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martedì 31 maggio 2022

Assunzione di Maria

L'Assunzione di Maria
L'Assunzione di Maria al cielo è un dogma di fede della Chiesa cattolica, secondo il quale Maria, madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, andò in paradiso in anima e corpo.

Questo culto si è sviluppato a partire almeno dal V secolo d.C., diffondendosi e radicandosi nella devozione popolare. Il 1º novembre 1950, papa Pio XII, avvalendosi dell'infallibilità papale, proclamò il dogma con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus con la seguente formula:
«La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». 
Queste parole volutamente non chiariscono se l'Assunzione di Maria sia stata preceduta o meno da sonno profondo o da morte naturale (Dormitio Virginis, espressione che in effetti può riferirsi sia ad un sonno che alla morte naturale): pertanto la Dormizione di Maria non è oggetto di dogma, mentre la sua glorificazione in corpo ed anima è parte integrante della fede della Chiesa cattolica.

È una solennità celebrata il 15 agosto da tutte le Chiese cristiane (cattolici, ortodossi e non solo) che accettano questo articolo di fede e - corrispondendo per la Vergine a ciò che per gli altri santi è il dies natalis (transito) - costituisce la festa principale della Madonna, la solennità mariana per eccellenza dell'anno liturgico. Secondo una pia credenza, in questo giorno Dio elargirebbe agli uomini abbondanti grazie e benedizioni. Secondo questa tradizione, Maria, la madre di Gesù, terminato il corso della vita terrena, fu portata in Paradiso, sia con l'anima sia con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo.

L'Assunzione di Maria non implica necessariamente la morte (tesi della Dormizione), ma neppure la esclude. L'Assunzione, nel pensiero cattolico, è un'anticipazione della risurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. È quindi differente dall'approdo in Paradiso riconosciuto ai vari Santi, i quali hanno raggiunto la beatitudine celeste solo con l'anima. Questo, tra l'altro, giustifica le numerose apparizioni di Maria nel corso del tempo in tutto il mondo, che la Chiesa cattolica, nei casi in cui le riconosce credibili, lo fa anche riguardo al fatto che la Madonna appare realmente in carne e ossa.

L'Assunta è un dipinto di Tiziano, databile al 1516-1518 conservato
nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia

Al riguardo, non è contraddittorio il fatto che Maria sia apparsa nei vari secoli e continenti con aspetto fisico differente: 
la Chiesa cattolica crede e professa che il corpo con cui i redenti vivono la beatitudine eterna è un corpo 'glorificato', e non lo stesso corpo con cui le persone conducono la loro esistenza sulla terra. Il corpo glorificato non è soggetto alla relativizzazione spazio-temporale né alla caducità così come a nessuna legge fisica. 
La Chiesa professa che Maria è, con Gesù, l'unica persona in tutta la storia dell'umanità a essere ufficialmente riconosciuta assunta in cielo (quindi in corpo e anima) già ora, prima della seconda venuta del Cristo. Ciò è possibile perché Maria, secondo la Chiesa, è stata l'unica persona a essere preservata dal peccato originale che ha coinvolto tutta l'umanità. Per questo, la tradizione, e poi il dogma che ne è scaturito, dell'Assunzione di Maria sono in stretta connessione logica con i loro corrispettivi inerenti all'Immacolata Concezione, secondo cui appunto Maria fu preservata dal peccato originale alla sua nascita, anche qui unica con Gesù tra l'umanità post peccato originale, anche se la tradizione dell'Immacolata Concezione è successiva nel tempo rispetto a quella dell'Assunzione, e anche più elaborata e discussa teologicamente. Tuttavia, paradossalmente, il dogma dell'Assunzione di Maria è successivo a quello dell'Immacolata, anzi, è in ordine di tempo, l'ultimo dogma della Chiesa cattolica, essendo stato proclamato da Pio XII solamente il 1º novembre 1950, quasi un secolo dopo quello dell'Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX nel 1854.



