sabato 26 settembre 2020

Torriana (RN) - Madonna di Saiano

Il Santuario
Il santuario sorge su di uno sperone di roccia (260 m) sul margine sinistro del fiume Marecchia, in posizione strategica fra Montebello, Pietracuta, Verucchio e San Marino. Il suo nome ci riporta agli antichi romani che lo chiamavano “Saxum Jani- Sasso di Giano” e probabilmente doveva esserci un tempio pagano a lui dedicato.
Saiano anticamente apparteneva al territorio e Parrocchia di Pietracuta, Diocesi del Montefeltro. Poi passò alla Parrocchia di S. Pietro di Montebello. Il suo nome compare frequentemente fra le liste dei Castelli che passavano dall'uno all'altro signore. La presenza del castello di Saiano è accertata in un documento del 1186. Il Clementini nel III volume della storia riminese, dice che nel 1370 lo possedeva Galeotto Malatesta, il quale vi teneva un castello con 6 paghe uguali di 15 fiorini al mese e conteneva 10 focolari, con la torre cilindrica luogo strategico di avvistamento e di segnalazione, visto che la torre permette una triangolazione visiva tra Verucchio-Saiano-Montebello-San Leo. Ma la parte più importante del complesso è la Chiesa, meta di pellegrinaggi e luogo di preghiera sembra sin dal 1300. Nel 1356 si parla di un luogo sacro in cui si custodisce, venera e festeggia ogni anno la Madonna detta di Saiano. Un documento di un Vescovo verso il 1570 evidenzia che “Saiano vanta non un’antica ma antichissima tradizione mariana!”.
All'interno della Chiesa, dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, si trova una statua della Madonna in gesso (XVI sec.) posta nell'altare maggiore con il bimbo seduto sulle sue ginocchia, in atto quasi di volersi separare dalla madre per venire da noi suoi fratelli. La tradizione racconta che quando la Madonna fu trasferita nella chiesetta di Montebello, miracolosamente più volte al mattino fu ritrovata a Saiano. Nelle cappelle laterali due affreschi della fine del 1500 (a destra la Madonna col bambino e a sinistra Sant'Antonio abate). C’erano nel santuario due lapidi: una ricordava la grazia ricevuta dopo la siccità del 1893, l’altra ricorda i restauri fatti nel 1926 e si trova nel pavimento prima del portone d’ingresso. Per un certo tempo il santuario è stato abbandonato e quasi distrutta la statua (sembra nella notte di Pasqua del 1967). Nel 1973, dopo l’avvenuto restauro, è stata posta alla venerazione dei fedeli nella Chiesa di Montebello. Infine dopo lunghi anni di lavoro di ripristino, il 15 Agosto 1996, il Santuario di Saiano veniva inaugurato da S.E. Mons. Mariano De Nicolò Vescovo di Rimini. Il Santuario è particolarmente caro alla gente della Valmarecchia e ricordato per tante grazie ricevute, in particolare quelle legate alla siccità e alla maternità.

domenica 20 settembre 2020

Montefiore Conca (RN) - Madre della Divina Grazia


Madre della Divina Grazia

Essendo divenuta la cella troppo piccola per i numerosi pellegrini, nel 1852 Lamberto Vaselli e Zeffirino Leonardi furono incaricati da un privato cittadino di edificare in quel luogo una chiesa. Nuovi interventi si ebbero a partire dal 1913 su iniziativa dei fratelli don Pio e don Tomaso Sanchini, impegnati nella direzione del santuario. Attualmente si stanno apportando al santuario ulteriori modifiche, tra cui l’ampliamento del parcheggio, che al momento consta di 200 posti auto. 
L'affresco è di scuola riminese del sec. XIV, un semibusto della Vergine ritratta mentre allatta il Bambino. Nel 1798 il complesso devozionale fu indemaniato; nell'occasione andò disperso un notevole numero di tavolette votive. Attualmente nel santuario si conservano circa un migliaio di ex-voto. La raccolta è composta da: dipinti votivi (si tratta di 17 tavolette di carta, cartone, latta e legno datate dal 1898 al 1917, racchiuse in una vetrina. Ogni dipinto è corredato da una narrazione dattiloscritta dell’evento raffigurato; tali didascalie sono state realizzate nel 1981 dalla Cooperativa Restauratori di Ravenna); fotografie (alcune di queste, incorniciate e decorate dalle suore di clausura, appartengono al periodo compreso fra il 1940 e il 1943 e ritraggono militari che si affidano alla Madonna di Bonora al momento di partire per la guerra); alcuni fucili che, esplosi tra le mani dei cacciatori, non danneggiarono il volto di chi li imbracciava; un’immagine di Maria ricamata con fili di 16 colori da tale Giuseppe Bianchi (nel 1943, durante la campagna di Albania, questi rimase prigioniero in India per un lungo periodo durante il quale realizzò personalmente l’immagine, al cui interno si può leggere ricamata la seguente iscrizione: MATER DIVINAE GRATIAE VENERATA NELL’INSIGNE SANTUARIO DI BONORA); manufatti di oreficeria, perlopiù cuoriformi; una sagoma di legno a forma di manopola, alla quale tale Giuseppina Bigucci di Passano, affetta da tubercolosi, dovette tenere fissata per cinque mesi la mano destra, onde evitare che si rattrappisse, prima della guarigione avvenuta il 12 maggio del 1928; stampe incorniciate (Cfr. Stafoggia Arcangelo, Il santuario della cella di Bonora, Rimini 1906, pp. 13 – 28, in cui si descrivono 37 guarigioni avvenute tra il 1835 e il 6 giugno 1905).

