mercoledì 19 settembre 2018

Milano (MI) - La Madonna con le corna o "Falsa madonna"


Immagine donata dall'amico Mario Lonetti che vive a Milano.
Grazie a persone sensibili ed attente come lui abbiamo avuto il piacere di
scoprire questo particolarissimo affresco ricco di significati e di arte.
Oggi vi racconterò di un affresco, molto particolare, che si trova in una chiesa di Milano e precisamente nella Cappella Portinari, raggiungibile attraverso il Museo di Sant’Eustorgio. Trattasi di un’opera di Vincenzo Foppa (Bagnolo Mella – BS- 1427 / 1515)

La cappella Portinari si trova all'interno della basilica di San Eustorgio a Milano e fu avviata nel 1462 e già conclusa nel 1468. Si tratta di uno degli esempi più completi e meglio conservati di Rinascimento lombardo dell'epoca di Francesco Sforza. Conserva anche l'arca di san Pietro martire. La struttura si ispira alla brunelleschiana Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, con un vano quadrato dotato di scarsella e coperto da cupola a sedici spicchi costolonati. Alcuni particolari nella decorazione si ispirano pure al modello fiorentino, come il fregio dei cherubini o i tondi nei pennacchi della cupola, ma altri, preponderanti, se ne allontanano rifacendosi piuttosto alla tradizione lombarda. È il caso del tiburio che protegge la cupola, della decorazione in cotto, della presenza di bifore a sesto acuto o dell'esuberanza decorativa generale. Vincenzo Foppa fu il responsabile dell'ideazione e della regia della decorazione pittorica, che ebbe luogo tra il 1464 e il 1468. Si tratta della prima importante commissione pubblica del pittore bresciano, considerato il padre del rinascimento lombardo in pittura. 

L'interno della cupola è interamente affrescato a fasce policrome, a tinte digradanti dalla base verso la sommità, mentre la raggera dei costoloni è evidenziata da tinte più scure. Dei sedici oculi alla base, otto sono aperti alla luce solare, alternati ad altri otto che contengono Busti di santi, privi di attributi specifici. Al di sotto di questi il tamburo è percorso da una teoria di angeli policromi a rilievo, inseriti in un finto colonnato ad archetti. Nei pennacchi alla base, quattro tondi ospitano i Dottori della Chiesa, dipinti con un virtuosistico scorcio prospettico. Il tutto è stato interpretato come una rappresentazione allegorica del Paradiso. La decorazione ad affresco sottostante comprende quattro Storie di San Pietro Martire nelle pareti laterali: 
  • Miracolo della nuvola, rappresenta l'apparizione miracolosa di una nuvola a dar ombra ai fedeli in una giornata torrida, durante una predica del santo.
  • Miracolo della falsa Madonna, ove san Pietro espone l'ostia consacrata e smaschera il diavolo che era apparso sotto le spoglie della Madonna, anche se il Foppa probabilmente voleva testimoniare il malvolere che avevano i fedeli rispetto a questa immagine.
  • Miracolo di Narni o del piede risanato, in cui un giovane, che aveva colpito con un calcio la madre e pentitosene se lo era amputato, viene guarito dal santo che gli riattacca l'arto.
  • Martirio di san Pietro da Verona rappresenta l'assassinio dell'inquisitore Pietro, avvenuto nei boschi del comasco ad opera di uno degli eretici condannati dal santo. Questi è rappresentato mentre, colpito a morte, scrive sulla terra con il sangue "Credo".
  • Annunciazione entro una complessa architettura con cori angelici nella parte superiore dell'arco trionfale, sopra la scarsella
  • Assunzione della Vergine nell'arco della controfacciata (notizie tratte da Wikipedia)
La cappella Portinari dove si trova l’opera che andremo a conoscere fu iniziata nel 1462 per volere di Francesco Duca degli Sforza. Il lavoro fu finanziato da Pigello Portinari, ecco perché la Cappella porta il suo nome.
A parte la curiosità artistico-demoniaca, la cappella Portinari è un capolavoro da scoprire o riscoprire. Il fiorentino Pigello Portinari (1421-1468) giunse a Milano nel 1452 per dirigere la filiale lombarda del Banco Mediceo e nel 1462 avviò la costruzione del tempietto destinato a conservare la reliquia della testa di san Pietro Martire e a divenire luogo di sepoltura della sua famiglia (la tomba fu inaugurata proprio da lui nell’anno della fine dei lavori, il 1468). La testa è conservata in un’urna che viene esposta una volta all’anno, il 29 aprile, festa del santo. In questo giorno, secondo la tradizione, se si soffre di emicrania conviene appoggiare la testa sull’arca contenente la reliquia, oppure strofinare l’urna con un fazzoletto che poi si avvolge intorno al capo. Nel 1958 l’urna è stata aperta e il cranio sottoposto a un esame medico, che ha rilevato una ferita compatibile con il colpo di roncola che uccise Pietro nei giorni di Pasqua del 1252 nella zona di Seveso (di Anna Preianò).