La parola “assunta” sta proprio ad indicare l’essere “accolta”, in questo caso nel regno dei cieli, perché stando a questa tradizione il trasferimento di Maria in Paradiso fu completato tanto dalla sua anima quanto dal suo corpo. La Chiesa non ha mai stabilito se prima dell’Assunzione, Maria fosse morta oppure se si trovasse in uno stato di sonno o trance (tesi chiamata della Dormizione).

Gesù era stato il primo ad Ascendere al regno dei cieli, e dopo di lui solo la sua Beata Madre ha avuto lo stesso onore. Questo perché Maria è priva del peccato originale, al contrario del resto dell’umanità. L’Assunzione di Maria si ritrova quindi fortemente legata al dogma dell’Immacolata Concezione, che stabilisce la purezza della Vergine Beata, nata priva del peccato originale per poter poi accogliere in grembo il Salvatore. 
La più antica testimonianza della dottrina dell’Assunzione di Maria si trova nel Liber Requieie Mariae (IV secolo circa), mentre in diversi altri testi è stata riportata nel corso dei secoli.

Questo fatto non deve sorprendere: contrariamente al pensare comune, i dogmi più che essere imposizioni dall'alto ai credenti sono riconoscimenti e ufficializzazioni di credenze e tradizioni già diffuse nel seno della comunità della Chiesa; tra l'altro, spesso sono stati proclamati non per affermare un nuovo fatto di fede ma per difendere una tradizione già esistente da attacchi teologici ritenuti eretici. Riguardo all'Assunzione, l'antica tradizione, unanimemente accettata da parte della Chiesa cattolica, non necessitava di nessuna difesa, e quindi la relativa proclamazione del dogma è stata fatta solo nel XX secolo, sollecitata dalla pressione che la critica scientista moderna ha operato su tutti gli aspetti della fede cattolica. L'Assunzione di Maria è il quarto mistero della gloria nella devozione del Santo Rosario.


Definizione e proclamazione del Dogma
Il dogma cattolico è stato proclamato da Papa Pio XII il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus.

Papa Pio XII proclama la definizione dogmatica
dell'Assunzione di Maria il 1º novembre 1950

Si tratta dell'unico dogma proclamato da un Papa nel XX secolo. Questo è il passaggio finale del documento, con la solenne definizione dogmatica:
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.» (Munificentissimus Deus).
 

Prima di proclamare il dogma Pio XII promosse una consultazione di tutti i vescovi cattolici del mondo, che espressero un parere favorevole quasi plebiscitario. Solo ventidue vescovi manifestarono qualche riserva. Giacinto Tredici fu l'unico vescovo italiano a esprimere parere contrario alla proclamazione del dogma dell'assunzione della Madonna, non perché non ne condividesse il contenuto, ma perché pensava che l'introduzione di un nuovo dogma mariano non fosse necessaria e avrebbe reso più difficile il dialogo ecumenico coi protestanti. Secondo alcuni teologi, la proclamazione di questo dogma sarebbe l'unica occasione in cui un pontefice ha fatto uso dell'infallibilità papale ex cathedra, definita formalmente nel 1870. La Chiesa riconosce che in questa specifica occasione il papa ha proclamato un dogma esercitando l'ufficio di pastore e dottore di tutti i cristiani, e quindi con il carisma dell'infallibilità (Notizie tratte da Wikipedia).


domenica 31 maggio 2020

La Pentecoste e l'effusione dello Spirito Santo



«CREDO NELLO SPIRITO SANTO»

687 « I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio » (1 Cor 2,11). Ora, il suo Spirito, che lo rivela, ci fa conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non manifesta se stesso. Colui che « ha parlato per mezzo dei profeti »5 ci fa udire la parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo Spirito di verità che ci svela Cristo non parla da sé.6 Un tale annientamento, propriamente divino, spiega il motivo per cui « il mondo non può ricevere » lo Spirito, « perché non lo vede e non lo conosce » (Gv 14,17), mentre coloro che credono in Cristo lo conoscono perché dimora presso di loro.


