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domenica 7 maggio 2023

Pula (CA) - Madonna SS. della Consolazione


Il Santuario Madonna della Consolazione 

Voluto da Fra Nazareno e aiutato in questo progetto da tanti fidati amici. Nel Santuario, dal 22 maggio 1994, riposano le sue spoglie mortali.

Fra Nazareno da Pula, Cagliari, 21 gennaio 1911 – Cagliari, 29 febbraio 1992

Nato a Pula, in provincia di Cagliari nel 1911, dopo varie esperienze in Africa, sia lavorative che di cattività, tornerà nella sua terra di Sardegna per entrare, sotto la guida spirituale di San Pio da Pietrelcina, tra i frati minori cappuccini. Svolgerà molti incarichi tra i frati: cuoco, questuante, portinaio, ma diventerà ricercatissimo quando comincerà a ricevere la gente che arrivava da tutta la Sardegna, svolgendo la funzione di consolatore, ammonitore, guaritore e donando al popolo sardo i benefici dei suoi singolari carismi.
 Scomparso nel 1992 in fama di santità è attualmente in corso il processo di beatificazioneDicono che Padre Pio rimproverasse i sardi che venivano da lui perché, diceva, “voi avete Fra Nazareno e potete rivolgervi a lui”. Era stato proprio il frate di San Giovanni Rotondo, infatti, a cambiar la vita di quel ragazzotto sardo, che risponde al nome di Giovanni Zucca. Nasce a Pula (in provincia di Cagliari) il 21 gennaio 1911, sesto dei nove figli di un allevatore di bestiame che non lo lascia andare oltre la scuola elementare, perché ha bisogno del suo aiuto per il lavoro in azienda. 

Sant'Ignazio da Laconi

Che, tuttavia, per Giovanni non deve proprio essere   il massimo, se a 25 anni decide di emigrare in Africa orientale, dove apre una trattoria che ha successo, soprattutto tra i soldati italiani là stanziati. Allo scoppio della guerra, Giovanni, la divisa militare se   la trova addosso suo malgrado, arruolato tra gli artiglieri, e si ritrova con il grado di sergente.
Gli inglesi lo fanno prigioniero nel 1941 e lo portano in Kenia, dove resta per cinque anni. Umiliazioni e fierezza, raccontano di lui in quegli anni: le prime, comuni a tutti i prigionieri; la seconda, invece, vissuta a differenza degli altri, perché dicono che lui non si abbassa alle adulazioni e ai compromessi cui invece tanti si piegano per ingraziarsi i vincitori. Rimpatriato a fine guerra e ormai con 35 anni sulle spalle, deve pensare seriamente a cosa fare “da grande” e, tanto per cominciare, intensifica i rapporti con la ragazza con cui pensa di progettare il suo futuro.

Fra Nazareno

Ed è proprio in questa fase che si affaccia in lui la vocazione religiosa. Va a chiarirsi le idee da Padre Pio, che dopo un’accoglienza un po’ burbera secondo il suo stile, lo rafforza nella vocazione: sarà cappuccino ma non, come vorrebbe, alla di lui ombra, bensì nella sua Sardegna. Eccolo dunque, a 39 anni suonati, varcare la soglia del convento di Sanluri, dove insieme all’abito gli danno anche il nome di Nazareno.Per cinque anni si occupa di cucina, per la delizia del palato dei frati e proprio per evitare che questi si abituino troppo bene mandano il fraticello a far la questua, prima a Sassari e poi ad Iglesias. Qui, a contatto con la gente, si scoprono in fretta i doni umani che il Signore gli ha dato; anzi, qui e là cominciano a far capolino anche doni soprannaturali, di cui si sussurra al suo passaggio. Si sa che la gente è spesso credulona, facilmente influenzabile, sempre in ricerca del sensazionale e del miracolistico, dimenticando sovente che quasi sempre la “vox populi” è “vox Dei”. Fra Nazareno passa tranquillo e sereno per le strade a questuare, nulla facendo per alimentare queste voci, ma nulla trattenendo di quanto il Signore gli ha fatto dono.
Nel 1958 arriva a questuare sulle strade di Cagliari, sulle orme di Fra Nicola da Gesturi, appena passato a miglior vita e dalla gente ritenuto un santo (non a caso è stato proclamato beato nel 1999). 
Fra Nazareno, che in cuor suo si augura e si sforza di imitare il santo confratello, viene visto dalla gente come il continuatore della preziosa opera di Fra Nicola, che era passato per Cagliari facendo del bene. E questo nuovo fraticello non è da meno: a lui si ricorre per consigli, per intercessioni, per conforto; lui si dimostra paziente nell’ascolto, saggio nei consigli, con la capacità di leggere nei cuori e predire il futuro. Sono soprattutto le sue mani a operar meraviglie, anche attraverso le sue famose “caramelle benedette”, di norma al rabarbaro, che distribuisce a piccoli e grandi.

Chiesa della Madonna della Consolazione

Decine e centinaia i casi di guarigione, spesso inspiegabile, dopo una semplice imposizione delle mani o uno guardo rivolto al cielo. Se da un lato queste sono come la “firma” di Dio sul suo operato, dall’altro sono anche quelle che tolgono la pace al povero convento cagliaritano, continuamente assediato dai suoi “povarelli”,malati nel corpo o nello spirito. Lo mandano così a Sorso, nel nord della Sardegna, ma la gente lo raggiunge anche là, col treno, in macchina e con gli autobus.
Dopo una decina d’anni di “esilio”, lo fanno tornare a Cagliari, assegnandogli una casupola un po’ discosta dal convento, sempre assediata da malati e bisognosi.

Notizie sul Santuario
(apri il link)

Muore il 29 febbraio di 20 anni fa e si calcola siano circa 40mila le persone venute a salutarlo per l’ultima volta: una specie di glorificazione popolare, anticipo di quella ufficiale cui sta lavorando la Chiesa, con il Processo iniziato nel 2003 e che pare attualmente trovarsi a buon punto.