L’affresco che andiamo a conoscere si trova nell’arcata centrale della Cappella Portinari, uno dei più famosi del Rinascimento della città di Milano. L’opera ha tre nomi: quello più accademico ossia: “S. Pietro Martire debella con l’Ostia il demonio”; l’affresco della “Falsa Madonna”, oppure della “Madonna con le Corna”. 

L’opera se la si osserva superficialmente e senza le opportune e fondamentali informazioni potrebbe apparire blasfema, in realtà non lo è affatto. Vincenzo Foppa nella pala ha affrescato una Madonna con il bambino in braccio, ma come si vede sulla testa di entrambi spiccano le corna. Sicuramente escludiamo che sia una rappresentazione dei raggi divini come nel Mosè di Michelangelo. Qui invece, senza mezzi termini, trattasi di corna che il pittore ha volutamente dipingere. Sono corna demoniache. Vincenzo Foppa non era certamente un blasfema o ancor peggio un satanista. Lui ha inserito quella immagine nel contesto di una scena di affresco più ampia e che racconta un particolare momento della vita di S. Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini.

Pietro da Verona o Pietro Martire (Pietro Rosini) era nato a Verona da una famiglia di eresia catara. Entrato a far parte dell’ordine domenicano, si dedicò con vigore a combattere le eresie, soprattutto quella abbracciata dalla propria famiglia. Papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di Milano e di Como. Nel 1252 Pietro venne aggredito e assassinato con una roncola da alcuni sicari nella foresta di Seveso, precisamente a Barlassina (nel luogo del martirio ora è presente un piccolo altare), mentre percorreva a piedi la strada da Como a Milano. Le agiografie riportano che prima di morire intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse per terra la parola “Credo”, cadendo poi morto. Uno degli attentatori, Carino Pietro da Balsamo, si pentì del gesto e morì poi in fama di santità presso il convento dei domenicani di Forlì: dal 1822 è riconosciuto come beato dalla Chiesa cattolica (di Anna Preianò).
Si racconta infatti che tra le varie avventure legata alla vita del Santo, durante una messa da lui, officiata quando era ancora un “semplice sacerdote”, il diavolo per tentarlo prese le fattezze di Maria con il bambino tra le braccia, ma nel compiere la trasformazione dimenticò di far sparire le corna. Pietro riconoscendo in quel segno un trucco del demonio lo cacciò alzando l’ostia consacrata.
Esiste tuttavia una seconda interpretazione dell’affresco e riguarda Guglielmina la Boema, interessante figura storia di cui sicuramente ci occuperemo. La donna visse sempre in odore di santità, ma a causa delle sue idee venne seppur inizialmente sepolta come quasi santa nell’abbazia di Chiaravalle, dichiarata eretica dopo la morte, recuperati i suoi resti e bruciati assieme a tutto ciò che le poteva appartenere. Le corna, pertanto, affrescate da Vincenzo Foppa rappresenterebbero la presenza dello spirito di Guglielmina la Boema nell’affresco raffigurante Maria con il bambino.

Vincenzo Foppa, con quest’opera, volle documentare altresì l’avversione che all’epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine. 

Dipinto di Antonio Vivarini
A livello artistico possiamo notare come la soluzione prospettica scelta da Vincenzo Foppa fosse alquanto ardita a partire dal punto di fuga e da un innovativo sottoinsù, ossia una scelta dell’autore di rappresentare le figure in prospettiva verticale sostituendola a quella orizzontale più comunemente usata. E’ questo suo modo di rapportarsi alla realtà che lo differenzia dai pittori del tempo quali Mantegna e Bellini.