Storia del Santuario

In un atto notarile del 7 ottobre 1409 si legge che tale Bonora Ondidei dona ai religiosi del terz'ordine di S. Francesco una piccola cella con oratorio, luogo ove egli già da tempo conduceva vita di preghiera. Nell'oratorio era dipinta un’immagine della Vergine col Bambino commissionata dallo stesso Bonora: da qui il titolo del santuario. Tra l’anno 1409 e il 1652 la giurisdizione sulla Cella di Bonora era del terz'ordine francescano, tra il 1652 e il 1798 al terz'ordine subentrarono le monache Convertite o del Sacro cuore. 

Nel 1798 il complesso santuariale fu indemaniato (andarono persi nell’occasione numerosissimi ex-voto) e la cella rimase chiusa fino al 1835. Per tutto il periodo non è mai cessata la pratica di andare a visitare la Madonna della Cella di Bonora e di fermarsi a pregare al di fuori della porta. Nel 1835 l’Arciprete di Montefiore D. Domenico Rovetti piamente aveva progettato di far tagliare il muro, ove era dipinta l’immagine, per trasportarLa nella Chiesa Parrocchiale. Nell’istante medesimo la Montefiorese Rossi Annunziata, da sette anni ammalata gravemente e senza speranza di guarire, dopo breve preghiera otteneva la guarigione. Il lavoro venne sospeso. (Madonna di Bonora, Montefiore Conca, 21 Aprile 1946): è il primo miracolo documentato, cui fecero seguito numerose altre guarigioni (cfr. scheda 12). Essendo divenuta la cella troppo piccola per i numerosi pellegrini, nel 1852 Lamberto Vaselli e Zeffirino Leonardi furono incaricati da un privato cittadino di edificare in quel luogo una chiesa. Dal 1944 al 1949, poiché il seminario diocesano era stato distrutto durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il santuario accolse i seminaristi di Rimini.
In un atto notarile del 7 ottobre 1409 si legge che tale Bonora Ondidei dona ai religiosi del terz’ordine di S. Franceso una piccola cella con oratorio, luogo ove egli già da tempo conduceva vita di preghiera. Nell’oratorio era dipinta un’immagine della Vergine col Bambino commissionata dallo stesso Bonora: da qui il titolo del santuario.
Nel 1946 si festeggiò il XX anniversario della solenne incoronazione della Madonna del santuario di Montefiore da parte del Patriarca di Venezia Pietro La Fontaine. I festeggiamenti si svolsero a partire dal primo maggio con pellegrinaggi quotidiani e con omelie mattutine e vespertine. Il giorno 12 maggio si ebbe un’intera giornata di celebrazioni. Programma: celebrazione ininterrotta di messe presso l’altare della beata Vergine della Divina Grazia a partire dalle h. 6.00; alle h. 8.30 messa celebrata dal Vescovo; alle h. 10.00 cresima; alle h. 11.00 messa pontificale del Rettore, Canonico Emilio Pasolini, assistito da S. E. il Vescovo; alle h. 15.00 intrattenimento in omaggio a S. E. il Vescovo in occasione delle sue nozze d’argento sacerdotali; alle h. 17.00 il rosario e le litanie cantate seguiti dalla processione col Santissimo Sacramento e dal discorso del Vescovo con benedizione finale. 