(Notizie tratte dal Web di Gianpiero Pettiti)

martedì 2 maggio 2023

Praia a Mare (CS) - Madonna della Grotta


Il culto della
Madonna della Grotta
 

Nel santuario si venera l'immagine della Vergine Maria con il titolo di Madonna della Grotta. Il culto nasce nel 1326. Nel 1905, sotto il pontificato di San Pio X, l'immagine della Vergine è stata ornata con corone d'oro dal Vescovo di Cassano all'Jonio. Il 30 novembre 1916 il santuario fu elevato a Parrocchia con la denominazione: Parrocchia di Santa Maria della Grotta di Praia.
La chiesa è stata eretta a Santuario Diocesano nell'Anno Santo Mariano del 1987 da Monsignor Augusto Lauro. La festa del santuario si celebra annualmente il 15 agosto: giorno dell'Assunzione della Vergine Maria in Cielo. Tra le varie celebrazioni particolarmente suggestiva è la processione a mare, iniziata nel 1970: la sera del 15 agosto, durante la processione, si rievoca l'arrivo della statua della Vergine sulla spiaggia di Praia a Mare. 
La Madonna delle Grotta è la Santa Patrona di Praia a Mare.

L'inizio del culto e leggenda del Capitano Dalmata

Seconda la leggenda, trascritta per la prima volta dal teologo P. Ludovico Marafiori nell'opera "Sacra Iconologia della Madonna per li Regni di Napoli e Sicilia..." narra che il 14 agosto 1326 un bastimento raguseo con equipaggio turco e capitano cattolico, carico di merci, si arrestò poco lontano dall'attuale spiaggia di Praia a Mare, allora territorio di Aieta, per un'improvvisa bonaccia. Dopo gli inutili tentativi per riprendere la navigazione, i marinai, scoperta la presenza della statua nella cabina del capitano, attribuirono a questa la causa del problema e minacciarono il capitano di volerla gettare in mare. Il capitano, vedendo nelle vicinanze la presenza di numerose grotte, con l'aiuto di un garzone posò la statua su un masso all'interno di una delle grotte. La statua fu ritrovata dopo qualche giorno da un pastorello muto di Aieta. Il giovane tornato a casa riferì alla madre di aver visto la Madonna con voce tremolante, potendo miracolosamente parlare. Successivamente, il parroco, accompagnato da alcune persone, si recò presso la grotta indicata dal giovane, prese la statua e la portò presso la Chiesa della Visitazione ad Aieta. Ma miracolosamente la statua fece ritorno sul masso della grotta: questo per tre volte; quindi si decise di edificare una cappella nell'antro, come da volontà della Vergine Maria.

Dopo tre anni il capitano fece ritorno nella grotta e trovò la cappella e alcuni devoti che lo informarono sul ritrovamento della statua; rassicurato della devozione dei fedeli partì contento.
 

La statua della Madonna della Grotta
La Statua della Madonna della Grotta di Praia a Mare fu realizzata nel 1983 dalla Tschager di Bolzano: azienda specializzata in sculture sacre. È alta 80 cm e si trova alloggiata in una nicchia all'interno della chiesa. La statua attuale fu realizzata in sostituzione dell'originale, trafugata e mai ritrovata nella notte del 4 marzo 1979.


La statua originale della Madonna della Grotta di Praia a Mare
La Statua Originale della Madonna della Grotta di Praia a Mare fu trafugata e mai ritrovata nella notte del 4 marzo 1979. Si trattata di una scultura lignea del XIV secolo, alta circa un metro, scolpita a tutto tondo e raffigurante la Vergine con Bambino.

Visita il sito del Santuario

La leggenda narra che fu portata nella grotta da un capitano dalmata nell'agosto del 1326. Lo storico e meridionalista Giuseppe Isnardi ipotizza che l'opera sia potuta arrivare sul luogo dall'Oriente, portata dai monaci basiliani che dimorarono nell'area nel X secolo, o che sia stata realizzata direttamente nell'area da maestranze locali. (Notizie tratte dal sito https://www.calabriaportal.com/praia-a-mare/)

lunedì 31 maggio 2021

Francavilla Fontana (BR) - Maria Santissima della Fontana


Maria Santissima della Fontana

Maria Santissima della Fontana è la patrona della città di Francavilla Fontana (in dialetto francavillese: "Matonna Tì La Funtana") (Diocesi di Oria). La festa principale è il 14 settembre.

Agli inizi del regno di Roberto I d'Angiò, era principe di Taranto suo fratello Filippo d'Angiò. Un giorno quest'ultimo, recandosi a Casevetere (borgo originario di Francavilla Fontana), si recò insieme alla sua corte verso villa del Salvatore, per una battuta di caccia. Tra i cacciatori, c'era un certo Elia Marrese, che vedendo un cervo, gli scoccò una freccia che stranamente ritornò indietro, anziché colpire la preda. Meravigliato per questo evento prodigioso, si accorse che il cervo era genuflesso ad una fonte, come se venerasse qualcosa. Avvertito il principe, quest'ultimo fece diradare la selva e si accorsero che vi era una piccola grotta, sulla quale vi era l'immagine della Vergine Maria con un bambino in braccio. Il principe meravigliato, si prostrò a terra e venerò insieme al suo seguito la Madonna e decise che da allora tutti la venerassero sotto il titolo di Maria della Fontana. La scoperta di questa sacra immagine avvenne il 14 settembre 1310. Qualche anno dopo, con Breve apostolico del 23 agosto 1332 di papa Giovanni XXII, si concesse l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avessero visitato l'immagine il 14 settembre di ogni anno. Il principe ordinò di edificare una chiesa in onore della Vergine della Fontana. (Notizie tratte da Wikipedia)

Basilica del SS. Rosario

Culto della Madonna della Fontana
Il principe di Taranto Filippo D'Angiò (1278 – 1332), dopo la morte di Carlo II, decise di far visita ai suoi possedimenti, tra cui i casali che circondano l'attuale città di Francavilla. Per meglio conoscere siffatte terre, inoltre, organizzò una battuta di caccia con i baroni e con esperti cacciatori della zona. 


Un mattino, dunque, il principe si inoltrò dentro la selva che circondava la Villa del Salvatore, conosciuta anche con il nome di Bosco di Rodio, seminato di folti cespugli ed alberi. Tra i cacciatori della spedizione vi era mastro Elia Marrese, il quale, perlustrando il territorio, si accorse di un cervo, genuflesso, che si rinfrescava nei pressi di una fontana. 