Quella di cui abbiamo parlato non è la sola rappresentazione di questo dettaglio della vita del santo. Di grande valore non solo artistico è il lavoro di Antonio Vivarini detto anche Antonio da Murano (Murano, 1418 circa – Venezia, tra il 1476 e il 1484). 

Nel suo dipinto Maria con il bambino non ha soltanto le corna ma anche due grandi ali nere di pipistrello. L’opera, che qui osserviamo è stata tratta da internet ed è in mano a qualche collezionista privato.

Di grande valore non solo artistico è il lavoro di Antonio Vivarini detto anche Antonio da Murano (Murano, 1418 circa – Venezia, tra il 1476 e il 1484). Nel suo dipinto Maria con il bambino non ha soltanto le corna ma anche due grandi e nere ali di pipistrello. Purtroppo l’opera è in mano a qualche collezionista privato.

Chiesa di Sant'Eustorgio


lunedì 10 settembre 2018

Diso (LE) - Madonna dell'Uragano


Festa della Madonna dell'Uragano 


Da anni ormai, la cittadinanza di Diso il 10 settembre rende onore alla Madonna conosciuta con l'appellativo di Madonna dell'Uragano. Come per ogni festa Salentina che si rispetti la venerazione verso la Madre di Cristo si riconferma ogni anno con un nutrito programma religioso e civile insieme; il solenne noverario culmina così con la processione e la Messa Solenne, mentre le strade principali del paese vengono addobbate con le tradizionali luminarie, alle luci delle quali, si alternano la sera della festa, i più prestigiosi concerti bandistici Pugliesi. 
Il significato profondo di questa Festa è legato al terribile ciclone che si abbatté sull'estremo lembo del Salento il 10 Settembre 1832, colpendo drammaticamente Diso e Otranto ed altre località situate sull'asse delle due cittadine. Il 10 Settembre 1832 Diso fu invaso da un turbine devastatore di potenza straordinaria; turbine tenebroso e fiammeggiante, il quale, dopo aver desolate le campagne poste a libeccio di Diso, atterrando muri e case rustiche e divellendo o spazzando oliveti annosi, entrò nell'abitato e lo ridusse ad un cumulo di rottami.

 
Neppure il solido frontespizio della Chiesa Parrocchiale resistette alla violenza del turbine e ne rimase diroccato. Se non che al momento dell’invasione una preghiera eruppe da tutti i cuori e un grido unanime implorante l’aiuto di M. SS. Immacolata risuonò sulle labbra di tutti. Tra le rovine e i rottami non si trovarono che due soli morti, mentre invece fu grande il numero di coloro che vennero dissepolti sani ed illesi, e tra questi non poche madri prossime a sgravarsi che videro salve se medesime e la prole nascitura. 


Lo stesso ciclone che desolò Diso arrivò sino ad Otranto e ne invase il sobborgo facendovi 24 cadaveri; e fortuna che gli Otrantini che mediante l’intercessione dei loro Martiri, il turbine deviò e la città fu salva. (Stasi Arc.) 


Fino a qualche decennio fa la Festa della Madonna dell’Uragano del 10 Settembre era praticamente “gestita” dalla locale Confraternita dell’Immacolata e rientrava nelle numerose festività mariane programmate dai Confratelli e non aveva scansione annuale in quanto la festa non tutti gli anni veniva celebrata, ed il passaggio dalla iniziale episodicità ad una fissità annuale del 10 Settembre, viene proprio dal tragico evento del ciclone del 1832, che determinò per sempre i solenni festeggiamenti in onore della Vergine Immacolata che da allora prese il titolo di Madonna dell’Uragano. (Notizie tratte dal sito web http://www.disonline.it/Italiano/FestaMadonna.html)


Conosciamo meglio Diso (LE)

lunedì 2 luglio 2018

Corato (BA) - Madonna delle Grazie


Santuario “Madonna delle Grazie” di Corato

Le origini vanno logicamente collegate alla particolare e se­colare devozione verso la Ma­donna radicata nel cuore dei Coratini. Basti pensare al numero delle Chiese del centro storico dedicate alla Vergine SS.ma, prima tra le quali la Chiesa Matrice dedicata alla Assunzione di Maria al cielo.

