domenica 29 gennaio 2017

Roccamonfina (CE) - Maria SS. Dei Lattani


La scultura, realizzata su un monolico lavico di colore grigio chiaro (la figura della Vergine è stata colorata nel secolo XVII),alta poco più di un metro, del peso di circa tre quintali. Scolpita probabilmente da uno scalpellino locale prima dell'anno mille, venne nascosta su questo monte al tempo della persecuzione iconoclasta, durata dal 713 all'843, per evitarne la distruzione. La statua presenta la Vergine in trono, con veste rossa e manto azzurro, che regge il Bambino, raffigurato originariamente nella sua nudità, che reca nella mano sinistra un globo sormontato dalla croce polare e nella destra una colomba. L'abito della Vergine, con cintola molto alta, sembrerebbe una gamurra, un tipo di veste femminile in uso nei secoli XIV e XV, che potrebbe fornire un indizio per la cronologia della scultura che, secondo la tradizione, fu ritrovata tra la fine del 1429 e gli inizi del 1430, periodo a cui si lega tradizionalmente anche la fondazione del Santuario. Sulla nicchia della Madonna, una lapide ricorda le grazie ottenute per intercessione di Maria e i suoi Titoli di Gloria.

IL PIO PELLEGRINO CHE BRAMI FIUMI DI LATTE
SGORGANTI DAL CIELO, ASCENDA QUESTA
PRODIGIOSA MONTAGNA DEI LATTANTI
POICHE' LA REGINA CHE GODE
AL DI SOPRA DEGLI ANGELI
QUI CHIEDE IL SUO CULTO,
QUI PORGE IL SUO TURGIDO SENO.
ELLA E' LA FIGLIA, SPOSA,
MADRE DI DIO E
FLORIDA VERGINE.
CHE COSA NON OTTERRA' CHI LA INVOCA DI CUORE?
ANNO DEL SIGNORE 1586




Santuario della Madonna dei Lattani



Il Santurio della Madonna dei Lattani si trova sul monte dei Lattani, 850 metri s.l.m., uno dei tanti crateri del vasto comprensorio vulcanico del Roccamonfina, ora spento, ma attivissimo nei tempi antichi.

L'attribuzione "dei Lattani" alla Madonna e al Santuario nel suo complesso non è univocamente motivata.
Vi è, infatti, chi sostiene che essa sia da riferire all'omonimo che ne indica la località di ubicazione e/o di riferimento della Sacra Icona, ma vi è anche chi fa riferimento ad una leggendaria capretta definita "lattifera" che fu la causa del suddetto rinvenimento "miracoloso". 
Altri ancora fanno riferimento a un luogo originariamente legato al culto delle fonti ed è proprio S. Maria delle Fonti che la chiama P. Francesco Gonzaga nel sec. XVI, nella sua opera De Origine Seraphicae Religionis Franciscanae de Observatia (Roma 1587- 527)

Il Papa Pio XII, con il suo Breve Pontificio Vitae Hujus Jactati del 12 maggio 1952, Le attribuisce, invece, il più ecumenico e maestoso titolo di Regina Mundi.

E' da evidenziare anche che l'esistenza, nel XV secolo, di un edificio di culto dedicato alla Beata Vergine è documentato, in modo inoppugnabile, dall'epigrafe murata sul lato destro della facciata della chiesa, ove in caratteri gotici è scritto:

"Hanc quicunque Dei Genetricis visitat aedem, sun festis eius Cristique, et disciplinorum, indulgentur ei centum peccata diebus. Quam fecit Thomas cognomine de Peregrinis anno 1430"

"Chiunque visita questo edificio della Genitrice di Dio, nelle feste dedicate a Lei. a Cristo, e ai discepoli, i peccati gli saranno indulgenziati di cento giorni. Lo costruì Tommaso soprannominato De Peregrinis. Anno 1430" (Tratto dal sito web http://www.santuariolattani.it/)

 