Il cacciatore, desideroso di farne preda, scoccò dall'arco una freccia la quale, invece di ferire l'animale, ritornò indietro. Sbigottito, Elia si avvicinò e vide il cervo genuflesso non per bere, come aveva inizialmente pensato, ma come se accanto alla Fonte venerasse qualcosa di sacro, nascosto tra i cespugli. Intanto il principe, accorso insieme agli altri cacciatori, fu informato dell'accaduto e immediatamente diede ordine di diradare quella parte di selva da cespugli e da rami frondosi per capire la causa di quel prodigio. Una volta ripulita la zona, agli occhi dei presenti apparve una piccola grotta lunga otto palmi, ed in fondo un muro alto quattro palmi e lungo sei, ove apparve dipinta l'immagine della Madonna con Bambino in stile bizantino. Dopo la scoperta dell'immagine il principe ordinò che si fabbricasse ivi una chiesa che, da allora, fu conosciuta come chiesa della Madonna della Fontana. In seguito, tramite gli uffici di Bertrando, vescovo di Oria, papa Giovanni XXII concesse, con il Breve Apostolico del 23 agosto 1332, l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avessero visitato detta immagine il 14 settembre.


Il culto della Madonna della Fontana, patrona della città, ritrovò nuovo slancio dopo il terremoto del 20 febbraio 1743, quando fu ricostruita la chiesa, trasferita l'icona sull'altare della navata destra ed acquistata la statua della processione. Alla Madonna della Fontana va riferito anche il miracolo del rinverdimento degli ulivi, che si festeggia ogni 24 gennaio, ricordato anche in una tela nella chiesa Matrice del pittore Domenico Carella. Recentemente è stata ripristinata anche la cavalcata storica, lungo le vie del centro, che rievoca la scoperta dell'immagine.

Francavilla e il culto della
Madonna della Fontana


venerdì 21 maggio 2021

Parabita (LE) - Maria SS. della Coltura

La basilica santuario della Madonna della Coltura è una chiesa di Parabita in provincia di Lecce.

La chiesa fu ricostruita tra il 1913 e il 1942 su progetto dell'architetto Napoleone Pagliarulo. Sorge su una precedente chiesa degli inizi del XVII secolo, a sua volta sorta sulle rovine di un'antica cappella del XIV secolo. Al suo interno è custodito un affresco bizantino dell'XI-XII secolo raffigurante la Vergine col Bambino. L'esistenza della cappella viene documentata già nel 1452 in riferimento ad una visita pastorale da parte di monsignor Ludovico De Pennis, vescovo di Nardò. Tuttavia l'immagine si trova riprodotta in diverse aree della zona in affreschi datati tra il 1435 e il 1445. C'è motivo di ritenere, quindi, che fosse già conosciuta all'inizio del secolo.

La semplice cappella seguì il variare degli stili architettonici, venendo arricchita di archi e pilastri durante il XVII secolo. Nel medesimo periodo l'immagine della Madonna venne coperta da un'ogiva in carparo che ne cancellò praticamente l'esistenza per almeno tre secoli e mezzo. Nel XIX secolo si provvide a riprodurre il portale, sul disegno di quello originario.


Nonostante la devozione e le cure ricevute, la cappella subì un forte degrado e venne abbattuta nei primi giorni del mese di aprile del 1912, perché diroccata e pericolante. Fu in quell'occasione che al popolo ed ai fedeli parabitani si presentò nuovamente il monolito con la vergine ed il bambino, in tutta la sua interezza. La vecchia cappella seicentesca fu sostituita da una nuova chiesa realizzata su disegno dell'architetto parabitano Napoleone Pagliarulo. Il santuario sorto a pochi metri dalla precedente piccola fabbrica fu solennemente inaugurato il 21 dicembre 1922, poco più di nove anni e mezzo dopo la posa della prima pietra avvenuta il 4 maggio del 1913. Lungo le navate laterali affreschi del pittore Mario Prayer illustrano la vita della Madonna. Negli anni settanta furono realizzati, con straordinaria maestria, i bracci laterali (per le due cappelle del Santissimo Sacramento e del Sacro Cuore) dall'Impresa "Gaetano Leopizzi" di Parabita, alla quale si deve anche la realizzazione del campanile. Il santuario fu innalzato a basilica minore il 1º settembre 1999 da Giovanni Paolo II. (Notizie tratte da Wikipedia)

Sito ufficiale del Santuario


sabato 1 maggio 2021

Poggibonsi (SI) - Beata Vergine Maria di Romituzzo

Il Santuario di Romituzzo

Percorrendo la Cassia, alla periferia sud di Poggibonsi, troviamo il Santuario di Romituzzo. Questo nome derivò dal romitaggio che alcune donne avevano stabilito in quel luogo, allora solitario, già all'inizio del 1300.
Vicino all'abitazione di queste eremite fu costruito un tabernacolo nel quale, fra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, fu dipinta da un ignoto artista di scuola senese l'immagine della Madonna col Bambino.

Col crescere della devozione verso questa immagine, all'inizio del 1400, fu realizzata una prima cappella in legno a sua protezione. Solo nel 1460, Antonio Adimari, signore del vicino castello di Strozzavolpe, fece erigere, con il contributo del popolo poggibonsese, un oratorio circondato da un elegante loggiato. Dedicato alla Madonna della Neve, ebbe il suo massimo splendore nel sec. XVI., periodo a cui risalgono anche la maggior parte dei numerosi ex voto ancora oggi appesi nella parte superiore delle pareti interne della chiesa.

Dal sec. XVII il Santuario attraversò un lungo periodo di decadenza. Tale condizione terminò, dopo alterne vicende e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il 1 marzo 1967 quando fu eretto a Parrocchia con parroco Don Fosco Mezzedimi.
Grazie al lascito di questo sacerdote, cultore di storia poggibonsese, è stato possibile realizzare il completo restauro del Santuario, iniziato nel 1992 e terminato nell'anno giubilare 2000.