688 La Chiesa, comunione vivente nella fede degli Apostoli che essa trasmette, è il luogo della nostra conoscenza dello Spirito Santo:

— nelle Scritture, che egli ha ispirato;
— nella Tradizione, di cui i Padri della Chiesa sono i testimoni sempre attuali;
— nel Magistero della Chiesa, che egli assiste;
— nella liturgia sacramentale, attraverso le sue parole e i suoi simboli, in cui lo Spirito Santo ci mette in comunione con Cristo;
— nella preghiera, nella quale intercede per noi;
— nei carismi e nei ministeri per mezzo dei quali si edifica la Chiesa;
— nei segni di vita apostolica e missionaria;
— nella testimonianza dei santi, in cui egli manifesta la sua santità e continua l'opera della salvezza.

I. La missione congiunta del Figlio e dello Spirito

689 Colui che il Padre ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo Figlio,7 è realmente Dio. Consostanziale al Padre e al Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità quanto nel suo dono d'amore per il mondo. Ma adorando la Santissima Trinità, vivificante, consostanziale e indivisibile, la fede della Chiesa professa anche la distinzione delle Persone. Quando il Padre invia il suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, è Cristo che appare, egli, l'immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela.


690 Gesù è Cristo, « unto », perché lo Spirito ne è l'unzione, e tutto ciò che avviene a partire dall'incarnazione sgorga da questa pienezza.8 Infine, quando Cristo è glorificato,9 può, a sua volta, dal Padre, inviare lo Spirito a coloro che credono in lui: comunica loro la sua gloria,10 cioè lo Spirito Santo che lo glorifica.11 La missione congiunta si dispiegherà da allora in poi nei figli adottati dal Padre nel corpo del suo Figlio: la missione dello Spirito di adozione sarà di unirli a Cristo e di farli vivere in lui:
« La nozione di unzione suggerisce [...] che non c'è alcuna distanza tra il Figlio e lo Spirito. Infatti, come tra la superficie del corpo e l'unzione dell'olio né la ragione né la sensazione conoscono intermediari, così è immediato il contatto del Figlio con lo Spirito; di conseguenza colui che sta per entrare in contatto con il Figlio mediante la fede, deve necessariamente dapprima entrare in contatto con l'olio. Nessuna parte infatti è priva dello Spirito Santo. Ecco perché la confessione della signoria del Figlio avviene nello Spirito Santo per coloro che la ricevono, dato che lo Spirito Santo viene da ogni parte incontro a coloro che si approssimano per la fede ».12

II. Il nome, gli appellativi e i simboli dello Spirito Santo

Il nome proprio dello Spirito Santo

691 « Spirito Santo », tale è il nome proprio di colui che noi adoriamo e glorifichiamo con il Padre e il Figlio. La Chiesa lo ha ricevuto dal Signore e lo professa nel Battesimo dei suoi nuovi figli.13

Il termine « Spirito » traduce il termine ebraico Ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio l'immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona.14 D'altra parte, Spirito e Santo sono attributi divini comuni alle tre Persone divine. Ma, congiungendo i due termini, la Scrittura, la liturgia e il linguaggio teologico designano la Persona ineffabile dello Spirito Santo, senza possibilità di equivoci con gli altri usi dei termini « spirito » e « santo ».

Gli appellativi dello Spirito Santo

692 Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama A"DVi80J@H, letteralmente: « Colui che è chiamato vicino », « advocatus » (Gv 14,16.26; 15,26; 16,7). A"DVi80J@H viene abitualmente tradotto « Consolatore », essendo Gesù il primo consolatore.15 Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo « Spirito di verità » (Gv 16,13).

693 Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: « Spirito [...] promesso » (Ef 1,13; Gal 3,14), « Spirito da figli adottivi » (Rm 8,15; Gal 4,6), « Spirito di Cristo » (Rm 8,9), « Spirito del Signore » (2 Cor 3,17), « Spirito di Dio » (Rm 8,9.14; 15,19; 1 Cor 6,11; 7,40) e, in san Pietro, « Spirito della gloria » (1 Pt 4,14).

