lunedì 28 marzo 2016

Sant'Anastasia (NA) - Madonna dell'Arco


Il miracolo delle stelle attorno alla Vergine S.S. Dell'Arco

A molti miracoli e molte grazie è legata la devozione alla Vergine Maria dell'Arco; ne fan­no fede le migliaia di ex voto. Tante le testimonianze riportate dal Domenici nel suo scritto; se ne contano circa duecento con riferimenti a persone ben precise, a testimonianze e per al­cune anche a veri e propri processi canonici. Oltre a queste innumerevoli grazie ricevute per intercessione della Beata Vergine Maria, la storia della devozione a questa sacra immagine è costellata da fenomeni straordinari certificati da testimoni autorevoli, anche da verbali notarili. Uno di questi episodi è il miracolo della pietra spezzata. Quando fu costruito il tempietto attuale, si volle rivestire di marmi il muro dov'è dipinta l'immagine della Madonna. Con brutta sorpresa si trovò una grossa pietra vesu­viana, incastrata nel muro, che con una delle sue punte arrivava sotto la figura della Madonna. Non si riusciva a toglierla con nessun mezzo, an­zi c'era pericolo che da un momento all'altro tut­to l'intonaco dov'era dipinta l'immagine andas­se in briciole.


L'architetto Bartolomeo Picchiat­ti, vistosi perduto, prese in mano la pietra e pregò con fede la Madonna di dargliela. Essa si spezzò: metà restò nel muro e metà cadde a ter­ra. Questa, a ricordo, fu esposta in chiesa, ma per salvarla dai fedeli che ne prendevano delle schegge per devozione, fu collocata in alto in uno dei pilastri del santuario, dove ancora si può vedere. Era la notte del 15 febbraio 1621. Nel pomeriggio del 7 marzo del 1638 alcune pie donne che pregavano, nell'alzare gli occhi verso la miracolosa immagine notarono qualche cosa d'insolito. Fissando più attentamente lo sguardo videro che la guancia colpita dalla palla del sacrilego giocatore sanguinava di nuovo. 

Prima timidamente, poi a gran voce gridarono al miracolo, facendo accorrere i vicini e i frati, che, atterriti, dovettero constatare la verità di quanto le buone donne asserivano. Il prodigio non cessò quella sera, ma fu visi­bile a tutti per diversi giorni, dando modo così alla notizia di diffondersi anche lontano. E da tutte le parti fu un accorrere concitato di fede­li, curiosi, ammirati e atterriti insieme. La folla aumentò di giorno in giorno, fu tanta che le au­torità stesse religiose e civili non poterono tra­scurare la cosa. Accorse infatti da Napoli il viceré Ramiro Felipe Munez de Guzman, duca di Me­dma las Torres; e nello stesso giorno il vescovo di Nola monsignor Giambattista Lancellotti mandò il suo vicario generale don Domenico Ignoli, perché constatasse l'accaduto. Il tutto fu testificato con un atto ufficiale da un pubblico notaio e alla presenza del viceré, di tutti i padri del convento, di molti padri minori conventua­li e di tutti i sacerdoti della Collegiata di Somma. 

Tra i vari prodigi certamente quello più evan­gelico, vissuto in modo giornaliero, è stato (ed è ancora oggi) l'assistenza spirituale e materiale ai pellegrini. In certe occasioni però quello che era un'evangelica quotidianità diventava testi­monianza di grande carità cristiana. Ci si rife­risce qui a catastrofici eventi che la popolazio­ne campana ha vissuto nei quattro secoli dell'e­sistenza di questo santuario mariano. Quando vi fu l'eruzione del Vesuvio tra la fine del 1631 e l'inizio dell'anno seguente furono ospi­tate e curate migliaia di persone finché non ter­minò il pericolo. Anche in questa circostanza si racconta di un prodigio accaduto: per tutto il tempo dell'eruzione il volto della Madonna scom­parve e si rese visibile solo alla fine dell'eruzione. A ricordo di tale evento fu posta, dietro l'edico­la della sacra immagine, una lapide di raro mar­mo nero con una scritta incisa in lettere d'oro. Anche durante la peste del 1656, che colpì la Campania, mietendo centinaia di migliaia di vittime, il santuario fu luogo di ricovero e di cura. In questa occasione è nata la devozione di ungersi in casi di malattia con l'olio della lam­pada votiva che arde, giorno e notte, presso l'immagine della Beata Vergine. Molte testimo­nianze attendibili ci sono giunte a proposito della guarigione dalla peste ottenuta invocando con fede la Madonna. Così in altre simili occasioni il santuario è di­ventato luogo di riparo e di carità evangelica nel­l'assistenza dei rifugiati. Un altro prodigio, che va narrato per la sua ec­cezionalità e le sicure testimonianze riportateci, accadde al tramonto del 25 marzo 1675. Un re­ligioso del convento piamente pregava dinanzi all'altare di Maria, quando, alzando gli occhi verso l'immagine, vide sotto la lividura della guancia risplendere una luce color d'oro e tutto intorno sfavillare numerose e piccole stelle. Ri­tenendo che fosse un'allucinazione chiamò il sacrestano, e senza prevenirlo, l'invitò a guardare l'immagine. 