La Madonna

La leggenda vuole che l'immagine della Vergine di Romituzzo fosse stata scoperta, nel 1300, sotto un cumulo di neve da un contadino attratto dai lamenti da esso provenenti. Sembra che il masso su cui era raffigurata la Madonna, inizialmente spostato al lato della strada, ritornasse nel luogo in cui era stato trovato, e che in quel punto fosse edificato il primo tabernacolo.
L'affresco venerato nel Santuario è oggi adornato da due corone in bronzo dorato donate dalla cittadinanza e realizzate nel 1996 dall'artista poggibonsese Giuseppe Calonaci.


L' Altare
L'aspetto esterno del Santuario è caratterizzato dal grazioso ed artistico campanile in cotto, posto sul lato sinistro della chiesa, risalente al XVI secolo.
Si accede all'interno dal loggiato racchiuso da una cancellata in ferro battuto, eseguita nel 1926 dai maestri fabbri Regoli e Stricchi, restaurata nel 1999 da Alessandro Tanzini e Giuseppe Gistri di Poggibonsi. La chiesa è ad una sola navata con tetto a capriate; ai lati due altari del 1612. L'altare maggiore è un'artistica opera in pietra serena della fine del sec. XV e, alla stessa epoca, va fatta risalire la stupenda cornice in legno dorato e dipinto che racchiude l'immagine della Madonna.


Per saperne di più (clicca sull'immagine)


Il Ciborio e la Pietà

L'artistico ciborio in pietra serena, recentemente restaurato, è un'opera del 1943 dell'architetto Carlo Del Zanna di Poggibonsi, donato della Sig.ra Erminia Mostacci, madre del defunto don Fosco Mezzedimi. Sopra l'altare è posto un affresco del sec. XVI raffigurante il Crocifisso. Della stessa mano è un secondo affresco, posto nella sacrestia, fatto eseguire dal benefattore Jacopo dei Caldori nel 1571, rappresentante la Pietà. Nel fregio della cornice lignea si può ancora leggere: Jacobus de Caldoris sua sponte fecit MDLXXI. Entrambe le opere sono state recentemente restaurate da Sergio Begliardi, mentre le porte lignee esterne ed interne, risalenti al 1580, sono state restaurate nel 1993/94 dalla Ditta Fidam di Poggibonsi.

Gli Ex voto

L'interno della chiesa è dominato dalla presenza degli ex voto. Circa 5000 sono in carta pressata e rappresentano varie parti del corpo umano, altri invece, circa 90, sono rappresentati da graziose tavolette dipinte.
Questi segni tangibili di una fede ingenua, ma sincera, rappresentano la più bella espressione di religiosità popolare di Poggibonsi dal 1400 ad oggi.
Durante l'ultimo restauro, nel 1994, gli ex voto, ormai in precario stato di conservazione, vennero completamente restaurati e catalogati a cura della Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici di Siena. Dopo l'intervento, curato dal Dott. Alessandro Bagnoli e dal laboratorio Atelier di Siena, gli ex voto cartacei sono stati ricollocati sulle pareti del tempio mentre quelli dipinti sono attualmente custoditi in altro luogo.

Si ringrazia l'amico Eugenio Matteo e la moglie per la donazione di questa immaginetta.


mercoledì 20 luglio 2016

Siracusa (SR) - Madonna delle Lacrime


Madonna delle Lacrime è l'appellativo con cui i cattolici venerano Maria, in seguito a un evento verificatosi a Siracusa nel 1953: da un'effigie mariana in gesso smaltato sarebbero scaturite lacrime, risultate in seguito di tipo umano.

La storia

La lacrimazione sarebbe avvenuta a Siracusa, dal 29 agosto al 1º settembre 1953, in via degli Orti di San Giorgio al n.11, nell'abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto; Antonina, in attesa del primo figlio, aveva una gravidanza difficile, con ricorrenti abbassamenti della vista: verso le tre di notte del 29 agosto la vista scomparve del tutto, per tornare normale alle 8.30 del mattino, quando Antonina vide lacrime scendere sul viso di una Madonnina in gesso, posta a capo del letto. Il mezzo busto in gesso smaltato (cm 23 di base per cm 28 di altezza), montato su di un supporto di vetro opalino, raffigurante la Madonna che mostra il proprio Cuore Immacolato, era un regalo ricevuto per le nozze, celebrate il 21 marzo di quell'anno. La lacrimazione si ripeté almeno 58 volte e la notizia si divulgò rapidamente rendendo casa Iannuso meta di incessante pellegrinaggio.

Il parroco, don Giuseppe Bruno, con il permesso della Curia sottopose il fenomeno a una commissione medica, presieduta dal dottor Michele Cassola. La commissione si recò in casa Iannuso il 1º settembre: venne prelevato circa un centimetro cubo del liquido che sgorgava dagli occhi della Madonnina; sottoposto ad analisi, il liquido fu classificato come "lacrime umane". e, dopo un esame anche del quadretto, il fenomeno fu dichiarato non spiegabile scientificamente.

Domenica 30 agosto dello stesso anno, un cineamatore di Siracusa, Nicola Guarino, era riuscito a filmare una lacrimazione, documentando il fenomeno in circa trecento fotogrammi. Altri filmati amatoriali che documentano la lacrimazione sono conservati presso la curia vescovile di Siracusa, e furono mostrati nel programma Mixer del 2 maggio 1994 (RAI, G. Minoli), all'interno di una ricostruzione degli eventi.

Il giudizio della Chiesa cattolica

L'episcopato della Sicilia, presieduto dal cardinale Ernesto Ruffini, il 13 dicembre 1953 ha dichiarato miracolosa la lacrimazione.

Dopo il giudizio dell'episcopato di Sicilia, l'anno seguente il papa Pio XII, partecipando a un convegno mariano nell'isola, ricordò in un radiomessaggio l'evento:
« Non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell’Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell’evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo.
Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime?
Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la Maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi? » (Papa Pio XII, 17 ottobre 1954, Convegno Mariano di Sicilia)

Critiche

Luigi Garlaschelli, membro del CICAP ha riprodotto diverse volte il miracolo della lacrimazione imbevendo una statua di materiale poroso in un liquido salino. Alla statua, successivamente smaltata erano praticati alcuni fori all'altezza degli occhi dove il liquido di cui era intrisa poteva fuoriuscire dando l'effetto di una lacrimazione. Recuperata una copia esatta della statua di Siracusa realizzata dallo stesso produttore nello stesso periodo, Garlaschelli ha fatto notare come essa sia proprio di gesso smaltato, con una cavità dietro la testa.

