mercoledì 19 settembre 2018

Milano (MI) - La Madonna con le corna o "Falsa madonna"


Immagine donata dall'amico Mario Lonetti che vive a Milano.
Grazie a persone sensibili ed attente come lui abbiamo avuto il piacere di
scoprire questo particolarissimo affresco ricco di significati e di arte.
Oggi vi racconterò di un affresco, molto particolare, che si trova in una chiesa di Milano e precisamente nella Cappella Portinari, raggiungibile attraverso il Museo di Sant’Eustorgio. Trattasi di un’opera di Vincenzo Foppa (Bagnolo Mella – BS- 1427 / 1515)

La cappella Portinari si trova all'interno della basilica di San Eustorgio a Milano e fu avviata nel 1462 e già conclusa nel 1468. Si tratta di uno degli esempi più completi e meglio conservati di Rinascimento lombardo dell'epoca di Francesco Sforza. Conserva anche l'arca di san Pietro martire. La struttura si ispira alla brunelleschiana Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze, con un vano quadrato dotato di scarsella e coperto da cupola a sedici spicchi costolonati. Alcuni particolari nella decorazione si ispirano pure al modello fiorentino, come il fregio dei cherubini o i tondi nei pennacchi della cupola, ma altri, preponderanti, se ne allontanano rifacendosi piuttosto alla tradizione lombarda. È il caso del tiburio che protegge la cupola, della decorazione in cotto, della presenza di bifore a sesto acuto o dell'esuberanza decorativa generale. Vincenzo Foppa fu il responsabile dell'ideazione e della regia della decorazione pittorica, che ebbe luogo tra il 1464 e il 1468. Si tratta della prima importante commissione pubblica del pittore bresciano, considerato il padre del rinascimento lombardo in pittura. 

L'interno della cupola è interamente affrescato a fasce policrome, a tinte digradanti dalla base verso la sommità, mentre la raggera dei costoloni è evidenziata da tinte più scure. Dei sedici oculi alla base, otto sono aperti alla luce solare, alternati ad altri otto che contengono Busti di santi, privi di attributi specifici. Al di sotto di questi il tamburo è percorso da una teoria di angeli policromi a rilievo, inseriti in un finto colonnato ad archetti. Nei pennacchi alla base, quattro tondi ospitano i Dottori della Chiesa, dipinti con un virtuosistico scorcio prospettico. Il tutto è stato interpretato come una rappresentazione allegorica del Paradiso. La decorazione ad affresco sottostante comprende quattro Storie di San Pietro Martire nelle pareti laterali: 
  • Miracolo della nuvola, rappresenta l'apparizione miracolosa di una nuvola a dar ombra ai fedeli in una giornata torrida, durante una predica del santo.
  • Miracolo della falsa Madonna, ove san Pietro espone l'ostia consacrata e smaschera il diavolo che era apparso sotto le spoglie della Madonna, anche se il Foppa probabilmente voleva testimoniare il malvolere che avevano i fedeli rispetto a questa immagine.
  • Miracolo di Narni o del piede risanato, in cui un giovane, che aveva colpito con un calcio la madre e pentitosene se lo era amputato, viene guarito dal santo che gli riattacca l'arto.
  • Martirio di san Pietro da Verona rappresenta l'assassinio dell'inquisitore Pietro, avvenuto nei boschi del comasco ad opera di uno degli eretici condannati dal santo. Questi è rappresentato mentre, colpito a morte, scrive sulla terra con il sangue "Credo".
  • Annunciazione entro una complessa architettura con cori angelici nella parte superiore dell'arco trionfale, sopra la scarsella
  • Assunzione della Vergine nell'arco della controfacciata (notizie tratte da Wikipedia)
La cappella Portinari dove si trova l’opera che andremo a conoscere fu iniziata nel 1462 per volere di Francesco Duca degli Sforza. Il lavoro fu finanziato da Pigello Portinari, ecco perché la Cappella porta il suo nome.
A parte la curiosità artistico-demoniaca, la cappella Portinari è un capolavoro da scoprire o riscoprire. Il fiorentino Pigello Portinari (1421-1468) giunse a Milano nel 1452 per dirigere la filiale lombarda del Banco Mediceo e nel 1462 avviò la costruzione del tempietto destinato a conservare la reliquia della testa di san Pietro Martire e a divenire luogo di sepoltura della sua famiglia (la tomba fu inaugurata proprio da lui nell’anno della fine dei lavori, il 1468). La testa è conservata in un’urna che viene esposta una volta all’anno, il 29 aprile, festa del santo. In questo giorno, secondo la tradizione, se si soffre di emicrania conviene appoggiare la testa sull’arca contenente la reliquia, oppure strofinare l’urna con un fazzoletto che poi si avvolge intorno al capo. Nel 1958 l’urna è stata aperta e il cranio sottoposto a un esame medico, che ha rilevato una ferita compatibile con il colpo di roncola che uccise Pietro nei giorni di Pasqua del 1252 nella zona di Seveso (di Anna Preianò).