Questi, colmo di meraviglia, confermò la visione della luce e delle stelle e corse a chiamare il priore, in quel tempo padre Ros­sella. Accompagnato da altri due frati all'altare della Vergine, il superiore constatò il miracolo. Il mattino dopo all'alba, il vescovo di Nola, monsignor Filippo Cesarino, avvisato dal prio­re del convento, si recò a visitare la sacra im­magine. Osservò lungamente le stelle e, com­mosso, volle che immediatamente anche il suo vicario osservasse e attestasse quel prodigio. Ordinò ai padri di divulgare la notizia e di non porre ostacoli alla gioia e al fervore dei fedeli e, appena ritornato a Nola, comandò che per tut­ta la diocesi s'istituissero pubbliche processioni di ringraziamento. Il viceré del tempo, Antonio Alvarez Marche­se D'Astorga, accorse anche lui al santuario, e confermando l'ordine del vescovo di Nola, co­mandò che per mano di un pubblico notaio ve­nisse redatto un documento riguardante l'acca­duto, da inviare poi al re di Spagna, assieme a una riproduzione dipinta del miracolo stesso. Dopo il viceré vennero e constatarono il prodi­gio il cardinale Orsini (più tardi papa Benedet­to XIII), l'inquisitore di Napoli e i consultori del Sant'Uffizio vaticano. Il 26 aprile, quindi circa un mese dopo (il che significa che tale prodigio durò molto tem­po), il notaio Carlo Scalpato da Nola redasse l'at­to ufficiale in presenza e con la testimonianza di moltissime persone autorevoli, religiose e civili, tra le quali troviamo il nunzio della Santa Sede presso il Regno di Napoli, monsignor Marco Vicentino, vescovo di Foligno; il vescovo di Nola Filippo Cesarino; il vicario generale della dio­cesi, Giovanbattista Fallecchia; il duca Fabri­zio Capece Piscicelli del Sedil Capuano e suo fratello Girolamo; don Nicola Capecelatro; il resi­dente del duca di Toscana presso la corte di Na­poli, don Santolo di Maria, e il giudice del luo­go dottor Onofrio Portelli (Notizie tratte dal sito http://www.madonnadellarco.it) (per il Sito Ufficiale del Santuario clicca sull'immagine sotto).



domenica 27 marzo 2016

La Vergine del Cammino


Il Cammino neocatecumenale è un movimento che, all'interno della Chiesa cattolica, ha l'obiettivo di formare i suoi membri al cattolicesimo e prefiggendosi per essi la riscoperta del battesimo attraverso un percorso spirituale. È nato in Spagna nei primi anni sessanta per iniziativa del pittore Kiko Argüello, di Carmen Hernández che tuttora sono i responsabili del movimento, facenti parte dell'équipe a capo del movimento, che dal 1971 include il presbitero Mario Pezzi.

La Vergine del cammino, che Kiko dipinse nel 1973, è ispirata ad un'icona che si trova nel monastero di Kikko (Cipro). Argüello realizzò la sua icona a Parigi a partire da una riproduzione in bianco e nero dell'icona di Kikko, che vide in un libro di icone russe del quale ignorava completamente l'origine. La tradizione dice che questa Vergine, chiamata anche Kikotissa, fu dipinta dall'Apostolo Luca.
Vergine Eleousa di Kikko

La storia dice che fu grazie ad un monaco chiamato Isaia che viveva nelle belle montagne di Troodos nell'isola di Cipro. L'imperatore bizantino Alejo I Comneno (1081-1118) aveva una figlia che soffriva di una malattia rara e incurabile. Isaia parlò con l'imperatore e gli disse che la figlia sarebbe guarita se lui avesse costruito (su quelle montagne di Troodos) un monastero e poi donasse l'icona della Vergine Maria che lui possedeva nel suo palazzo. Così nel 1100, si inaugurò la costruzione del monastero di Kikko e lì vi pose l'icona della Vergine, mentre la figlia dell'imperatore guarì. Ci sono alcune icone che hanno lo stesso schema compositivo della Kikkotissa e si chiamano allo stesso modo. Una molto conosciuta è quella del geniale pittore russo Simon Ushakov. E' una foto della sua "Vergine Eleousa di Kikko" (1668). 
Ciò che attira l'attenzione è che la Vergine ed il Bambino guardano nella stessa direzioneQui la Vergine tiene il bambino, già cresciuto, in braccio e gli sta consegnando il rotolo di pergamena del profeta Isaia che dice 

"Lo spirito del Signore è sopra di me,
perché il Signore mi ha unto.
Mi ha inviato per dare la Buona Notizia ai poveri (Is 61,1)"
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L'icona che dipinse Kiko non è così grande come si vede in alcune riproduzioni, ma piccola e si può contemplare in un cappella della cattedrale della Almudena (Madrid).

Sito Ufficiale
Cammino Neocatecumenale