu questo: perché Maria fosse una degna Madre di Dio, una «degna abitazione del Figlio di Dio», come si dice nella Orazione liturgica della festa dell'Immacolata Concezione (Orazione che risale al sec. XIV) e una degna Socia del Redentore nell'opera singolarmente meravigliosa della Redenzione del genere umano. E su queste due basi che poggiano - come vedremo - le varie ragioni teologiche che sono state addotte in favore di questo singolare privilegio.
Secondo il Mitterer, l'immacolato concepimento della Madre sarebbe stato richiesto dall'immacolato concepimento del Figlio. Gli Scolastici, infatti, ritenevano che la trasmissione del peccato originale avviene per opera del padre, non già per opera della madre, per cui una concezione verginale (senza opera del padre secondo la carne) sarebbe ipso facto immacolata. Secondo la moderna biologia, invece, la madre, come il padre, concorre alla generazione del figlio fornendo anch'essa una cellula vitale. Ne segue perciò che anche in un concepimento verginale, si avrebbe la trasmissione della natura umana col peccato originale che l'affetta. Conseguentemente, la ragione formale per cui Gesù è stato concepito da Maria immacolata, senza il peccato originale, non è già il concepimento verginale (senza opera di un padre secondo la carne), ma è l'immunità della Madre dal peccato originale (cfr. MITTERER A., Dogmen und Biologie der heiligen Familien nach dem Weltbild des hl. Thomas von Aquin und dem der Gegenwart, Wien 1952, p. 31-52).

Preghiera a Maria Santissima che scioglie i nodi

8 dicembre 
Festa della Madonna che scioglie i Nodi
Una Preghiera


Vergine Maria, Madre che non hai mai abbandonato un figliolo che grida aiuto,
Madre le cui mani lavorano senza sosta per i tuoi figli tanto amati,
perché sono spinte dall'amore divino e dall'infinita misericordia che esce dal tuo cuore,
volgi verso di me il tuo sguardo pieno di compassione,
guarda il cumulo di 'nodi' che soffocano la mia vita.
Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore.
Sai quanto mi paralizzano questi nodi e li ripongo tutti nelle tue mani.
Nessuno, neanche il demonio, può sottrarmi dal tuo aiuto misericordioso.
Nelle tue mani non c'è un nodo che non sia sciolto.
Vergine madre, con la grazia e il tuo potere d'intercessione presso tuo Figlio Gesù,
mio Salvatore, ricevi oggi questo 'nodo' (nominarlo se possibile).
Per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierlo e di scioglierlo per sempre.
Spero in te.
Sei l'unica consolatrice che il Padre mi ha dato.
Sei la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie,
la liberazione da tutto ciò che m'impedisce di essere con Cristo.
Accogli la mia richiesta.
Preservami, guidami, proteggimi.
Sii il mio rifugio.

Maria, che sciogli i nodi, prega per me.











Ne avevamo già parlato. 

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sabato 28 novembre 2015

Apparizione dell'Immacolata a Santa Caterina Labouré

  
Apparizione dell'Immacolata
della Medaglia Miracolosa a S. Caterina Labouré


Caterina Labouré, una brava ragazza di campagna della Borgogna, nasce il 2 maggio 1806 in una famiglia numerosa di ben 17 figli, 7 dei quali morti in tenerissima età. Rimasta orfana della mamma a soli nove anni, deve ben presto assumere il peso della conduzione della casa, con nel cuore il vivo desiderio di seguire la vocazione religiosa che sente già il giorno della Prima Comunione.
All’età di 18 anni, Caterina ha un sogno che la orienta nella scelta della sua vita. Le pare, nel sogno, di trovarsi nella chiesa del villaggio, nella cappella dedicata alle anime del Purgatorio, quando entra un sacerdote anziano e venerando che indossa i paramenti sacri per la celebrazione della Messa. Caterina vi assiste, profondamente impressionata da quel sacerdote che non conosce. Al termine il celebrante le fa cenno di avvicinarsi, ma Caterina impaurita se ne allontana, indietreggiando con lo sguardo fisso sul sacerdote. Uscita di chiesa, entra in una casa del villaggio per far visita ad un ammalato, ma si trova davanti quel sacerdote che le dice:

«Figlia mia, è cosa lodevole assistere gli ammalati; tu ora mi sfuggi, ma un giorno sarai felice di venirmi dietro. Dio ha dei disegni su di te: non dimenticarlo!»
Caterina non ha idea chi possa essere quel sacerdote, ma qualche anno dopo, nel parlatorio delle Figlie della Carità di Châtillon-sur-Seine, posa gli occhi su un quadro di San Vincenzo de’ Paoli, e non può trattenere un grido di gioia:
«Quello è il sacerdote che ho visto in sogno!».
Con il cuore pieno di riconoscenza ringrazia Dio per averla chiamata a seguire il Padre dei poveri. Deve però superare non poche difficoltà prima di realizzare la sua vocazione, ma finalmente a 23 anni, il 21 aprile del 1830, giunge a Parigi in Rue du Bac per dare inizio al suo noviziato.
Proprio in quei giorni, l’urna d’argento con le reliquie di San Vincenzo de’ Paoli, rimasta nascosta dal 1792, durante i giorni tristi della rivoluzione, viene traslata nella nuova Chiesa di San Lazzaro, Casa Madre dei Missionari. Nella solenne processione, con le Autorità religiose e civili, sfilano accanto ai Missionari ben 1.000 Figlie della Carità, e 112 Novizie, tra le quali Caterina Labouré.

Durante l’ottavario dei festeggiamenti, dopo le funzioni, Caterina in preghiera davanti alle Reliquie di San Vincenzo ha una visione. Per tre giorni di seguito, vede il cuore di San Vincenzo prima «con colore bianco carnicino, simbolo di pace, di tranquillità, di innocenza e di unione. Poi lo vidi di colore rosso fuoco, come se dovesse accendere la carità nei cuori... Poi lo vidi rosso cupo, cosa che infuse una grande tristezza nel mio cuore». Una voce interiore le dice:
 «Il cuore di San Vincenzo è profondamente addolorato per le grandi sventure che stanno per piombare sulla Francia!». 
Verso la fine dell’ottava però Caterina vede nuovamente il cuore di San Vincenzo di colore rosso vivo, e la voce interiore le dice: 
«Il cuore di San Vincenzo si è alquanto consolato, perché ha ottenuto da Dio, per intercessione della Vergine Santa, che le sue due Famiglie non periscano in mezzo a queste turbolenze; anzi Egli se ne servirà per ravvivare la fede!».
Questi ed altri favori celesti e visioni non distolgono Caterina dai suoi doveri ordinari di Novizia, impegnata nel crescere in umiltà, in carità e nello spirito di sacrificio per poter servire meglio i poveri.
Il 18 luglio, vigilia della festa di San Vincenzo de’ Paoli, la direttrice suor Marta tiene una conferenza alle novizie sulla devozione alla Vergine Immacolata. Suor Caterina segue con interesse e prova un grande desiderio di vedere la Madonna. 
«Alle 11,30 della notte – ci racconta ella stessa – mi sono sentita chiamare con il mio nome... Scosto la tendina e vedo un fanciullo vestito di bianco, di quattro o cinque anni di età, (l’Angelo custode) che mi dice: “alzati in fretta e vieni in cappella che la Madonna ti aspetta!... Mi affrettai a vestirmi e mi incamminai a fianco del fanciullo... Ovunque passava, una luce si diffondeva dalla sua persona... Ancora più sorpresa fui quando la porta della cappella si aprì appena il fanciullo l’ebbe toccata con la punta di un ditino...
La mia meraviglia fu al colmo quando entrai e vidi tutte le candele accese, come alla Messa di mezzanotte. Ma la Madonna non c’era”». Dopo una breve attesa, la Madonna appare presso il quadro di San Giuseppe, e viene a sedersi su di un seggiolone, sui gradini dell’altare dal lato del Vangelo. Caterina con un salto si inginocchia sui gradini dell’altare presso di Lei, ed appoggia le mani sulle ginocchia della SS. Vergine.
Figlia mia – le dice la Madonna – il buon Dio vuole affidarti una missione per cui dovrai soffrire molto... Sarai contraddetta, ma non temere: avrai la grazia necessaria... Tu riferisci ciò che vedrai con confidenza e semplicità... I tempi sono tristi; sciagure stanno per piombare sulla Francia e il mondo intero sarà sconvolto da turbolenze. Venite ai piedi di questo altare: qui le grazie saranno sparse sulle persone che le chiederanno con fiducia...».
Alle due del mattino – tanto è durata la visione – Caterina ritorna nel suo letto, ma non riesce più a prendere sonno. Nessuno si è accorto di nulla. Ella ne parla al confessore che, prudentemente incredulo, attende lo sviluppo della vicenda. Caterina non perde la sua tranquillità e continua con serenità gli impegni di ogni giorno.
Quattro mesi dopo, il 27 novembre 1830, la Madonna ritorna. Caterina è nella cappella grande poco dopo le 17,30 per la meditazione pomeridiana, con le novizie. Senza che nessuno se ne accorga, sente il solito fruscio di vesti, alza gli occhi e vede sull'altare la SS. Vergine. Ha una veste di color bianco aurora, un manto azzurro, un velo bianco sul capo; è ritta su di una mezza sfera, avvolta dalle spire di un serpente verdastro; all'altezza del cuore tiene tra le mani un globo dorato che offre a Dio con atteggiamento materno.
«Gli occhi – precisa Caterina – erano rivolti verso il cielo e la sua figura era così bella che non potrei descriverla. Poi d’un tratto, le sue dita si riempirono di anelli, con pietre preziose, che emettevano raggi, uno più bello dell’altro... Questi raggi luccicavano da ogni parte e riempivano di splendore la parte inferiore, di modo che io non vedevo più i suoi piedi... Mentre io la contemplavo, la SS. Vergine abbassò i suoi occhi e mi guardò. Una voce allora mi disse: – Questo globo rappresenta il mondo intero e ogni anima in particolare... I raggi sono il simbolo delle grazie che io concedo a quanti me le domandano... –
Poi si formò attorno alla figura di Maria un quadro ovale nel quale si stagliarono queste parole con lettere d’oro: 
“O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te!”. Subito si fece sentire una voce che mi disse: – fai coniare una medaglia su questo modello; le persone che la porteranno al collo, riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno più abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia –».