Tuttavia è da notare come la commissione all'epoca degli eventi avesse smontato l'effigie per verificare la presenza di elementi estranei alla statua e nel rapporto ufficiale avesse riconosciuto che: “È da notare che l'esame con lenti di ingrandimento degli angoli interni degli occhi non ha fatto rilevare nessun poro o irregolarità della superficie dello smalto”. Il rapporto fu firmato dai dottori Michele Cassola, Francesco Cotzia, Leopoldo La Rosa e Mario Marietta. Nello stesso senso si espresse il produttore dell'oggetto.

Il dottor Michele Cassola, dichiaratamente ateo, incaricato di valutarne scientificamente l'attendibilità, non negò mai l'evidenza della lacrimazione, in seguito alla quale si convertì in punto di morte.


Il santuario

Progettato nel 1957 e iniziato nel 1966, il santuario della Madonna delle Lacrime venne inaugurato da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994. Nella parte superiore della basilica, presso l'altare centrale, è custodita l'effigie mariana protagonista dell'evento: il quadretto, prima di essere custodito nel santuario costruito successivamente, rimase esposto fino al 1968 alla venerazione dei fedeli in piazza Euripide (Notizie tratte da Wikipedia).


Interno del Santuario


martedì 28 giugno 2016

Paola (CS) - Mater Gratiae et Misericordiae di Padre Bernardo Clausi



Vincenzo Maria Clausi nasce il 26 novembre 1789 a San Sisto dei Valdesi, frazione di San Vincenzo La Costa (Cosenza). Nel 1805 entra nel noviziato dei Minimi a Paola, uscendone nel 1808 a causa del decreto napoleonico di soppressione degli Ordini e Congregazioni religiose. Tra il 1816 e il 1817 accede ai ministeri inferiori e agli ordini sacri ricevendo il presbiteriato in Monteleone, oggi Vibo Valentia. Dal 1822 al 1827 esercita il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di San Michele Arcangelo in San Sisto dei Valdesi, distinguendosi per il suo zelo pastorale nell'intera diocesi cosentina. Nel 1827 ritorna ad abbracciare la vocazione religiosa dei Minimi di San Francesco di Paola, professando i voti il 17 aprile 1828. Nel 1830 viene trasferito al convento collegio di San Francesco di Paola ai Monti in Roma e vi giunge con la fama di "frate santo che fa miracoli". Sarà questo, per Padre Bernardo, un periodo di intensa testimonianza religiosa tra i fedeli e gli infermi, nell’esercizio di quello spirito di umiltà, semplicità e carità che lo contraddistingue. Le sue virtù e lo zelo sacerdotale, uniti ai segni straordinari, lo espongono all'affetto dei fedeli. Nel 1842 viene invitato da Carlo Alberto di Savoia a recarsi in Liguria e Piemonte. Lì darà ovunque testimonianza esemplare, con manifestazioni di grazie molto spesso prodigiose. 

A Torino incontra San Giovanni Bosco e gli profetizza la costituzione dell'Ordine dei Salesiani. Dal 1844 al 1847 viaggia e opera nel regno di Napoli. Nel 1847 è a Paterno Calabro (Cosenza), per ristrutturare e riaprire al culto l'antico convento caro a San Francesco di Paola. Nello stesso anno, su invito di Pio IX, ritorna a Roma. Nel mese di novembre del 1849 fa ritorno al Santuario di Paola, dove il 20 dicembre dello stesso anno muore in concetto di santità.

Vengono attribuiti a Padre Bernardo molti miracoli, che operava specialmente mediante la "Madonnina" che portava sempre con sé. Aveva frequenti estasi e diversi carismi, tra cui: la profezia, la levitazione, la bilocazione.

L'Ordine dei Minimi avviò, subito dopo la sua morte, i processi canonici per arrivare al riconoscimento delle virtù eroiche di Padre Bernardo. Il primo processo ordinario romano sulla fama di santità si tenne dal 15 dicembre 1862 al 14 marzo 1870 e ne seguirono altri quattro ordinari e quattro apostolici. Solo l'11 dicembre del 1987 Papa Giovanni Paolo II, con proprio decreto, riconoscerà ufficialmente l'eroicità delle virtù del Padre Bernardo Maria Clausi dichiarandolo Venerabile (notizie tratte dal sito web: http://profezie3m.altervista.org/ptm_frames.htm).

clicca

sabato 28 maggio 2016

La Vergine del Cobre

Dicono che è grazie alla sua intercessione che Cuba guadagnò l’indipendenza nella guerra ispano-americana del 1898. La popolazione ha venerato la Vergine del Cobre anche durante la dittatura comunista, sotto Fidel Castro. “Lei è il cuore spirituale di tutti i Cubani” ed “un simbolo della nazionalità e della cultura cubane, anche per i non-credenti” – assicura l’Arcivescovo di Santiago di Cuba parlando dell’immagine della Madonna, conosciuta come Patrona di Cuba e Vergine della Carità.
Alle processioni mariane hanno preso parte anche militari e politici di alto rango.

La leggenda vuole che nel 1612 tre ragazzini abbiano scorto l’immagine della Vergine galleggiare fra le onde della Baia di Nipe. La statuetta, quando i giovani pescatori la tirarono via dall'acqua, era asciutta e sul suo piedistallo c’era scritto: “Sono la Vergine della Carità”. I ragazzi si precipitarono al Cobre, con la “loro scoperta”, e qui la gioia dei credenti fu talmente grande che in Suo onore vennero eretti un altare ed una cappella. Per celebrare il quarto centenario da tale ritrovamento, la statuetta della Vergine (alta appena 30 centimetri) è stata accolta, in un viaggio durato un anno e mezzo, in tutte le diocesi dell’isola.