I simboli dello Spirito Santo

694 L'acqua. Il simbolismo dell'acqua significa l'azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell'acqua, allo stesso modo l'acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma, « battezzati in un solo Spirito », noi « ci siamo » anche « abbeverati a un solo Spirito » (1 Cor 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l'Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente16 e che in noi zampilla per la vita eterna.17

695 L'unzione. Il simbolismo dell'unzione con l'olio è talmente significativo dello Spirito Santo da divenirne il sinonimo.18 Nell'iniziazione cristiana essa è il segno sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese d'Oriente « Crismazione ». Ma per coglierne tutta la forza, bisogna tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù. Cristo (« Messia » in ebraico) significa « unto » dallo Spirito di Dio. Nell'Antica Alleanza ci sono stati alcuni « unti » del Signore,19 primo fra tutti il re Davide.20 Ma Gesù è l'unto di Dio in una maniera unica: l'umanità che il Figlio assume è totalmente « unta di Spirito Santo ». Gesù è costituito « Cristo » dallo Spirito Santo.21 La Vergine Maria concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo, il quale, attraverso l'angelo, lo annunzia come Cristo fin dalla nascita22 e spinge Simeone ad andare al Tempio per vedere il Cristo del Signore;23 è lui che ricolma Cristo,24 è sua la forza che esce da Cristo negli atti di guarigione e di risanamento.


25 È lui, infine, che risuscita Cristo dai morti.26 Allora, costituito pienamente « Cristo » nella sua umanità vittoriosa della morte,27 Gesù effonde a profusione lo Spirito Santo, finché « i santi » costituiranno, nella loro unione all'umanità del Figlio di Dio, l'« uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo » (Ef 4,13): « il Cristo totale », secondo l'espressione di sant'Agostino.28

696 Il fuoco. Mentre l'acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l'energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che « sorse simile al fuoco » e la cui « parola bruciava come fiaccola » (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo,29 figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore è « con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17), annunzia Cristo come colui che « battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! » (Lc 12,49). È sotto la forma di « lingue come di fuoco » che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé.30 La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell'azione dello Spirito Santo:31 « Non spegnete lo Spirito » (1 Ts 5,19).

697 La nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la nube, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando la trascendenza della sua gloria: con Mosè sul monte Sinai,32 presso la tenda del convegno33 e durante il cammino nel deserto;34 con Salomone al momento della dedicazione del Tempio.35 Ora, queste figure sono portate a compimento da Cristo nello Spirito Santo. È questi che scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la « sua ombra », affinché ella concepisca e dia alla luce Gesù.36 Sulla montagna della trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e « dalla nube » esce una voce che dice: « Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Infine, è la stessa nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'ascensione37 e che lo rivelerà Figlio dell'uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta.38

698 Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell'unzione. Infatti su Cristo «Dio ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo.39 Poiché indica l'effetto indelebile dell'unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine, l'immagine del sigillo (FND"(\H), è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il « carattere » indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.

699 La mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati40 e benedice i bambini.41 Nel suo nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti.42 Ancor di più, è mediante l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo.43 La lettera agli Ebrei mette l'imposizione delle mani tra gli « articoli fondamentali » del suo insegnamento.44 La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.

700 Il dito. « Con il dito di Dio » Gesù scaccia « i demoni ».45 Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra « dal dito di Dio » (Es 31,18), « la lettera di Cristo », affidata alle cure degli Apostoli, è « scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei [...] cuori » (2 Cor 3,3). L'inno « Veni, Creator Spiritus » invoca lo Spirito Santo come « dexterae Dei tu digitus – dito della mano di Dio ».46

701 La colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un freschissimo ramoscello d'ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile.47 Quando Cristo risale dall'acqua del suo battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane.48 Lo Spirito scende e prende dimora nel cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese, la santa Riserva eucaristica è conservata in una custodia metallica a forma di colomba (il columbarium) appesa al di sopra dell'altare. Il simbolo della colomba per indicare lo Spirito Santo è tradizionale nell'iconografia cristiana.