🔻 Sotto il titolo di «Madonna delle Grazie», da antichissima data, Maria SS. era venerata in una chiesetta rurale sita sulla via ve­chia che porta da Corato a Ruvo a circa 1 Km dal centro abitato in contrada denominata «Bracco». Il popolo contadino di Corato individuò da tempo immemorabile il luogo idoneo per l’esercizio della pietà mariana in questa chiesetta inglobata in un complesso edilizio in cui i Religiosi, che l’hanno offi­ciato per lungo tempo, alla vita di preghiera e di contemplazione univano i lavori della terra.

🔻 Un dipinto della Vergine di scuola romana del sec. XVI, sulla parete centrale, raffigura «il riposo in Egitto»: in esso i nostri antenati forse hanno identificato gli affanni e i travagli della vita confortati e ri­solti dalla imperturbabile fiducia di Maria abbandonata filialmente nelle mani della Divina Provvi­denza. 


In vario modo Ella è stata nei se­coli invocata: «Madonna della strada», «Madonna del viandante», «Madonna dei contadini», «Ma­donna delle puerpere», «Madonna dei soldati partenti per la guerra».

Il titolo che è prevalso e che racchiude i precedenti è stato ed è quello della «Madonna delle Grazie».

Dagli annali del piccolo Santuario si ricavano le al­terne vicende che hanno segnato periodi di vero splendore alternati a quelli di prolungato abbandono specialmente in seguito alle leggi di soppressione degli Ordini reli­giosi e di incameramento da parte dello Stato Italiano dei beni eccle­siastici.

Due appuntamenti nell’anno sono stati sempre osservati: il primo, nel giorno già dedicato alla festività della Visitazione di Maria a S. Elisabetta popolarmente chiamata della Madonna delle Grazie (2 Luglio - oggi ripristinata per volere dell’Arcivescovo Pichierri alla festa liturgica del 31 maggio) e l’altro, l’8 Settembre (festa della natività di Maria).

🔻 Il culto durante l’anno, una volta affidato ai Padri Minori Os­servanti, in seguito è stato zelato dai Cappellani, nominati dall’Ar­civescovo di Trani, i quali hanno provveduto ad abbellire la Chiesa e renderla più decorosa.


 Nessun miracolo o apparizione della Madonna è all’origine del Santuario: ma solo la pietà e l’intuito del popolo che vi conveniva per le espressioni più spontanee di devozione a Ma­ria, di ricorso a Lei nelle fasi più sa­lienti delle occupazioni conta­dine, per i casi di privata o pubblica utilità, per le solite manifesta­zioni religiose-folkloristiche del nostro meridione. (tratto da http://www.santuariomadonnadellegrazie.it)


Visita il sito del Santuario


Santuario Madonna Delle Grazie
70033 CORATO (BA) - Via Castel Del Monte Km. 3
Tel. +39.080.898.06.85 - Fax +39.080.350.34.33
info@santuariomadonnadellegrazie.it


sabato 9 giugno 2018

Caramannico (PE) - Maria Santissima Assunta


Abbazia di Santa Maria Maggiore

Caramanico e dintorni

Poco oltre "la porta", a sinistra, il lato absidale della chiesa, in pietra locale: lo ornano colonnine sui capitelli delle quali - a diverse altezze - sono poste statue di santi e oranti, forse provenienti da altre chiese. A partire da sinistra sono riconoscibili un pastore con le caratteristiche calzature e la zampogna, un pellegrino, un santo, Sant´Antonio Abate, Eva ed Adamo - come indicano le due iscrizioni in caratteri gotici - e, al centro, la Madonna col Bambino. La provenienza gotica delle immagini appena descritte è evidenziata anche dai loro tratti scultorei come, ad esempio, il panneggio del santo.
Di epoca posteriore è invece la grande finestra a timpano che si apre in alto, al centro. In un´edicola sulla destra è ancora leggibile un frammento d´affresco che lascia scorgere teste di angeli ed una corona: si tratta probabilmente dell´Incoronazione della Vergine. Concludono il muro, in alto, un´elegante cornice in pietra a tortiglioni ed una serie di palmette a cinque lobi.
Sull´estrema sinistra la torre campanaria cuspidata e a quattro ordini reca gli stemmi araldici della casa d´Aquino e della casa d´Aragona. Lo stacco stilistico tra il terzo ed il quarto ordine lascia pensare che la parte inferiore del campanile appartenesse ad un´epoca anteriore, e che esso fosse all´inizio una torre di avvistamento.
La cella campanaria e la cuspide furono infatti commissionate da Francesco III d´Aquino, come indica la data (1432) vicina allo stemma della sua casa.