I decenni di propaganda atea, del primo Stato comunista del mondo occidentale, hanno lasciato traccia. Ufficialmente nell'isola vivono 6,7 milioni di cattolici che, insieme ai cristiani evangelici, rappresentano il 69,9% della popolazione totale, ma molti di costoro non sono praticanti. Questa sembra essere, tuttavia, una situazione temporanea dal momento che il culto per la Vergine aumenta di giorno in giorno. Ogni anno, almeno mezzo milione di persone si reca in pellegrinaggio al santuario nazionale del Cobre dove, oltre alla chiesa, c’è una casa di accoglienza, una casa per le cinque suore che si occupano del Santuario, un piccolo convento per le Suore Contemplative Missionarie della Carità, una vecchia casa parrocchiale ed una casa per esercizi spirituali e congressi che, ad oggi, è l’unico centro di formazione ecclesiale della provincia.

È da più di mezzo secolo che non viene fatta alcuna opera di ristrutturazione integrale del complesso, i cui edifici furono in parte usati dai comunisti per altri fini. Però la Vergine è rimasta lì, ed i cubani Le sono fedeli devoti. È giunto il momento di avviare le necessarie opere di ristrutturazione. Con una campagna dal titolo “Da ogni cubano una moneta per la Vergine del Cobre”, i Vescovi sperano di raccogliere almeno il 10% dei costi di ristrutturazione del centro di pellegrinaggio. Si spera in altre donazioni da parte dei cubani in esilio. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” desidera contribuire con 100.000 euro ai lavori di restauro. Le donazioni saranno destinate prima di tutto al rinnovamento della casa di accoglienza (per gli ospiti del santuario) e della casa parrocchiale. I Vescovi sperano che prima dell’arrivo del Papa possa essere costruita anche una piazza, una Via Crucis ed una sala polivalente. 

Dopo la visita fatta da Papa Giovanni Paolo II, nel 1998, in occasione della quale il pontefice incoronò la Vergine del Cobre, Cuba ha riallacciato a poco a poco le sue relazioni con la Chiesa Cattolica. (tratto dal sito Aiuto Alla Chiesa che Soffre: http://acs-italia.org/progetti-in-corso/test-progetto-in-corso/#.U2YsHfl_swB)


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L’Identità cubana e la devozione per la vergine della carità
Il cappellano del santuario nazionale della Virgen de la Caridad, vicino a Santiago de Cuba, spiega il significato della devozione dei cubani verso la madre di Cristo


domenica 1 maggio 2016

Ascoli Satriano (FG) - Maria SS. della Misericordia


"L’icona di Maria SS. della Misericordia per gli ascolani non è una immagine della Vergine, ma il simbolo di una madre amata perché si è sempre interessata dei suoi figli nell’ora della prova, quando essi l’hanno invocata sperimentandone l’efficace intervento."

La prima domenica di Maggio si festeggia la Madonna della Misericordia, la sacra icona viene portata in processione alla Cattedrale dove resta per tutto il mese Mariano, in occasione della festa di San Potito, la sacra icona viene riportata alla sua sede di origine ( la chiesa del Soccorso o della Misericordia ). La Madonna della Misericordia è stata dichiarata Protettrice della cittadina di Ascoli il 1° aprile 1898. Prima di questa data, però, già esisteva il culto della Madonna sotto lo stesso titolo, in Ascoli: culto, che fu inculcato e diffuso specialmente dai Monaci Agostiniani Eremitani, i quali fino ad oltre la metà dell’Ottocento, cioè fino alla confisca dei beni ecclesiastici decretati dal governo italiano nel XIX° secolo, hanno avuto in Ascoli un convento contiguo alla Chiesa di Santa Maria del Soccorso, detta anche “Chiesa della Misericordia”. In onore della Madonna della Misericordia, i Monaci Agostiniani tenevano, ogni anno, un solenne mese di Maggio predicato nella Chiesa di Santa Maria del Popolo, trasportandovi il quadro della Madonna in processione, negli ultimi giorni del mese di Aprile; riportavano, poi, lo stesso quadro nel loro convento, con un’altra processione, appena terminato il mese di Maggio. Si può quindi affermare, che il quadro miracoloso della Madonna della Misericordia, che in un primo tempo era venerato nel convento dei Monaci Agostiniani, sia stato sistemato nell’abside della Chiesa di Santa Maria del Soccorso, al di sopra dell’altare maggiore, soltanto dopo l’allontanamento degli stessi Monaci da Ascoli e la susseguente proclamazione della Madonna della Misericordia a Protettrice della città. Successivamente S.E. Mons. Angelo Struffolini, Vescovo di Ascoli e Cerignola, decise di far tenere il mese di maggio predicato in onore della Madonna della Misericordia nella Chiesa Cattedrale anziché nella Chiesa di Santa Maria del Popolo, essendo la Madonna della Misericordia diventata Protettrice di Ascoli. 



Il 29 maggio 1930 alla presenza del Vescovo di Ascoli e Cerignola Mons. Giovanni Sodo, del Vescovo di Troia e Foggia Mons. Fortunato Maria Farina e dal Vescovo di Andria Mons. Macchi, il quadro fu incoronato dal Rev.mo Capitolo Vaticano con un diadema aureo ( fatto costruire con le offerte di oro da parte della popolazione ), ricco di pietre preziose. Il quadro della Madonna della Misericordia è un’antichissima icona bizantina attribuibile al secolo XIII°, dipinta su tavola di castagno. La sua indubbia autenticità, quale appare dopo i recenti restauri, la fa ritenere opera proveniente dall’Oriente, come tante altre icone bizantine sparse nei principali centri della Puglia, all’epoca della lotta contro le immagini sacre, ordinata nel 725 dall’imperatore Leone III° Isaurico. La sacra icona, rappresenta la Vergine seduta con bambino in braccio, il bambino tiene nella mano sinistra una chiave e con la destra benedice. La tavola era quasi irriconoscibile per deterioramento e per le varie ridipinture, che ne falsavano quasi completamente l’originale, fu restaurata dalla Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie della Puglia e Lucania in Bari nel 1954. Rimossa i vari strati di ridipinture che nascondevano il dipinto originale, vennero alla luce tanti delicati particolari: il drappeggio purpureo della Vergine e le linee bizantine delicatissime di tutta la composizione, in cui trionfa la semplicità e la profondità del pensiero proprio delle icone orientali dell’epoca. Il successivo restauro, ultimato dal Rev.mo Canonico Don Genesio Pedroni, che ne ha decorato lo sfondo con oro zecchino, ha riportato la delicata immagine al riacquisto di tutto il suo primitivo splendore. Ultimo restauro avvenuto a Trani nel 2010, ad opera del M° Cosimo Cilli 