Quindi il quadro si volta e Caterina vede, nella parte posteriore, la lettera M sormontata da una piccola croce, e sotto i Sacri Cuori di Gesù e Maria. Caterina non parla delle dodici stelle che attorniano gli altri simboli: esse fanno riferimento al libro dell’Apocalisse. Caterina però approva la Medaglia coniata così e diffusa in modo meraviglioso. Nel 1832 sono pronti i primi 1.500 esemplari, negli anni 1834-’35 se ne diffondono 2.400.000, e nei primi dieci anni 1832-’42 ben 100 milioni. Ben presto la Medaglia varca i confini della Francia e si diffonde in tutto il mondo con il nome di Medaglia Miracolosa.

Il 20 gennaio del 1842, l’Immacolata della Medaglia Miracolosa appare nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte in Roma ad Alfonso Ratisbonne, giovane banchiere ebreo e lo converte. Egli ha accettato da un amico francese, quasi per scherzo, una Medaglia Miracolosa; la Madonna gli appare proprio come raffigurata su quella medaglia: «Non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto! ».2

L’11 febbraio del 1858, la Madonna appare a Bernardetta Soubirous nella grotta di Massabielle a Lourdes, presentandosi con le parole «Io sono l’Immacolata Concezione!». Caterina Labouré, apprendendo con gioia la notizia, si limita a commentare «È la stessa nostra Immacolata!».

Nel disegno di Dio, le apparizioni della Medaglia Miracolosa hanno lo scopo di preparare i fedeli alla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, e quelle di Lourdes confermano quanto definito dal Papa, il Beato Pio IX l’8 dicembre 1854.

Don Mario Morra

(Notizie tratte da Luigi Chierotti, S.ta Caterina Labouré e la Medaglia Miracolosa, Cooperazione Vincenziana, Genova 1994. René Laurentin, Vita di Caterina Labouré, CLV Edizioni Vincenziane, Roma 1982)

venerdì 27 novembre 2015

Madonna della Medaglia Miracolosa


O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.
Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unisono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui. Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti.

Tu che hai promesso, proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi.
Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Cosi sia. Salve Regina






Un pò di storia
Madonna della Medaglia Miracolosa 
27 novembre - Festa

Le apparizioni di Maria del 1830 a Parigi, 
Rue du Bac, 140
collegati al sito ufficiale
 Da Giugno a Dicembre del 1830 Suor Caterina, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l’immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Maria Vergine. Durante i mesi precedenti, Caterina ha beneficiato di altre apparizioni.
San Vincenzo de Paoli le ha manifestato il suo cuore.
In preghiera nella cappella, Caterina vide, per tre giorni di seguito, il cuore di San Vincenzo di tre colori diversi. Le appare dapprima bianco, colore della pace ; poi rosso, colore del fuoco ; infine nero, simbolo delle disgrazie che sarebbero cadute sulla Francia e su Parigi in particolare.

domenica 1 novembre 2015

Madonnina del Ferruzzi


Il volto di una giovane donna che guarda verso l’alto, il corpo avvolto da una mantella blu con in grembo il Bambino che dorme. Una tela eseguita dal pittore dalmata Roberto Ferruzzi che la eseguì a Luvigliano, sui Colli Euganei, e grazie alla quale vinse la seconda Biennale di Venezia nel 1897; il dipinto raffigurava i lineamenti dolcissimi di un’adolescente, Angelina Cian, la quale teneva in braccio suo fratello di pochi mesi.
Subito divenuto famoso, il dipinto venne venduto, sparendo misteriosamente nel corso della seconda guerra mondiale, forse andando perso o distrutto nel corso del conflitto.