L’affresco che andiamo a conoscere si trova nell’arcata centrale della Cappella Portinari, uno dei più famosi del Rinascimento della città di Milano. L’opera ha tre nomi: quello più accademico ossia: “S. Pietro Martire debella con l’Ostia il demonio”; l’affresco della “Falsa Madonna”, oppure della “Madonna con le Corna”. 

L’opera se la si osserva superficialmente e senza le opportune e fondamentali informazioni potrebbe apparire blasfema, in realtà non lo è affatto. Vincenzo Foppa nella pala ha affrescato una Madonna con il bambino in braccio, ma come si vede sulla testa di entrambi spiccano le corna. Sicuramente escludiamo che sia una rappresentazione dei raggi divini come nel Mosè di Michelangelo. Qui invece, senza mezzi termini, trattasi di corna che il pittore ha volutamente dipingere. Sono corna demoniache. Vincenzo Foppa non era certamente un blasfema o ancor peggio un satanista. Lui ha inserito quella immagine nel contesto di una scena di affresco più ampia e che racconta un particolare momento della vita di S. Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini.

Pietro da Verona o Pietro Martire (Pietro Rosini) era nato a Verona da una famiglia di eresia catara. Entrato a far parte dell’ordine domenicano, si dedicò con vigore a combattere le eresie, soprattutto quella abbracciata dalla propria famiglia. Papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di Milano e di Como. Nel 1252 Pietro venne aggredito e assassinato con una roncola da alcuni sicari nella foresta di Seveso, precisamente a Barlassina (nel luogo del martirio ora è presente un piccolo altare), mentre percorreva a piedi la strada da Como a Milano. Le agiografie riportano che prima di morire intinse un dito nel proprio sangue e con esso scrisse per terra la parola “Credo”, cadendo poi morto. Uno degli attentatori, Carino Pietro da Balsamo, si pentì del gesto e morì poi in fama di santità presso il convento dei domenicani di Forlì: dal 1822 è riconosciuto come beato dalla Chiesa cattolica (di Anna Preianò).
Si racconta infatti che tra le varie avventure legata alla vita del Santo, durante una messa da lui, officiata quando era ancora un “semplice sacerdote”, il diavolo per tentarlo prese le fattezze di Maria con il bambino tra le braccia, ma nel compiere la trasformazione dimenticò di far sparire le corna. Pietro riconoscendo in quel segno un trucco del demonio lo cacciò alzando l’ostia consacrata.
Esiste tuttavia una seconda interpretazione dell’affresco e riguarda Guglielmina la Boema, interessante figura storia di cui sicuramente ci occuperemo. La donna visse sempre in odore di santità, ma a causa delle sue idee venne seppur inizialmente sepolta come quasi santa nell’abbazia di Chiaravalle, dichiarata eretica dopo la morte, recuperati i suoi resti e bruciati assieme a tutto ciò che le poteva appartenere. Le corna, pertanto, affrescate da Vincenzo Foppa rappresenterebbero la presenza dello spirito di Guglielmina la Boema nell’affresco raffigurante Maria con il bambino.

Vincenzo Foppa, con quest’opera, volle documentare altresì l’avversione che all’epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine. 