Coppia di grifoni, sostegno di mensola - Ascoli Satriano IV sec. a.c. 
(http://www.ascolisatrianofg.it/).


mercoledì 20 gennaio 2016

Sava (TA) - Maria SS. di Pasano


Il Santuario Madonna di Pasano

La zona dove è localizzato il Santuario richiama l’esistenza del " CASALE di PASANO", di probabile origine romana, dopo l’insediamento di popoli indigeni ai quali seguirono piccole comunità nell’era della Magna Grecia.
Vari siti e reperti archeologici di diverse epoche, scoperti nel secolo XX, ne sono una chiara testimonianza. Il casale ebbe pieno sviluppo civile e religioso nel periodo del dominio Bizantino ma, sconvolto da varie incursioni di pirati saraceni agli inizi del secondo millennio, rimase disabitato, come risulta con certezza da documenti del 1454. I suoi abitanti si erano trasferiti in Sava e Casalnuovo ( Manduria ), mentre il territorio, dal secolo XIII sino agli inizi del secolo XIX, subì dominio e successione feudali insieme con AGLIANO (casale e territorio limitrofi ) e SAVA. Al centro del casale che fin dall’alto Medioevo aveva conosciuto certamente la religione cristiana, gli abitanti avevano costruito una cappella di piccole dimensioni, forse successiva a una precedente ipogeica ( sotterranea ), nella quale era stata dipinta in affresco, su un blocco tufaceo ( mt. 1,70x1,12 ) l’icona della vergine con Gesù Bambino, espressione chiara dell’iconografia bizantina raffigurante l’atteggiamento della Madre di Dio quale ODIGITRIA: Colei che mostra la via. L’immagine della Vergine divenne segno di fede, di amore e di unità del popolo Pasanese.
La festa in suo onore, come in tutto il mondo bizantino, veniva celebrata nella prima domenica di Marzo; in seguito fu continuata fedelmente, fino ad oggi, con pellegrinaggio solenne, dal popolo savese che l’ha voluta dal 1785 patrona e protettrice. In seguito al " prodigio " della caduta di un " misterioso " masso di pietra che spezzò il ceppo di ferro di uno schiavo non cristiano, appartenente a un signorotto savese, avvenuto nel 1605 per opera della Vergine di Pasano, e al susseguente battesimo richiesto dallo stesso, che prese il nome di Francesco, e celebrato il 12 giugno 1605 ( come risulta dal I Registro dei Battezzati ), il popolo savese, nella seconda metà del secolo XVII, volle costruire con numerose offerte, innanzi alla suddetta cappella, l’attuale chiesa che fu inaugurata il 31 marzo 1712.
Nel 1732 si costruì il grande dossale dell’altare maggiore in pietra leccese, ricchissimo di decorazioni scultoree e di immagini, di scuola salentina, per ornare e far rifulgere l’icona della Vergine incastonata nel mezzo. Ai due lati furono poste le grandi statue in pietra di S. Ignazio di Loyola ( lato sinistro ) e S. Francesco Saverio ( lato destro ), di chi guarda, Gesuiti, per ricordare la Compagnia di Gesù, quale feudataria, dal 1620 al 1767, di Pasano, Agliano e Sava, e, forse, promotrice della costruzione della stessa chiesa.
Dopo il terremoto del 20 febbraio 1743 che danneggiò la Chiesa e l’altare maggiore, furono costruiti all’esterno sei contrafforti o " barbacani " per la sua stabilità e nel 1753 l’intero dossale fu dipinto e in molte zone fu indorato. In seguito alle leggi eversive del 1860, anche la Chiesa di Pasano, subì la confisca divenendo proprietà del Comune di Sava. Iniziò un periodo di degrado e abbandono della Chiesa, finché l’Arciprete Mons. Fiorenzo Saraceno ( 1947-1956 ), con l’aiuto di benefattori e un gruppo di volontarie, tra le quali Suor Cosima De Santis, volle ridarle l’importanza dovuta per la sua storia e l’arte ivi contenuta, ma soprattutto perché molto cara al cuore dei Savesi, arricchendola inoltre di strutture e di opere a sfondo sociale e di assistenza.


Frattanto, in data 11 febbraio 1954, la chiesa fu elevata dal Vescovo di Oria Mons. Alberico Semeraro ( 1947-1978 ) a Santuario diocesano. Dall’8 luglio 1987 fino al 2 marzo 1997 è rimasta chiusa perché dichiarata inagibile. In seguito ai restauri coraggiosi e delicati di recupero e di conservazione ad opera dell’Amministrazione Comunale di Sava, guidata dal sindaco Dott. Ing. Aldo Maggi e della Parrocchia della Chiesa Matrice guidata dal Parroco Mons. Barsanofio Vecchio, il 26 giugno 1999, il Santuario è stato riaperto al culto nella sua sontuosità e bellezza che tutti ammirano (notizie tratte dal sito ufficiale del Santuario http://www.domuspasano.org/).








martedì 12 gennaio 2016

Iglesias (CI) - Nostra Signora delle Grazie


La statua appartiene alle così dette sculture “da vestire” di origine spagnola e tipica delle statue destinate ad essere portate in processione. Queste sono appunto “vestite” con ricchi abiti. Portano gioielli, la parrucca su cui poggia una preziosa corona.
La Madonna regge con la mano sinistra il Bambino Gesù e con la destra uno scettro d’oro con un mazzolino di fiori su cui aleggia una colomba che è il simbolo dello Spirito santo.
La mano destra regge una borsetta in cui è custodito l’originale della supplica alla Madonna presentata dal capitolo e dal magistrato di Iglesias il 25 Marzo 1735 perché cessasse la calamità delle cavallette.
Questo abito viene indossato dalla Madonna in occasione della festa del Voto che si celebra la seconda domenica di Luglio.

Tradizioni
Il giorno prima della festa alcuni componenti della associazione si occupano con devozione della “ vestizione” della statua. Per la festa del Voto la Vergine indossa i gioielli donati come ex voto dai fedeli.
Alla Madonna delle Grazie è stata dedicata una preghiera e composto un inno che accompagna la statua durante la processione per le vie della città. 