ARTICOLO IN MISCELLANEA – Pezzoli Stefano, ‘Repertorio generale dei Santuari in Emilia Romagna’, in Arte e Santuari in Emilia Romagna 1987, pp. 179 – 239. (Per la diocesi di Rimini sono descritti i seguenti santuari: Cella di Bonora).
Dal 1944 al 1949, poiché il seminario diocesano era stato distrutto durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il santuario accolse i seminaristi di Rimini. Dal 1944 al 1949 si riscontra nel santuario la presenza dei Paolotti di Rimini.
Tra l’anno 1409 e il 1652 la giurisdizione sulla Cella di Bonora era del terz'ordine francescano, tra il 1652 e il 1798 al terz'ordine subentrarono le monache Convertite o del Sacro cuore; dal momento però che né al terz'ordine né alle monache non è data facoltà di esercitare la cura delle anime, è da intendere che nella fattispecie si facesse riferimento al clero secolare. Nel 1798 il complesso santuariale fu indemaniato e la cella rimase chiusa fino al 1835.


domenica 13 settembre 2020

Ravenna (RA) - Madonna Greca

La Madonna Greca

Si tratta di un bassorilievo bizantino scolpito in marmo pario, risalente a un'età anteriore al Concilio di Efeso (431).La Madonna Greca è un'immagine sacra della Madonna custodita nella Basilica di Santa Maria in Porto a Ravenna. È anche la patrona della città di Ravenna, dell'Arcidiocesi di Ravenna-Cervia e del Vicariato del Mare.
Secondo la tradizione, l'immagine giunse a Ravenna miracolosamente da Costantinopoli nel 1100, il giorno della Domenica in albis. Fu rinvenuta sulla spiaggia dai monaci di Santa Maria in Porto.
Secondo molti commentatori della Divina Commedia, Dante Alighieri si riferisce alla chiesa di Santa Maria in Porto nel XXI Canto del Paradiso quando usa l'espressione «Nostra donna in sul lito Adriano».
La Madonna Greca fu conservata nella chiesa di Porto Fuori fino al 1503, quando i monaci si trasferirono dentro le mura di Ravenna. In quell'anno l'immagine fu sistemata in una cappella all'interno del nuovo chiostro. Papa Giulio II, ospite dei monaci ravennati nel 1511 durante il suo viaggio in Romagna, promosse l'edificazione di una nuova chiesa intitolata alla sacra immagine.
Nel 1570 avvenne la solenne traslazione dell'immagine all'interno della chiesa (Basilica di Santa Maria in Porto): il bassorilievo fu collocato in una cappella laterale, dove si trova ancora oggi. Ogni anno nella Domenica in albis viene celebrata la Festa della Madonna Greca, con una processione che dal canale si conclude all'interno della basilica (Tratto da Wikipedia).


La storia dell'icona

L'immagine della Madonna Greca, venerata nella basilica-santuario di Santa Maria in Porto, è un delicato bassorilievo bizantino scolpito su marmo pario, che rappresenta la Madonna in atteggiamento di preghiera con le braccia alzate. Ai lati del capo, circondato da un’aureola, due scudi rotondi recano inciso a lettere greche il monogramma "Madre di Dio". 

martedì 8 settembre 2020

Natività della Beata Vergine Maria - Festa Mariana


La Natività della Madre di Dio - Novgorod, Sec. XIV
(Immaginetta tratta da una icona)
8 settembre
Natività della Beata Vergine Maria


Questa celebrazione, che ricalca sul Cristo le prerogative della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. 

La natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nata dalla discendenza di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall'antica schiavitù del peccato.




Nella data odierna le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita di Maria, la madre del Signore. La fonte prima che racconta l’evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di sant'Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, un papa di origine siriana. «Quelli che Dio da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati»: Dante sembra quasi parafrasare il versetto di san Paolo quando definisce Maria «termine fisso d’eterno consiglio».


Dall'eternità, Il Padre opera per la preparazione della Tuttasanta, di Colei che doveva divenire la madre del Figlio suo, il tempio dello Spirito Santo. La geneaologia di Gesù proposta dal Vangelo di Matteo culmina nell'espressione «Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo». Con Maria, dunque, è venuta l’ora del Davide definitivo, della instaurazione piena del regno di Dio. Con la sua nascita inoltre prende forma il grembo offerto dall'umanità a Dio perché si compia l’incarnazione del Verbo nella storia degli uomini. Maria bambina infine è anche immagine dell’umanità nuova, quella da cui il Figlio suo toglierà il cuore di pietra per donarle un cuore di carne che accolga in docilità i precetti di Dio.


Onorando la natività della Madre di Dio si va al vero significato e il fine di questo evento che è l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio". 


E’ questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la " nascita al cielo ", come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo. 




In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.
"Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l'inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? In quel giorno la gloria di Dio scese sul tempio di Gerusalemme sotto forma di nube, che lo oscurò. Il Signore che fa brillare il sole nei cieli, per la sua dimora tra noi ha scelto l'oscurità (1 Re 8,10-12), disse Salomone nella sua orazione a Dio. Questo nuovo tempio si vedrà riempito dallo stesso Dio, che viene per essere la luce delle genti. "Alle tenebre del gentilesimo e alla mancanza di fede dei Giudei, rappresentate dal tempio di Salomone, succede il giorno luminoso nel tempio di Maria. E’ giusto, dunque, cantare questo giorno e Colei che nasce in esso". (Articolo tratto dal sito http://www.santiebeati.it)