Scendiamo ora a destra, lungo la gradinata che porta alla piazzetta antistante la facciata principale della chiesa. L´eterogeneità degli elementi architettonici che la caratterizzano evidenzia i segni dei rimaneggiamenti che l´edificio subì nel corso dei secoli.
Ad un portale gotico si affiancano ad esempio finestre rinascimentali, la fiancata si presenta suddivisa da grandi contrafforti ed una quinta architettonica di ispirazione neoclassica chiude il lato della piazzetta che guarda verso il monte Morrone.
Questi elementi sono stati introdotti nell´´800 in occasione dei lavori di sistemazione della piazzetta stessa, e sono culminati con l´inserimento del portale nella facciata laterale, asportato dalla facciata principale della chiesa (1848).

Il portale è uno degli elementi più interessanti dell´edificio e da sempre suscita interesse ed ammirazione da parte di critici e storici dell´arte. L´incisione dell´architrave ci informa che esso fu commissionato da un certo Nallus nel 1452. Lo stile è chiaramente gotico, come confermano la cuspide che lo corona e le edicolette trilobate e cuspidate che ospitano bassorilievi raffiguranti personificazioni delle Virtù. Ai lati appaiono sculture di simboli cristiani (una croce, un gallo, un calice e così via), mentre sinuose foglie incorniciano tutto il portale. L´architrave è sorretto da due magnifiche mensole raffiguranti l´una il volto di una donna giovane, l´altra quello di una vecchia. A queste immagini "terrene" si contrappone la spiritualità dell´altorilievo della lunetta, nel quale la Madonna viene incoronata da Cristo e da Dio seduti in trono, mentre la colomba dello Spirito Santo veglia dall´alto e alcuni angeli assistono alla scena. Il prezioso gruppo scultoreo, su fondo turchese, risale al 1476. Il minuzioso studio del panneggio, la simmetria ed il rigore formale che lo caratterizzano riportano ad uno stile tipico della tradizione nordica, che prevede anche la raffigurazione di Dio a completamento della scena: l´autore è infatti tedesco e si firma "Johannes Biomen ...Theatonicus de Lubec".


Anche l´interno dell´Abbazia denota in modo evidente le trasformazioni subite dall´edificio nel tempo. Del primitivo aspetto romanico essa non conserva più nulla se non il presbiterio rialzato. Molto probabilmente, come accadeva nelle chiese romaniche, in origine una o più rampe di gradini ricavate nella scala che conduceva all´altare permettevano l´accesso alla cripta, che infatti S. Maria conserva sotto il pavimento (non è visitabile).
Alla fine del ´500 risale un massiccio intervento di restauro che cambiò completamente l´assetto interno della chiesa.


Di fronte all´attuale ingresso fu innalzato l´altare più venerato e dedicato all´Assunta, ancora oggi al centro di solenni festeggiamenti (15 Agosto). Realizzato in pietra locale, con colonne tortili e marmi policromi, esso mostra la volta ed i pilastri affrescati con scene tratte dalla vita della Madonna e di Cristo. Molto originale è la presenza di Dio Padre, di solito non rappresentato. L´edicola posta al centro dell´altare e circondata da volti alati di putti ospitava una statuina dell´Assunta risalente al 1000, posta su un prezioso ostensorio di rame dorato attribuito alla scuola di Nicola da Guardiagrele (XVI secolo) e trafugata nel 1950. Lo scultore caramanichese Nicola D´Antino ne realizzò una copia raffinata che ancora oggi possiamo vedere, dal momento che l´originale non è stato più trovato.
A destra dell´altare dell´Assunta è l´altare del SS. Crocifisso che presenta una statua lignea del ´400, successivamente restaurata, che merita attenzione: osservandola da sinistra, infatti, mostra Cristo sofferente; al centro, Cristo in agonia; a destra, morto.