(Testo tratto dal Catechismo della Chiesa Cattolica)


sabato 17 dicembre 2016

Le Nozze di Cana


A CANA DI GALILEA
(Giovanni 2,5)

Per compiere la missione, affidatagli dal Padre,
vedesti uscire dalla casa di Nazareth
il Figlio Tuo Gesù, Maria,
per non fare più ritorno tra le tue mura.
Lo chiameranno il Nazareno,
ma non sarà più con te,
nella tua casa, nel tuo villaggio.
Lo rincorrerai, di nascosto, seguendo i suoi passi,
anche lungo il suo cammino verso il Calvario,
facendo tua la sua croce, per compiere
la tua silenziosa opera di corredentrice,
solidale con la sua missione.
Lo hai ritrovato in Cana di Galilea,
assieme a quelli che Lui ha raccolto attorno a sé,
senza gelosia alcuna,
per seguirlo e prolungare la sua missione,
dopo che sarà salito al Padre.
Hai accolto la Parola di Dio,
e nel tuo grembo il Verbo si è fatto carne,
e ora contempli, nel Figlio,
l’esserti totalmente consacrata
al compiersi del suo volere:
appartenere totalmente, nel disegno del Padre,
all’umanità da redimere,
non più a te stessa e nemmeno al Figlio.
A una nuova famiglia, universale,
hai visto ormai appartenere il Tuo Figlio: 

“Mia madre e i miei fratelli sono
coloro che ascoltano la Parola di Dio
e la mettono in pratica”.
Una famiglia costituita da uomini
attratti dall'autorità divina della Sua Parola,
postisi alla sua sequela per costituire
quella nuova famiglia universale,
senza confini, che è la Chiesa,
forgiata dal Tuo Figlio
e generata dallo Spirito Santo nel Cenacolo,
il luogo cruciale della missione del Tuo Figlio,
che ha visto te presiedere,
quale Madre di tutti i redenti
dal sangue del Tuo Figlio, la Chiesa nascente.
Il Figlio è uscito dalla tua casa,
dalla famiglia di cui ne faceva parte,
secondo la carne, per concedersi
familiare ad ogni uomo,
che con cuore puro e retta coscienza
avrebbe aderito all'annunzio evangelico del Regno,
facendone parte mediante la Chiesa,
posta sul fondamento degli apostoli,
chiamati dal Tuo Figlio,
per costituire il nuovo popolo di Dio,
per mezzo del dono dello Spirito.
Comunità di credenti nel nome del Figlio Tuo
estesa a tutte le genti,
nel riecheggiare l’annunzio del regno,
nelle parabole della vigna e dei vignaioli,
a tutti i chiamati, anche all'ultima ora ,
per ricevere dal Padre la stessa ricompensa.
Sapevi bene che non poteva
compiutamente appartenerti,
perché aveva da compiere la missione
che il Padre gli ha affidato.
Come è avvenuto per te che,
mentre stavi per congiungerti a Giuseppe,
sei stata chiamata da Dio Padre,
per essere colei che ci avrebbe
dato vita all'Emanuele, il Dio-con-noi.
Già nel Tempio di Gerusalemme
il tuo Gesù aveva affermato deciso: 


“Non sapevate che io devo occuparmi
delle cose che riguardano il Padre mio” ?