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mercoledì 18 gennaio 2017

Maria Santissima del Miracolo - 175° ann. Conversione Miracolosa




175° anniversario della miracolosa conversione dell’ateo di origini ebree Alfonso Ratisbonne.
L’uomo infatti si convertì al cattolicesimo a seguito dell’apparizione della Madonna delle Medaglia Miracolosa nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma nel 1842!
Fu lo stesso Alfonso che in seguito all'apparizione testimoniò:
“La Vergine non pronunciava alcuna parola, ma compresi perfettamente… provavo un cambiamento così totale che credevo di essere un altro, la gioia più ardente scoppiò nel profondo dell’anima; non potei parlare… non saprei render conto delle verità di cui avevo acquisito la fede e la conoscenza. 
Tutto quello che posso dire è che il velo cadde dai miei occhi; non un solo velo, ma tutta la moltitudine di veli che mi aveva circondato, scomparve… uscivo da un abisso di tenebre, vedevo nel fondo dell’abisso le estreme miserie da cui ero stato tratto a opera di una misericordia infinita… tanti uomini scendono tranquillamente in questo abisso con gli occhi chiusi dall'orgoglio e dall'indifferenza… mi si chiede come ho appreso queste verità, poiché è certo che non ho mai aperto un libro di religione, non ho mai letto una sola pagina della Bibbia: tutto quello che so è che, entrando in chiesa, ignoravo tutto, e uscendone, vedevo tutto chiaro… non avevo alcuna conoscenza letterale ma interpretavo il senso e lo spirito dei dogmi, tutto avveniva dentro di me, e queste impressioni, mille volte più rapide del pensiero, non avevano solamente commosso l’animo, ma l’avevano diretto verso una nuova vita… i pregiudizi contro il Cristianesimo non esistevano più, l’amore del mio Dio aveva preso il posto di qualsiasi altro amore.”

Quadro miracoloso della Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma

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Si concludono mercoledì 20 Gennaio 2017, a Taranto, nella chiesa di San Francesco di Paola, le celebrazioni in onore della Madonna del Miracolo, in ricordo dell’apparizione in Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, avvenuta il 20 gennaio 1842 all’ebreo Alfonso Ratisbonne, poi convertitosi.

Incessante, come ogni anno, è il pellegrinaggio nella bella cappella laterale dedicata alla Vergine e davanti al reliquiario, esposto per l’occasione, che conserva un lembo della tovaglia dell’altare su cui apparve la Beata Vergine.

Nella giornata di mercoledì 20, ricorrenza dell’apparizione mariana, il programma prevede: a mezzogiorno, commemorazione dell’avvenimento e supplica; alle ore 18 catechesi sulla vita consacrata a servizio della Chiesa di Taranto a cura di padre Nicola Preziuso, parroco Gesù Divin Lavoratore; alle ore 18,30 solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo emerito mons. Benigno Luigi Papa; i canti saranno animati dal coro “Monte Carmelo” diretto da Anna D’Andria.
Così padre Angelo Mianulli, dei padri Minimi, promotore di questo culto mariano a Taranto, che racconta l’apparizione mariana ad Alfonso Ratisbonne, nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte in Roma, il 20 gennaio 1842: 
“Non c’era proprio da sperare che in quel giovane, titolare di una famosa banca d’Alsazia, scettico e razionalista, privo di qualsiasi convinzione religiosa, sempre ostile e beffardo verso tutto ciò che avesse un riferimento al cattolicesimo, potesse sorgere una vocazione missionaria con una vita eroicamente consacrata alla cura di bambini ebrei, cristiani e musulmani abbandonati. 
Chiesa di S. Francesco da Paola - Taranto
 

Alfonso Ratisbonne nacque a Strasburgo il 1° maggio del 1814. Fu un miracolo di conversione fulminea e duratura, la sua, ottenuto dalla materna intercessione della SS. Vergine Immacolata. Morì nella terra dei suoi antenati il 6 maggio del 1884 in concetto di santità. Oltre 200 sacerdoti partecipò al suo funerale con un corteo d’immensa folla di ogni religione ad accompagnare la sua salma”.
“E come non ricordare – conclude padre Angelo – le incredibili peripezie che accompagnarono, nel 1986, il viaggio del quadro della Madonna del Miracolo, che veneriamo in San Francesco di Paola, da Roma a Taranto, tante volte salvato dalla distruzione. ‘Qualcuno’ temeva le innumerevoli grazie. La più famosa accadde nel dopoguerra a un bambino di 10 anni, ricoverato al vecchio ospedale ‘SS. Annunziata’ per meningo-tifo con complicanze polmonari. Gli fu subito messa al collo la medaglietta della Madonna miracolosa e, assieme agli altri ammalati si iniziò a pregare per lui. Ma per la mancanza di medicine idonee peggiorava sempre di più. La febbre era arrivata a 41°, con stato comatoso, e fu necessario l’uso di borse di ghiaccio. La madre cercava di scuoterlo, ma inutilmente. Finchè dopo qualche tempo il ragazzo si svegliò e le riferì che la ‘Bella Signora’ gli aveva detto di togliere il ghiaccio perché era guarito. Ma era anche necessario, aggiunse, che la madre cambiasse vita. E chiese da mangiare, fra la commozione e lo stupore generale. 
La guarigione inspiegabile in seguito fu accertata dai medici. (articolo tratto da http://www.corriereditaranto.it/).