A sinistra della porta d´ingresso è posto un battistero ligneo del 1572 finemente lavorato. Al ´600 ed al ´700 risalgono infine gli altri altari laterali, le statue, i dipinti dell´abside, il coro ligneo ed il poderoso organo, che si ha in progetto di restaurare e rendere di nuovo funzionante. (Tratto dal sito web https://www.comunecaramanicoterme.it/Abbazia-di-Santa-Maria-Maggiore.htm)


sabato 2 giugno 2018

Fermo (FM) - Icona della Beata Vergine, sec. XIII


L'Icona di Fermo della Beata Vergine Maria è venerata dal 1473,
ma risale al  XIII Sec.. E' custodita nel Duomo della città.
Duomo di Fermo

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo è il principale luogo di culto cattolico di Fermo, nelle Marche, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi metropolitana.

La sua mole maestosa si eleva sul margine orientale del Girfalco, dove fu edificata in un'area che presenta un'interessante stratificazione di resti architettonici risalenti all'epoca romana e all'Alto Medioevo.

Durante gli scavi effettuati negli anni 1934-35 sotto il pavimento del duomo furono infatti messi in luce resti murari di età imperiale con laterizi recanti bolli dell'età di Antonino Pio, e più consistenti strutture murarie e pavimentali della basilica paleocristiana risalente al VI secolo. Quest'ultima era a tre navate divise in file di quattro colonne con presbiterio rialzato; delle decorazioni musive del pavimento rimane oggi in vista soltanto quella absidale, raffigurante due pavoni araldicamente disposti ai lati di un kantharos sormontato dal chrismon, motivo dipendente dalla cultura ravennate. L'antica basilica, ampliata al tempo del vescovo Lupo (826-844), venne distrutta nel 1176 da Cristiano di Magonza, per ordine del Barbarossa.


Duomo di Fermo

Cinquant'anni più tardi, la cattedrale veniva ricostruita da Giorgio da Como, come indica una lapide posta sulla facciata, recante la data 1227; dell'elegante struttura gotica rimangono oggi soltanto il prospetto e la torre campanaria. Intorno al 1781 l'arcivescovo Andrea Antonio Silverio Minucci fece demolire il resto della chiesa per ricostruirla, in un lasso di tempo di circa otto anni, in stile neoclassico su progetto di Cosimo Morelli con modifiche di L. Paglialunga.


Nel luglio del 1962 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore.

La facciata della cattedrale è in pietra d'Istria, scandita da sottili lesene, e presenta al centro un elegante portale con fasci di colonne scolpite, sormontato da un'ampia cuspide racchiudente la statua della Vergine: in asse è posto il grande rosone con dodici colonnine decorate con motivi tortili e a spina di pesce, desinenti in eleganti archi trilobati ravvivati da tessere musive policrome, opera dello scultore fermano Giacomo Palmieri (1348). Sulla cuspide del portale è il gruppo bronzeo dell'Assunta e Angeli, del 1758.

Il lato sinistro è occupato dalla torre campanaria, il cui inserimento in corrispondenza della navata laterale ha forse determinato la caratteristica asimmetrica della facciata, il cui culmine non corrisponde alla posizione del portale e del rosone.


Interno del Duomo
Le campane più antiche erano in ferro fin dal sec. VIII; si fusero in bronzo (rame e stagno in rapporto 4:1) con aggiunta di antimonio e piombo per rinforzare il suono. La loro benedizione era molto solenne e piena di segni, chiamata anche battesimo, in quanto simboleggiavano la voce di Dio. Sulla torre del duomo attualmente ci sono cinque campane, intonate per fare un concerto; sul tetto della cattedrale, troneggia dal 1423 la scultura di un gallo.

L'interno della cattedrale appare nella sua conformazione attuale alla ricostruzione neoclassica operata da Cosimo Morelli nel XVIII secolo. La chiesa è a tre navate separate da archi a tutto sesto ed ha un doppio transetto. La navata maggiore e il transetto sono coperti con volta a botte cassettonata, mentre le navate minori con cupolette, anch'esse cassettonate.