La statua si trova nella Chiesa di Santuario Nostra Signora delle Grazie, Piazza Manzoni, 7 - Iglesias - Iglesias (Carbonia Iglesias). 

Si ringrazia Lorenzo Chicoli per il dono dell'immaginetta

Preghiera
O Immacolata e purissima Vergine Maria, Madre e dispensatrice della grazia divina, Voi siete regina del cielo e della terra, allegrezza dei santi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, salvezza dell’universo. A Voi ricorsero i nostri padri e furono esauditi. Animati da tanta bontà, anche noi ci rifugiamo sotto il vostro manto; deh! Non rigettate le nostre suppliche, accorrete a nostri gemiti, liberateci da ogni male spirituale e temporale, date tregua al dolore, aiutateci a conformarci al volere divino, e a trionfare dei pericoli tutti, affinché siamo fatti degni di venire e benedirvi e lodarvi un dì nel cielo. Amen. (articolo tratto da http://www.reginamundi.info/)

 Sito dei Frati Cappuccini di Iglesias


sabato 19 dicembre 2015

L'amore impossibile tra il grande torero e la Vergine Macarena di Siviglia

Joselito è un giovane torero e viene da una piccola città in provincia di Sevilla. Padre matador, madre ballerina di flamenco a cui ruba le movenze elegantissime. Ebbe un destino amaro, la sua vita brevissima l’ha trascorsa nelle plaza de toros.
Il suo vero nome è José Gómez Ortega, suo padre torero era "El gallo" mentre lui da giovanissimo lo chiamavano "El gallito" e poi "Joselito".
A 12 anni già infiamma le folle, a 17 diviene ufficialmente matador de toros prima di chiunque altro ed in breve tempo, assieme a Juan Belmonte rivoluziona completamente la corrida dando vita durante il secondo decennio del XX sec. a quella che sarà ricordata come l’età dell’oro. Diventa ricco e straordinariamente popolare.

Lei ha qualche anno in più, come molte donne affascinanti è restia a confessare la sua età, ad ogni modo sembra che la sua nascita risalga al 1680
E’ la Virgen de la Macarena di Sevilla, una immagine lignea bellissima e venerata da molto tempo. E' la protettrice dei toreri. Durante la Semana Santa la sua processione è la più attesa, le ali di gente si aprono al suo passaggio, a suo modo è una star assoluta. E’ famosissima in Spagna e molto amata anche all'estero e veste abiti stupendi e riccamente decorati. L’incontro sarà inevitabile

Due famosi toreri:
Joselito (a sinistra) e Belmonte
Joselito la va a trovare molto spesso, le parla, la prega, le chiede aiuto. Ogni volta che fa il suo ingresso nell'arena ne invoca la protezione per preservare la sua giovane vita.
Si spinge oltre, si compromette, le fa molti regali, gliene fa uno importante e costosissimo, delle spille di smeraldo a forma di fiore (mariquillas). E’ tutto inutile.
Joselito muore a 25 anni a Talavera de la Reina ucciso da un toro. Il giovane corpo viene deposto nel Cimitero di San Fernando. 

La Spagna è in lutto, la provincia di Sevilla è sotto shock. Per la prima e unica volta in tutta la sua plurisecolare vita, le bellissime vesti della Virgen de la Macarena vengono deposte, la vergine viene vestita completamente di nero in segno di lutto e con questo triste aspetto viene portata in processione. La storia d’amore finisce qui
O forse no

Passano pochi anni e tutto cambia, arriva la guerra civile, la furia iconoclasta repubblicana si scatena contro le chiese e la Macarena corre un grave pericolo. 

Il sacrestano che la custodisce la fa scendere dall’altare e la accompagna a casa sua. Ma non è un posto molto sicuro. Bisogna trovare una soluzione, bisogna trovare qualcuno che la protegga. Di notte viene portata su un autocarro ricoperta da cordami e calcinacci per le vie di Siviglia fino ad un luogo buio e poco frequentato, il Cimitero di San Fernando.
Viene aperta la placca di metallo che da accesso al monumento funerario del grande torero ormai già entrato nella leggenda, la Macarena viene posta a fianco della sua tomba e li rimarranno assieme, l’uno al fianco dell’altra per più di due mesi.

Se oggi visitate la Basilica della Macarena, nella parte nord di Siviglia, troverete un edificio anonimo ma ben illuminato, in fondo spicca una bella statua riccamente vestita, al suo petto brillano violentemente 5 bellissimi fiori di smeraldo.

giovedì 17 dicembre 2015

Nova Siri (MT) - Santa Maria della Sulla

Fuori dal centro urbano, sorge la chiesa campestre “Madonna della Sulla”, costruita presumibilmente verso la fine del 1600 e utilizzata come oratorio extramoenia. In quel tempo a Bollita viveva una confraternita di dieci parroci e di diaconi che durante l'estate, per ovviare alle esalazioni dei cadaveri sepolti sotto il pavimento della Chiesa Madre, frequentavano l'oratorio per le sacre funzioni. L’interno a navata unica, con altare di pietra novasirese e coro ligneo sulla porta centrale, custodisce la statua della Madonna, meta ogni anno di fedeli e pellegrini. Il nome della cappella è dovuto alla presenza della “sulla”, pianta leguminosa dai fiori rossi, con fioritura nel mese di maggio, simbolo di abbondanza e fertilità. La cappella campestre, la seconda Domenica di Maggio, ospita il rito religioso in onore della Madonna della Sulla. Il rito ha inizio due settimane prima portando in processione la Madonna Dell’Annunziata dalla sua cappella a quella della Sulla, mentre la Madonna della Sulla a sua volta viene trasferita sempre in processione nella cappella dell’Annunziata. Il sabato che precede il solenne giorno si porta in processione la Madonna della Sulla tra le vie del centro storico, mentre la Domenica la Madonna della Sulla ritorna in processione nella sua cappella, viene celebrata la Santa Messa e la statua della Madonna dell’Annunziata viene riportata in processione nella sua cappella nel centro storico. Dopo aver salutato la Sacra Vergine i festeggiamenti si concludono con canti religiosi e fuochi d’artificio.

Sulla Hedysarum coronarium L



Madonna della Sulla,
la prima volta a Nova Siri Scalo