Dipinto di Antonio Vivarini
A livello artistico possiamo notare come la soluzione prospettica scelta da Vincenzo Foppa fosse alquanto ardita a partire dal punto di fuga e da un innovativo sottoinsù, ossia una scelta dell’autore di rappresentare le figure in prospettiva verticale sostituendola a quella orizzontale più comunemente usata. E’ questo suo modo di rapportarsi alla realtà che lo differenzia dai pittori del tempo quali Mantegna e Bellini.

Quella di cui abbiamo parlato non è la sola rappresentazione di questo dettaglio della vita del santo. Di grande valore non solo artistico è il lavoro di Antonio Vivarini detto anche Antonio da Murano (Murano, 1418 circa – Venezia, tra il 1476 e il 1484). 

Nel suo dipinto Maria con il bambino non ha soltanto le corna ma anche due grandi ali nere di pipistrello. L’opera, che qui osserviamo è stata tratta da internet ed è in mano a qualche collezionista privato.

Di grande valore non solo artistico è il lavoro di Antonio Vivarini detto anche Antonio da Murano (Murano, 1418 circa – Venezia, tra il 1476 e il 1484). Nel suo dipinto Maria con il bambino non ha soltanto le corna ma anche due grandi e nere ali di pipistrello. Purtroppo l’opera è in mano a qualche collezionista privato.

Chiesa di Sant'Eustorgio


lunedì 10 settembre 2018

Diso (LE) - Madonna dell'Uragano


Festa della Madonna dell'Uragano 


Da anni ormai, la cittadinanza di Diso il 10 settembre rende onore alla Madonna conosciuta con l'appellativo di Madonna dell'Uragano. Come per ogni festa Salentina che si rispetti la venerazione verso la Madre di Cristo si riconferma ogni anno con un nutrito programma religioso e civile insieme; il solenne noverario culmina così con la processione e la Messa Solenne, mentre le strade principali del paese vengono addobbate con le tradizionali luminarie, alle luci delle quali, si alternano la sera della festa, i più prestigiosi concerti bandistici Pugliesi. 
Il significato profondo di questa Festa è legato al terribile ciclone che si abbatté sull'estremo lembo del Salento il 10 Settembre 1832, colpendo drammaticamente Diso e Otranto ed altre località situate sull'asse delle due cittadine. Il 10 Settembre 1832 Diso fu invaso da un turbine devastatore di potenza straordinaria; turbine tenebroso e fiammeggiante, il quale, dopo aver desolate le campagne poste a libeccio di Diso, atterrando muri e case rustiche e divellendo o spazzando oliveti annosi, entrò nell'abitato e lo ridusse ad un cumulo di rottami.

 
Neppure il solido frontespizio della Chiesa Parrocchiale resistette alla violenza del turbine e ne rimase diroccato. Se non che al momento dell’invasione una preghiera eruppe da tutti i cuori e un grido unanime implorante l’aiuto di M. SS. Immacolata risuonò sulle labbra di tutti. Tra le rovine e i rottami non si trovarono che due soli morti, mentre invece fu grande il numero di coloro che vennero dissepolti sani ed illesi, e tra questi non poche madri prossime a sgravarsi che videro salve se medesime e la prole nascitura. 


Lo stesso ciclone che desolò Diso arrivò sino ad Otranto e ne invase il sobborgo facendovi 24 cadaveri; e fortuna che gli Otrantini che mediante l’intercessione dei loro Martiri, il turbine deviò e la città fu salva. (Stasi Arc.) 


Fino a qualche decennio fa la Festa della Madonna dell’Uragano del 10 Settembre era praticamente “gestita” dalla locale Confraternita dell’Immacolata e rientrava nelle numerose festività mariane programmate dai Confratelli e non aveva scansione annuale in quanto la festa non tutti gli anni veniva celebrata, ed il passaggio dalla iniziale episodicità ad una fissità annuale del 10 Settembre, viene proprio dal tragico evento del ciclone del 1832, che determinò per sempre i solenni festeggiamenti in onore della Vergine Immacolata che da allora prese il titolo di Madonna dell’Uragano. (Notizie tratte dal sito web http://www.disonline.it/Italiano/FestaMadonna.html)


Conosciamo meglio Diso (LE)