Presagio di quando avrebbe abbandonato la tua casa.
Una diversa contiguità
avresti vissuto con il Tuo Figlio,
cresciuto in 

"sapienza, età e grazia
presso Dio e presso gli uomini",

nell'obbedienza a te, nella condivisa dimora.
Una diversa contiguità con il Tuo Figlio
è esplosa alle nozze di Cana,
quasi a configurare il nuovo rapporto
tra la Madre del Signore Dio e il Figlio di Dio,
mandato ad attendere alla salvezza degli uomini.
Tu, sempre silenziosa,
perché nel tuo cuore serbavi
ogni movenza del Tuo Figlio,
mentre ogni parola che proferivi
era sola sapienza, che proveniva
dalla comunione con il Padre.
Sei stata attenta alle persone,
ad ogni persona, ad ogni umana situazione.
Nulla è sfuggito, nel gioioso trambusto dell’evento sponsale,
alla tua sensibilità e premura materna,
per condividere la gioia degli sposi.
Solo tu hai visto che quella gioia sponsale
potesse essere spezzata dalla mancanza di vino,
di quel 



“vino che allieta 
il cuore degli uomini”,
come affermavano gli antichi, e confermato dal salmista.
Hai imposto al Tuo Figlio
di dimostrarsi obbediente alla Madre,
nell'essere soccorritrice di ogni vivente
nelle contingenti avversità,
come nelle gioie da conservare.
Il Vangelo ci dice che conservavi
nel tuo cuore ogni cosa,
anche l’obbedienza di Tuo Figlio
nel tempo dell’infanzia e dell’adolescenza.
La stessa che gli hai imposto da adulto
e nel mezzo della missione tra i suoi discepoli,.
La costatazione fatta a Lui,
che era venuto meno il vino,
era il desiderio e la tua volontà di madre
che Lui dovesse provvedere, assecondandoti.
Hai voluto ed espresso, in Cana,
che saldo rimanesse il rapporto con il Figlio Tuo,
pur conscia della missione
che il Padre gli ha dato di compiere
e conscia ancora di non avere su di Lui
alcuna potestà se non quella di attendere, come Lui,
a salvare ogni uomo e in ogni circostanza.
Nella tua sensibilità di donna e di madre,
in Cana ti sei rivelata attenta alle condizioni dell’uomo.
A noi comuni mortali, attestati alle esteriori forme
e manifestazioni eclatanti,
avremmo voluto che il Tuo Figlio avesse dispiegato
la potenza divina in Lui,
risuscitando un qualunque altro Lazzaro
e non quanto avvenuto a una festa sponsale,
a motivo della mancanza di vino.
“Donna, che vuoi da me?
Non è ancora giunta la mia ora

Tu, invece, hai fatto sì che tutto avvenisse
nel silenzio del tuo cuore premuroso e sensibile di Madre,
per condividere con il Tuo Figlio la gioia degli sposi,
e perché la stessa non venisse meno.
E Tuo Figlio, prima riluttante,
ha conservato l’ossequio e l’amore verso Sua Madre.
E nel:
“Fate tutto quello che egli vi dirà”
ai servi, non solo hai disposto che compisse
il primo segno della sua potenza divina,
tramutando l’acqua in vino, quanto hai indicato a tutti noi
di ascoltare il Verbo che si è incarnato nel Tuo seno:
“Fate tutto quello che egli vi dirà”,
lo hai detto ai servi e lo dici oggi a noi tutti,
alla tua Santa Chiesa,
a modo di come l’hai proiettata nel Cenacolo,
mandando gli apostoli per il mondo, a evangelizzare le genti,.
A fare e dire quanto in testamento ci ha lasciato,
nella fedeltà al suo nome.
Tu, nascosta nella tua umiltà, non hai voluto apparire
soltanto la mediatrice del primo segno
della potenza divina del Tuo Figlio,
ma hai umanamente voluto
che la gioia degli sposi non fosse smorzata,
quasi a voler nascostamente benedire
la loro felicità sponsale,
lieta, come madre di ogni uomo,
nel vedere non interrotta
la gioia degli sposi
invitati al loro convito nuziale.
Da te abbiamo appreso
del gioire con chi è nella gioia
e soffrire, con chi è nella sofferenza
come hai fatto lungo il Golgota,
quale Madre del Tuo Figlio e di ogni uomo.
In questo mondo ove ognuno
tende quasi solo ad appartenersi,
donaci la tua sensibilità,
per condividere
la condizione e la sorte di ogni uomo.