La navata centrale termina con la profonda abside, all'interno della quale si trova il presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, riformato dopo il Concilio Vaticano II. Alle spalle dell'altare maggiore barocco, in marmi policromi, al di sopra del coro ligneo, vi è il gruppo scultoreo dell'Assunzione di Maria in Cielo. Nella settimana di Ferragosto l'Altare Maggiore viene adornato da una splendida tovaglia realizzata per la festività della Madonna Assunta in Cielo realizzata presso il Monastero delle Monache Benedettine di Fermo dal 1914 al 1917. Il ricamo raffigura la processione che ancora oggi si svolge in occasione delle manifestazioni della Cavalcata dell'Assunta. Nella processione le diverse contrade offrivano in dono alla Vergine i frutti del loro lavoro.
Nella Cappella del Sacramento è custodito il ciborio bronzeo realizzato nel 1570-71 da Girolamo Lombardo. Nel transetto, a pavimento, si trova l'organo a canne Callido opus 398, costruito nel 1803 per la chiesa dell'Angelo Custode e collocato nella cattedrale nel 2003, anno in cui è stato restaurato da Michael Formentelli.
La cripta del Duomo di Fermo è ricca di reliquie di santi e di opere d'arte. Vi è un dipinto che raffigura lo Sposalizio della Vergine. La tela attribuita a Ubaldo Ricci si pensa sia stata realizzata intorno al 1698.
Concludiamo descrivendo la presenza di un Sarcofago paleocristiano. La manifattura realizzata nel IV secolo è stata riutilizzata come mensa d'altare. L'opera si compone di quindici figure, realizzate con la tecnica dell'altorilievo, disposte con molta cura e precisione nella nicchia centrale il Cristo Logos riceve da Caino e Abele le primizie del frutto del loro lavoro. Le scene scolpite nelle due nicchie di sinistra fanno riferimento al miracolo di San Pietro che resuscita Tabita. Nella prima nicchia San Pietro accompagnato da un messo incontra le compagne di Tabita, nella seconda il Principe degli Apostoli stringe la mano della resuscitata. Nella prima nicchia di destra appaiono i soldati a guardia della prigione di San Pietro. Nella seconda nicchia di destra L'Angelo tenendo per mano San Pietro lo porta via dal carcere. (Articolo tratto da Wikipedia)



giovedì 31 maggio 2018

Recanati (MC) - Maria Santissima Consolatrice degli afflitti


Convento
dei Cappuccini

Nel 1616 furono costruiti il convento e la chiesa dedicati alla Madonna di Loreto. I frati cappuccini hanno sempre avuto rapporti con la vicina famiglia Leopardi: appartiene a essa la prima Cappella laterale destra, dove fu esposto il quadro della Madonna Consolatrice degli Afflitti, protettrice dei Conti Leopardi. Secondo la Regola dell'Ordine è senza ornamenti. Nell'altare maggiore, costruito in noce, si trova un quadro della Madonna di Loreto dipinto da Girolamo Cialderi (1593 - 1680 Urbino), ai lati due tele settecentesche raffiguranti Santa Chiara e Santa Margherita da Cortona. Nel secondo altare, alla destra di chi entra, La Madonna dell'Insalata, pregevole tela attribuita da storici dell'arte al grande artista del Cinquecento, Caravaggio. Sul piazzale di fronte alla chiesa fu eretta una stele in travertino, decorata con ceramiche di Arturo Politi e Rodolfo Ceccaroni. Nel 1774 il convento venne ingrandito; dopo la soppressione del 1810 i frati vi ritornarono nel 1815; pochi mesi dopo la soppressione del 1866 la chiesa poté essere riaperta al culto. Questa presenta esternamente una facciata a capanna, con una finestra termale, preceduta da un portico con cinque archi alternativamente a tutto sesto e a sesto ribassato; all'interno navata unica coperta a botte con due cappelle per lato. Il convento si sviluppa a destra dell’edificio sacro ed è attualmente sede del Centro Missioni Estere. All'interno del convento dei Frati Cappuccini di Recanati è stato allestito il nuovo museo missionario.


mercoledì 30 maggio 2018

Ferrara (FE) - Madonna delle Grazie



Detta anche Madonna del Cantone 

Madonna dell’Atrio


Sulla controfacciata del primitivo edificio, vi era una targa con iscrizione commemorativa datata 1570.
 Il settecentesco altare in marmo, opera di Agapito Poggi, è adorno con statue di Andrea Ferreri.

Il 24 maggio 1779 l’immagine viene solennemente incoronata dall'arcivescovo card. Alessandro Mattei; il 28 settembre 1849 la Madonna delle Grazie è dichiarata Patrona di Ferrara.