sabato 14 gennaio 2017

Spezzano Albanese (CS) - Maria SS. delle Grazie


Santuario della Madonna delle Grazie

La leggenda racconta come il Santuario della Madonna delle Grazie di Spezzano vide le sue fondamenta sul luogo esatto in cui due ragazzi, abitanti dell’allora piccolo villaggio, ebbero una miracolosa visione della Madonna.

I due pastori, mentre erano intenti a condurre le greggi, vennero attratti nel bosco da un forte bagliore luminoso proveniente da un roveto. Avvicinatisi, videro che l’origine di tale luce era una Signora con un Bambino, intenta a riempire dei vasi con l’acqua di una vicina fonte. Colpiti dalla luce, i due vollero scoprire se la Madonna lì presente fosse di carne o altra materia, ed allora la punsero con un rovo. Il sangue sgorgato dalla ferita accecò uno dei due pastori, i quali, intimoriti chiesero grazia alla Madonna ed Ella, accordandola loro, li inviò a riferire dell’accaduto il sacerdote del paese, esprimendo la volontà che su quel luogo fosse edificata una cappella a lei dedicata. L’attuale chiesa-santuario presenta, nell’orientamento e nell’articolazione architettonica, i caratteri tipici dettati dalla teologia greco-ortodossa e sorge nei pressi del luogo dove dei monaci orientali dell’Ordine di San Basilio eressero il loro complesso monastico.

L’edificio, ora agostiniano, si trova alla fine di un bel viale di progettazione ottocentesca, delimitato da tre maestosi cancelli di ferro battuto, datati 1930. Il primo cancello è d'accesso al viale, mentre i due laterali si aprono su un uliveto e sulla Casa del Pellegrino, inaugurata nel 1965 e luogo di accoglienza e ristoro dei fedeli provenienti dai centri vicini. 



L’accesso alla chiesa è preceduto da degli scalini che immettono, col passaggio da tre porte archivoltate, ad un atrio d’ingresso e al corpo principale della chiesa. A tre navate e rivestita di preziosi marmi policromi, ha abbandonato con l’introduzione del rito latino (1668) gli apparati religiosi ortodossi, ed appare oggi nelle vesti degli inizi del Novecento, quando fu abbellita e ridecorata su volontà dell’arciprete Ferdinando Guaglianone. L’altare maggiore è ricoperto di marmo ed accoglie, alle spalle, la nicchia con la statua di una Madonna Regina con Bambino. Importanti sono anche la statua lignea fissa di una Madonna con Bambino, di autore ignoto seicentesco, e il pulpito in marmo, sporgente dalla prima colonna destra, costruito agli inizi del Novecento.



La facciata del santuario La facciata e il perimetro della chiesa-santuario di Santa Maria delle Grazie, modificata all’inizio del Novecento, accolgono l’iscrizione latina CRESCAT ET FULGEAT, GRATIA TUA, MARIA, CIVICA PAGI (cresca e risplenda, sotto la tua protezione, Maria, la popolazione del villaggio), dettata dall’arciprete Francesco Gullo. Lo stesso completò l’abbellimento novecentesco della chiesa, che vide il rifacimento della facciata in stile neoclassico con due ordini di paraste, di colore bianco, addossate alla muratura. L’ordine superiore include tre lunette con bassorilievi in cemento, commissionati al maestro Antonio Lupinaro e raffiguranti San Pietro, la Vergine e San Paolo. Sopra la porta centrale è, invece, inserita una piccola lapide, che Francesco Gullo fece apporre al termine dei lavori, nel 1935. Da essa risulta che la ristrutturazione fu resa possibile “con i frutti dell’orto della Madonna”. La facciata del santuario col suo caratteristico campanile a cuspide rivestito da mattonelle rosse, fu scelta quale soggetto rappresentativo di Spezzano Albanese nel 2002, e rappresentata in un francobollo e un annullo filatelico speciale.