Roberto Ferruzzi nacque a Sebenico, in Dalmazia, nel 1853 da genitori italiani. Condotto a 4 anni a Venezia, allora capitale della Cultura, per intraprendervi gli studi, alla morte improvvisa del padre, un noto avvocato, ritornò di nuovo in Dalmazia. Qui visse fino all'età di 14 anni, dedicandosi agli studi classici e apprendendo i primi rudimenti della pittura (autodidatta). Destinato, secondo la tradizione di famiglia, alla professione forense, ritornò di nuovo a Venezia per completare gli studi e frequentare la Facoltà di Giurisprudenza a Padova. Nel 1879, dopo un ulteriore soggiorno in Dalmazia, maturò definitivamente la vocazione per l'arte e si stabilì a Luvigliano. La sua casa divenne meta di famosi artisti dell'epoca, come il musicista e amico Cesare Pollini. Alternando musica e pittura diede alla luce le sue opere migliori tra cui “Madonnina". Dopo la prematura scomparsa della amatissima moglie Ester Sorgato, condusse una vita piuttosto riservata. Morì il 16 febbraio 1934 ed è sepolto con la moglie e la figlia Mariska nel piccolo cimitero di Luvigliano.


“Madonnina” è il dipinto di fama mondiale a cui è legato il nome di Roberto Ferruzzi. 

Con esso l'autore vinse nel 1897 la seconda Biennale di Venezia, alla quale aveva partecipato con l'intento di rappresentare la Maternità. Grazie alla straordinaria dolcezza espressiva, il dipinto ebbe un enorme successo popolare tanto che il nome originale di “Maternità”, viene cambiato, a furor di popolo, in “Madonnina”. Fu subito acquistato per trentamila lire, una cifra astronomica per quei tempi. Più volte rivenduto, viene acquistato dai Fratelli Alinari, proprietari della nota casa Fotografica. Prima di rivenderlo, si riservano il diritto di riproduzione di ogni tipo. La fama dell'opera supera quella dell'autore. L'immagine della giovinetta undicenne col fratellino diventa il volto della Madonna con Bambino, riprodotta e diffusa in tutto il mondo, sotto diversi nomi: 
  • “Madonnina”
  • Madonna del Riposo
  • Madonna delle Vie, 
  • Madonna della Tenerezza
  • Madonnella
  • Zingarella. 
Dell'originale si perdono le tracce: quasi un giallo la sua fine. Acquistato da una americano, sembra sia perito con l'affondamento della nave che lo trasportava in America. Alcuni sostengono a causa di una tempesta, altri per siluramento dei tedeschi.

sabato 24 ottobre 2015

Beata Vergine di Lujan

A 60 km da Buenos Aires (Argentina) si trova la cittadina di Lujan che deve la sua fama alla miracolosa immagine della SS. Vergine, venerata nel più grande santuario mariano dell'Argentina. 

Verso il 1630 un portoghese pensò di edificare nella sua proprietà una cappella alla Madonna. Scrisse ad un suo amico residente in Brasile, di procurargli un'immagine della Vergine e di mandargliela col primo piroscafo transitante sul fiume La Plata. Ricevuto il pacco con l'effigie, si accinse a portarla nella sua proprietà, sita nel Tucuman dove egli sarebbe rimasto.

Durante il tragitto, lungo il fiume Lujan, accadde che il carro trainato dai due buoi e che doveva raggiungere la città, si fermò e rimase immobile, nonostante tutti gli sforzi per farlo andare avanti. Tutti capirono che la Vergine voleva essere onorata in quel luogo. Ebbe così inizio la devozione dei fedeli, prima in una cappella, poi in una chiesa, per giungere fino all'attuale grandiosa basilica.

La statua in terracotta è piccola ed è circondata da un nimbo ovale attraversato da raggi. Un manto azzurro copre tutta l'effigie. La miracolosa immagine è custodita in una teca d'argento in un tronetto, dietro l'altare maggiore. 


Reca gli stemmi delle tre nazioni protette: Argentina, Paraguay e Uruguay. I pellegrini giungono da tutto il continente sudamericano e superano ogni anno i quattro milioni. La grande basilica che domina la cittadina è in stile gotico con annesso un ricco museo di storia e di arte religiosa.



Preghiera alla Madonna di Lujan

Riportiamo una stupenda preghiera dedicata alla Vergine di Luján", composta dal Cardinale argentino Eduardo Pironio, il 14 settembre 1997:

"Vergine di Luján, Madre dei poveri e degli umili,
di quelli che soffrono e sperano:
Tu che hai scelto questo luogo,
nella immensità silenziosa della Pampa argentina,
per ascoltare le nostre suppliche,
rasserena i nostri cuori e parlaci del tuo Figlio:
"il Salvatore di ieri, di oggi e di sempre".
Questo luogo semplice è il cuore spirituale
del nostro popolo.