Oggetto del culto è l’affresco della Madonna che allatta il Bambino, opera del Trecento ora trasferito su tela. (http://www.viaggispirituali.it/)


La Cattedrale di San Giorgio


LA FACCIATA
La grandiosa facciata, dalla particolarissima struttura a tre cuspidi, fu iniziata in stile romanico, ancora prevalente nella parte inferiore: da notare il San Giorgio e le scene del Nuovo Testamento sopra la porta centrale, opera dello scultore Nicholaus (1135).
La parte superiore, di qualche decennio più tarda, è in stile gotico e presenta, oltre alle numerose arcatelle e ai finestroni strombati, un magnifico Giudizio Universale scolpito da ignoto, sopra la loggia centrale.
Sotto queste sculture si trova un’elegante loggia gotica contenente una statua, anticamente dorata, della Vergine e il Bambino, opera della prima metà del Quattrocento attribuita a Michele da Firenze.
Nella parte bassa della facciata, a sinistra, una lapide ricorda il passaggio di Ferrara dal potere estense a quello del papa Clemente VIII. A destra, entro una nicchia, è posta invece la statua del marchese Alberto d’Este, fondatore dell’Università (1391).
La fiancata posta lungo la piazza Trento e Trieste è decorata da due logge con colonnette scolpite.In basso corre la Loggia dei Merciai, occupata da negozi fin dai tempi del Medioevo.
Al centro della fiancata si notano le strutture superstiti dell’antica Porta dei Mesi, distrutta nel XVIII secolo, le cui sculture sono in parte conservate nel Museo della Cattedrale.
L’imponente campanile rinascimentale,in marmo bianco erosa, è opera incompiuta attribuita a Leon Battista Alberti.
L’abside in laterizio è opera del massimo architetto e urbanista ferrarese, Biagio Rossetti.




INTERNO

L'interno fu interamente rifatto in varie epoche; l’abside nel XVI secolo, il transetto nel XVII e le navate nel XVIII. Oggi si presenta in stile classico, con una complessa e sontuosa decorazione pittorica e scultorea.

A. All'ingresso San Pietro e San Paolo, affreschi staccati da una chiesa sconsacrata, opera di Benvenuto Tisi da Garofalo (1481-1559), maestro della scuola ferrarese. Al di sopra le monumentali statue dei patroni di Ferrara, San Giorgio e San Maurelio Vescovo del 1746.

B. Cappella della Madonna delle Grazie con un’immagine della Vergine conservata all'interno di un sontuoso altare in marmi policromi di Agapito Poggi e Andrea Ferreri (XVIII secolo).

C. La Vergine in gloria con le Sante Barbara e Caterina, tela di Sebastiano Filippi, detto il Bastianino (1532-1602 ca).
D. I Santi Lorenzo e Francesco, con ritratto del donatore, di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino (1550-1620).
E. Il martirio di San Lorenzo, di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666).
F. Sopra la statua giacente dell’arcivescovo Ruggero Bovelli si trova un prezioso gruppo di statue bronzee del Quattrocento; Crocifissione con la Vergine e San Giovanni di Niccolò Baroncelli; ai lati i Santi Giorgio e Maurelio di Domenico di Paris.
G. Tomba di papa Urbano III. Il Pontefice morì inaspettatamente a Ferrara nel 1187, mentre sostava in città durante un viaggio.
H. Coro (primi decenni del XVI secolo): opera dei Canozi da Lendinara, ebanisti operanti in tutta l’Italia settentrionale.
I. Le pareti dell’abside sono coperte da una sontuosa decorazione di stucco dorato eseguita nel 1583-84 da Agostino Rossi e Vincenzo Bagnoli.
J. Nel catino absidale: Giudizio Universale, di Sebastiano Filippi (Bastianino). L’impianto dell’affresco (terminato nel 1580) è di chiara ispirazione michelangiolesca.
K. L’Incoronazione della Vergine e Santi, tela di F. Francia (1450 ca. - 1517).
L. Sposalizio della Vergine, di Niccolò Roselli (XVI secolo).
M. Madonna liberatrice, eseguita dal Garofalo nel 1532 quale ex-voto per la liberazione dalla peste iniziata nel 1528.
N. Madonna in trono con il Bambino e i Santi Silvestro, Maurelio, Girolamo e Giovanni, firmata e datata (1524) dal Garofalo
O. Cappella del Battistero: il fonte battesimale fu ricavato da un unico blocco di marmo nel Duecento, su modelli bizantini. È circondato da un’elaborata costruzione neogotica della seconda metà dell’Ottocento. (Articolo tratto dal sito http://www.ferraraterraeacqua.it/)