Madonna Regina 

La Madonna Regina con Bambino, posta dietro l’altare principale, rappresenta il principale oggetto di devozione all'interno della chiesa. Composta di malta e cartapesta e rivestita in stucco, è dipinta con colori preziosi ed è chiamata dagli abitanti di Spezzano, Madonna di Carne (Shën Mëri Mishi). Tale denominazione popolare si ricollega alla leggenda dell’apparizione della Vergine ai due pastorelli spezzanesi.
Secondo la storia, infatti, uno dei due pastori, per controllare se la Madonna apparsa fosse di carne o soltanto un’illusione, la punse con una spina di rovo sul volto che iniziò a sanguinare.
Statua processionale della Madonna delle Grazie Sulla sinistra della navata centrale è posta la statua barocca della Madonna. Realizzata a Napoli nel 1789, è utilizzata durante le processioni della Festa tradizionale dedicata alla Santa Patrona di Spezzano.
Nei giorni di Pasqua, infatti, nel paese sono apprestati i festeggiamenti della Madonna delle Grazie, probabilmente a memoria di una vittoria ottenuta da Scandeberg sugli Ottomani, il 24 aprile 1467. Il Martedì dell’Angelo, dopo la Messa Grande, uno scoppio di botti indica lo scoccare del mezzogiorno e l’inizio della supplica alla Madonna.
Nel pomeriggio la Statua della Vergine è portata in processione. Dietro è la banda musicale e il corteo che intonano cori tradizionali. Il rientro in chiesa è accompagnato da altri tre botti e dalla celebrazione di una seconda messa all'aperto. Successivamente avviene la “giostra dell’incanto”, un’asta di beneficenza di animali e altri beni offerti dai fedeli. La festa si conclude a mezzanotte con uno spettacolo di fuochi d’artificio (articolo tratto dal sito www.mediocratitour.it)
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domenica 8 gennaio 2017

Montefortino (FM) - Madonna dell'Ambro



Incastonato in un’ampia gola nel cuore dei Monti Sibillini, tra pendici boscose e ripide pareti rocciose, interamente immerso nel silenzio e isolato tra i monti, sorge il suggestivo Santuario della Madonna dell’Ambro.


 Posto alle pendici del Monte Priora e del Monte Castel Manardo, è il santuario più antico delle Marche e, dopo Loreto, il più importante e visitato luogo mariano. Ogni anno è meta di migliaia di pellegrini e non solo che, sempre più numerosi, vi si recano per visitare questo luogo di culto e rendere omaggio alla Vergine Maria.

Il Santuario prende il nome dal vicino torrente Ambro, affluente del fiume Tenna, che proprio lì affianco scorre e che, nelle calde giornate estive, dona una piacevole sensazione di freschezza. E’ chiamato anche la “Piccola Lourdes dei Sibillini” per la grande somiglianza che ha con il grande santuario situato in Francia e le “coincidenze” che in qualche modo li lega. Lourdes si trova nei Pirenei e l’Ambro nei Sibilllini; accanto a Lourdes scorre il fiume Gave, qui invece il fiume Ambro; anche a Lourdes la Vergine è apparsa ad una bambina, Bernadette, mentre qui a Santina. Ed infine la roccia che gli fa da cornice e che sembra ricreare l’atmosfera della grotta dove apparve la Vergine Maria alla piccola Bernadette Soubirou.

