mercoledì 20 luglio 2016

Siracusa (SR) - Madonna delle Lacrime


Madonna delle Lacrime è l'appellativo con cui i cattolici venerano Maria, in seguito a un evento verificatosi a Siracusa nel 1953: da un'effigie mariana in gesso smaltato sarebbero scaturite lacrime, risultate in seguito di tipo umano.

La storia

La lacrimazione sarebbe avvenuta a Siracusa, dal 29 agosto al 1º settembre 1953, in via degli Orti di San Giorgio al n.11, nell'abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto; Antonina, in attesa del primo figlio, aveva una gravidanza difficile, con ricorrenti abbassamenti della vista: verso le tre di notte del 29 agosto la vista scomparve del tutto, per tornare normale alle 8.30 del mattino, quando Antonina vide lacrime scendere sul viso di una Madonnina in gesso, posta a capo del letto. Il mezzo busto in gesso smaltato (cm 23 di base per cm 28 di altezza), montato su di un supporto di vetro opalino, raffigurante la Madonna che mostra il proprio Cuore Immacolato, era un regalo ricevuto per le nozze, celebrate il 21 marzo di quell'anno. La lacrimazione si ripeté almeno 58 volte e la notizia si divulgò rapidamente rendendo casa Iannuso meta di incessante pellegrinaggio.

Il parroco, don Giuseppe Bruno, con il permesso della Curia sottopose il fenomeno a una commissione medica, presieduta dal dottor Michele Cassola. La commissione si recò in casa Iannuso il 1º settembre: venne prelevato circa un centimetro cubo del liquido che sgorgava dagli occhi della Madonnina; sottoposto ad analisi, il liquido fu classificato come "lacrime umane". e, dopo un esame anche del quadretto, il fenomeno fu dichiarato non spiegabile scientificamente.

Domenica 30 agosto dello stesso anno, un cineamatore di Siracusa, Nicola Guarino, era riuscito a filmare una lacrimazione, documentando il fenomeno in circa trecento fotogrammi. Altri filmati amatoriali che documentano la lacrimazione sono conservati presso la curia vescovile di Siracusa, e furono mostrati nel programma Mixer del 2 maggio 1994 (RAI, G. Minoli), all'interno di una ricostruzione degli eventi.

Il giudizio della Chiesa cattolica

L'episcopato della Sicilia, presieduto dal cardinale Ernesto Ruffini, il 13 dicembre 1953 ha dichiarato miracolosa la lacrimazione.

Dopo il giudizio dell'episcopato di Sicilia, l'anno seguente il papa Pio XII, partecipando a un convegno mariano nell'isola, ricordò in un radiomessaggio l'evento:
« Non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell’Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell’evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo.
Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime?
Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la Maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi? » (Papa Pio XII, 17 ottobre 1954, Convegno Mariano di Sicilia)

Critiche

Luigi Garlaschelli, membro del CICAP ha riprodotto diverse volte il miracolo della lacrimazione imbevendo una statua di materiale poroso in un liquido salino. Alla statua, successivamente smaltata erano praticati alcuni fori all'altezza degli occhi dove il liquido di cui era intrisa poteva fuoriuscire dando l'effetto di una lacrimazione. Recuperata una copia esatta della statua di Siracusa realizzata dallo stesso produttore nello stesso periodo, Garlaschelli ha fatto notare come essa sia proprio di gesso smaltato, con una cavità dietro la testa.

Tuttavia è da notare come la commissione all'epoca degli eventi avesse smontato l'effigie per verificare la presenza di elementi estranei alla statua e nel rapporto ufficiale avesse riconosciuto che: “È da notare che l'esame con lenti di ingrandimento degli angoli interni degli occhi non ha fatto rilevare nessun poro o irregolarità della superficie dello smalto”. Il rapporto fu firmato dai dottori Michele Cassola, Francesco Cotzia, Leopoldo La Rosa e Mario Marietta. Nello stesso senso si espresse il produttore dell'oggetto.

Il dottor Michele Cassola, dichiaratamente ateo, incaricato di valutarne scientificamente l'attendibilità, non negò mai l'evidenza della lacrimazione, in seguito alla quale si convertì in punto di morte.


Il santuario

Progettato nel 1957 e iniziato nel 1966, il santuario della Madonna delle Lacrime venne inaugurato da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994. Nella parte superiore della basilica, presso l'altare centrale, è custodita l'effigie mariana protagonista dell'evento: il quadretto, prima di essere custodito nel santuario costruito successivamente, rimase esposto fino al 1968 alla venerazione dei fedeli in piazza Euripide (Notizie tratte da Wikipedia).