Posta in una cavità di un albero di faggio si trovava un’immagine della Madonna e ogni giorno, una pastorella di nome Santina, sordomuta fin dalla nascita, che conduceva su queste terre il suo gregge al pascolo, era solita portarle dei fiori che raccoglieva lungo il cammino. In un giorno del mese di Maggio dell’anno Mille, la Vergine le apparve in questa sacra roccia contornata da una luce splendente ed in cambio delle preghiere e dei fiori silvestri di cui la bambina era solita omaggiarla, le diede il dono della parola. La storia della sua origine sopra descritta la si può leggere su di una lapide commemorativa voluta da Padre Federico da Mogliano e posta all’interno di una cappella che riporta così inciso:


“Nel Maggio del Mille la Vergine Santissima, cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all’umile pastorella Santina, muta dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio alle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all’immagine della Madonna posta in una cavità di un faggio…”

Sul luogo sacro dell’apparizione all'inizio dell’XI sec. venne edificata la piccola Chiesa di Santa Maria in Amaro o Santa Maria di Steterano, affidata ai benedettini della vicina Abbazia dei Santi Vincenzo ed Anastasio, abbellita e decorata da molti beni donati ai frati dai feudatari del luogo. Passò in seguito sotto la giurisdizione di Fermo ed il suo arcivescovo, Felice Peretti che in seguito diventerà Papa Sisto V, ordinò ai canonici della Cattedrale di Fermo di inviare qui stabilmente un cappellano. Agli inizi del 1600 la Chiesa di Santa Maria in Amaro risultava essere troppo piccola e oramai usurata del tempo e venne quindi disposto di costruirne una più grande. I lavori furono affidati all'architetto Ventura Venturi della Santa Casa di Loreto, il quale venne incaricato di progettare una chiesa, l’attuale Santuario così come appare oggi, che incorporasse al suo interno la chiesina originaria di Santa Maria in Amaro con 6 cappelle laterali poste lungo la navata.

La chiesa originaria di forma quadrangolare, oggi chiamata Cappella dell’Annunciazione, è situata nella zona absidale a cui si può accedere mediante due porte poste ai lati dell’altare maggiore. Molto suggestivo il ciclo pittorico di soggetto mariano dipinto sulla volta e sulle pareti da Martino Bonfini tra il 1610 ed il 1611 che raffigura i momenti salienti della vita della Vergine Maria con intorno Profeti e Sibille. La cappella dell’Annunciazione custodisce al suo interno tantissimi doni votivi lasciati dai fedeli ed un gruppo scultoreo in pietra policroma del 1562 raffigurante la Madonna seduta in trono con in braccio il Bambino Gesù che risiede sorridente sopra l’altare maggiore dietro ad un’ampia finestra. Nel 1640 terminarono i lavori della navata principale ed in seguito non furono necessari ulteriori interventi se non quelli effettuati tra il 1747 e il 1751 quando vennero eseguiti alcuni lavori di restauro ed effettuate nuove decorazioni.

Nel 1858, a seguito dello straripamento del fiume Ambro, la chiesa venne parzialmente danneggiata ed il romitorio (luogo dove vivono gli eremiti e nel quale si dedicano alla preghiera), contiguo alla chiesa invece subì danni irreparabili. Venne però ricostruito nel 1868 per interessamento di Don Domenico Duranti di Vetice. Il 22 Agosto del 1898, su progetto dell’Ingegner Francesco Saladini, iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova strada che facilitassero l’accesso alla chiesa e che furono terminati nel 1910.


Il Santuario dal 1890 è gestito dall’Ordine dei Frati Minori Cappuccini che tutt'oggi ne sono attenti e premurosi custodi. Padre Luigi di Monterado fu qui rettore per 22 anni dal 1922 fino al 1947 e ha contribuito molto attivamente per rendere decoroso ed arricchire il Santuario. Fece affrescare tra il 1927 ed il 1928 la volta e le pareti da Virginio Parodi, fece realizzare tra il 1935 ed il 1938 il campanile a pianta quadrangolare posto sul lato destro del Santuario e aggiungere nel 1936 il porticato alla semplice facciata a capanna. Oggi è sepolto sotto il pavimento ed un’epigrafe ne ricorda la sua passione di onorare la Madonna.

L’interno del Santuario, a unica navata e soffitto a botte, è adornato di numerosi dipinti raffiguranti le Sibille, a testimonianza della trazione così radicata che lega questi popoli al culto della Maga. Nel 1925, dopo secoli di affettuosa e devota attenzione dei fedeli, giunse il riconoscimento della Chiesa che incoronò la statua della Vergine al suo interno custodita e, il 20 Febbraio del 1927, per maggiori privilegi spirituali, il Santuario venne aggregato alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma. Nello stesso anno venne anche istituita la “Pia Unione di Maria Santissima dell'Ambro” approvata dall'arcivescovo Fermano Monsignor Carlo Castelli e dotata di proprie indulgenze.

Il Santuario della Madonna dell’Ambro, posto in uno scenario di rara bellezza, è luogo ideale per una gita fuori porta soprattutto durante la stagione estiva, quando la frescura che scaturisce dal fiume Ambro e l’ombra degli alberi circostanti donano un senso di pace e ristoro per il corpo e lo spirito. Sono ormai trascorsi Mille anni ma ancora oggi, la Madonna seguita a svolgere la sua missione di amore e tenerezza (Immagini tratte dal web. Articolo dal sito http://www.sibilliniweb.it/).

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domenica 1 gennaio 2017

Theotókos


Theotókos (in greco Θεοτόκος; in latino Deipara o Dei genetrix), adattato in italiano come Teotoco o, più raramente, Teotoca, è un titolo della Beata Vergine Maria, attribuito alla Madonna il 22 giugno 431, durante il Concilio di Efeso. Letteralmente significa colei che genera Dio e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio

In ordine alla ricorrenza della divina e immacolata maternità della vergine Maria si può consultare la voce Maria Santissima Madre di Dio.

Nel IV secolo il titolo «Madre di Dio» era ampiamente usato ad Alessandria d'Egitto (uno dei principali centri di elaborazione teologica del cristianesimo antico) ed era conosciuto in tutto l'Impero romano. Fu proclamato dogma dopo la controversia teologica causata dai nestoriani. Nestorio (381-451), Patriarca di Costantinopoli, aveva affermato infatti che Maria non aveva titolo per essere definita «madre di Dio», ma solo «madre di Gesù». La controversia tra Alessandria ed Antiochia fu risolta in un concilio ecumenico.


L'assise si tenne ad Efeso, in Asia Minore, nel 431. Il Concilio di Efeso ribadì il 22 giugno di quell'anno che Maria è Madre di Dio. Secondo il concilio, infatti, Gesù Cristo, pur essendo contemporaneamente Dio e uomo - come già aveva affermato in precedenza il concilio di Nicea - , è un'unica persona: le due nature, divina e umana, sono inseparabili, e perciò Maria può essere legittimamente chiamata "Madre di Dio".


 
La Natività della Madre di Dio (Novgorod, sec. XIV)
Madre di Dio della Tolga (Jarasclavi, sec. XIV)

LA « Madre di Dio [...] non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne. »
La Protezione della Madre di Dio (Pokrov, sec. XV)
Madre di Dio Strastnaja

La dottrina cristologica del patriarca Nestorio venne rifiutata dal concilio di Efeso perché separava troppo la natura umana di Cristo da quella divina, rischiando - in definitiva - di pensare a Gesù Cristo semplicemente come un uomo "ispirato", "inabitato" dal Verbo di Dio. Il titolo di Theotokos venne quindi confermato dal concilio in opposizione a Nestorio, che gli preferiva il titolo di Christotokos.

La Madre di Dio e S. Giovanni (Novgorod, sec. XV)

Uso del titolo
Nell'Ave Maria, la più tipica preghiera mariana del cristianesimo occidentale, Maria viene invocata col titolo Madre di Dio.

Festa liturgica
Nella tradizione liturgica della Chiesa cattolica il primo giorno dell'anno solare (1º gennaio) è tradizionalmente dedicato alla festa di Maria Santissima Madre di Dio, che coincide anche con l'ottavo giorno (la circoncisione) dalla nascita di Gesù. Secondo il rito ambrosiano, la festa viene celebrata nella sesta e ultima domenica di Avvento. La Divina Maternità di Maria, nella Messa tridentina, si ricorda invece il giorno 11 ottobre, a memoria del Concilio di Efeso (e nello stesso giorno Papa Giovanni XXIII, volle aprire il Concilio Vaticano II nel 1962).


Tutte le immaginette qui riprodotte e le altre contenute nel sito, fanno parte della Grande collezione "Giuseppe Gatto" ed appartengono al Museo virtuale della Filatelia, Numismatica, Cartofilia e Filiconia - Montegiordano (CS). La stragrande maggioranza di esse proviene da numerose donazioni di amici che qui ringrazio affettuosamente (Avv. Francesco Gatto).