Interno del Santuario


venerdì 15 luglio 2016

Rossano (CS) - Icona di Maria SS.ma Achiropita, sec. VIII


SANTUARIO MARIA SS. ACHIROPITA

Nella vita dell’abate basiliano San Nilo, scritta tra il 1030 e il 1040 dal discepolo San Bartolomeo, la Cattedrale di Rossano viene chiamata "Chiesa della Madre di Dio". Era infatti dedicata a Maria Santissima e ne conteneva una venerata effigie, detta, secondo l’uso basiliano Odigitria, cioè Conduttrice, Guida.
L’immagine si trova in una nicchia al lato destro della navata centrale, su un altare in pietra di Cipro, decorato con marmi policromi e circondato da una balaustra.
Si tratta di un affresco su un frammento di colonna, venerata fin dal XII secolo col titolo di ACHIROPITA, cioè "
non dipinta da mano umana". Oggi l’icona è perfettamente libera e visibile, ma nei secoli passati ben sette lastre di vetro sovrapposte rendevano l’immagine meno evidente, velandola di un senso di mistero e di arcano. I recenti lavori di pulitura hanno reso leggibili sul lato destro in verticale, alcune lettere greche del nome THEOTOKOS, cioè "Madre di Dio". Da saggi effettuati dai tecnici della Sovrintedenza sembra che l’attuale affresco sia sovrapposto ai resti di uno più antico.
La leggenda narra che una notte, una donna di straordinaria bellezza circondata da una luce abbagliante apparve al guardiano della chiesa che era in costruzione e lo indusse a ritirarsi. Il mattino seguente fu rinvenuta l’effigie della Madonna Achiropita. 



Secondo la tradizione, invece, nel VI secolo il monaco Efrem, dopo aver predetto al nobile Maurizio, in fuga e naufrago a Rossano, la sua elezione a Imperatore di Bisanzio, avrebbe ottenuto per gratitudine la promessa di una cappella da dedicare alla Madre di Dio. Durante i lavori di costruzione, quando si trattò di dipingere l’icona, nottetempo, l’immagine eseguita dagli artisti bizantini scomparve, rimpiazzata miracolosamente dall'Icona Achiropita.

Sorta nell'XI-XII secolo su una preesistente chiesa bizantina, la Cattedrale ha inglobato nella sua struttura l’antica edicola votiva della Madonna Achiropita, a cui poi la chiesa è stata dedicata. Visitata nel 1193 dal re Tancredi, nel XIV secolo venne ampliata nella parte absidale e successivamente rimaneggiata con altri significativi interventi di rifacimento. Nel XVII secolo venne aggiunta una quarta navata riccamente affrescata, destinata a cappelle devozionali. Dall'originario stile gotico normanno-svevo, si è passati pertanto ad uno stile composito che, pur alterando l’antica architettura, non ha intaccato la primitiva solennità e bellezza.

La facciata, distrutta dal terremoto del 1836, fu rifatta in due tempi da Mons. Tedeschi (1833-34) e da Mons. Cilento (1844-88). La lapide sul portale d’ingresso ricorda il fatto. Il portale rinascimentale è sormontato da una statua dell’Assunta tra due Angeli in bassorilievo. In alto, sui pinnacoli sono poste le statue dei Santi Rossanesi Nilo e Bartolomeo. Nel 1455 l’Arcivescovo Lagonessa aprì la porta sulla navata laterale, detta Porta Piccola, in splendido gotico. A sinistra del corpo di fabbrica è affiancato il campanile, anch'esso ricostruito da Mons. Cilento dopo il terremoto del 1836. All'esterno si nota l'affresco di S. Cristoforo, opera di Capobianco, mentre la copertura a cupola è rivestita da marmette gialle e verdi.
L’interno, diviso in tre navate da una fuga di pilastri rettangolari con rivestimento marmoreo dei primi del ‘900, presenta una copertura lignea a cassettoni, costruita in due fasi diverse: nel XVI secolo quella centrale, nel XVII secolo quella delle navate laterali. 

Nell’abside dell’Altare Maggiore è illustrata, in sei affreschi, la storia dell’Icona Achiropita. Sulla volta con tetto ligneo dorato si nota il rilievo dell’Assuntae l’Incoronazione della Vergine, mentre in due lunette appaiono i Santi Rossanesi Nilo e Bartolomeo.

Gli affreschi sono opera di Capobianco (XIX secolo) mentre le vetrate dei Santi Pietro e Paolo, oltre quelle di S. Nilo e S. Bartolomeo nelle navate laterali, sono un’aggiunta dell’Arcivescovo Rizzo (1949-71). Disseminate nel corpo della chiesa si ammirano le tele degli altari votivi, databili tra il XVI e il XIX secolo: una Pentecoste, la Madonna del Carmine con S. Michele, Maddalena Penitente, S. Lucia, la Vergine con i Santi Patroni.


Di pregevole fattura sono i mosaici, residuo dell’antico pavimento dell’area presbiteriale, risalente al XII secolo, in cui vi risaltano elementi del Bestiario con i simbolismi tipici dell’arte normanna. Opere d’arte degne di nota sono: il coro ligneo (XIX secolo), il pulpito marmoreo (1753), un organo a canne (1622), l’altare marmoreo di S. Nilo con ciborio intarsiato.

La Cattedrale ospitò il rito greco fino al 1460, anno in cui l’Arcivescovo M. Saraceno decretò il passaggio al rito latino (Notizie tratte dal sito http://associb.org.br/tradizio/achiropita/chiesa.html).

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