mercoledì 31 maggio 2023

Varallo Sesia (VC) - La Vergine Assunta


Basilica dell'Assunta

Venne eretta a partire dal 1614 su volere di Carlo Bascapè, allora vescovo di Novara, progettata da Bartolomeo Ravelli e di Giovanni d'Enrico e terminata nel 1713. La basilica è consacrata a Maria Assunta.

Nel 1649, dopo il completamento del presbiterio e del coro, si trasportò al suo interno l'antica statua lignea della Madonna dormiente) (posta attualmente nello scurolo, l'angolo più appartato della basilica, nella settecentesca cripta) che divenne oggetto di speciale devozione.

Nel 1678 anche la cupola della basilica poteva considerarsi terminata, con la collocazione delle statue policrome in terracotta che la decorano in guisa di Paradiso.

I secoli successivi videro il completamento della facciata della basilica assieme a rifacimenti e ad alcune estensioni del complesso delle cappelle. 

Nel 1894 il bronzista Giovanni Lomazzi realizzò il prezioso portone in bronzo, disegnato dell'architetto Giovanni Ceruti. A partire dal primo Novecento, si resero necessari numerosi interventi manutentivi, l'ultimo dei quali, ha riguardato nel 2006 il restauro della cappella della Crocifissione.

Clicca sull'immagine per visitare il santuario


martedì 30 maggio 2023

Savona (SV) - Nostra Signora di Misericordia


Il Santuario di N. S. di Misericordia

Il santuario di Nostra Signora della Misericordia è un santuario mariano che sorge in località Santuario del comune di Savona.

La frazione è cresciuta intorno alla basilica eretta sul luogo dell’apparizione di Nostra Signora della Misericordia al beato Antonio Botta, avvenuta nel 1536.

Il 17 maggio 2008 il santuario ha ricevuto la visita di papa Benedetto XVI in occasione del viaggio pastorale del pontefice a Savona e Genova. L’ultimo pontefice che sostò presso il santuario fu Pio VII nel 1815 dove in tale occasione incoronò l’effigie di Nostra Signora della Misericordia, patrona di Savona. Papa Benedetto XVIha invece insignito il santuario dell’onorificenza della Rosa d’oro, la seconda in Italia dopo il santuario di Loreto insignita dal pontefice Giovanni Paolo II.

Nostra Signora della Misericordia è la patrona della città di Savona. Viene festeggiata il 18 marzo. In quel giorno del 1536, infatti, la Madonna sarebbe apparsa diverse volte al contadino Antonio Botta[1], in una località a circa sei chilometri dal centro della città che oggi ha preso il nome di Santuario.

Santuario di Nostra Signora della Misericordia (Savona)

Cripta del santuario
In quel periodo Savona stava impegnando tutte le sue forze in una guerra contro la Repubblica di Genova, conflitto inserito in un panorama storico che vedeva alleanze composite e che vedeva la città ormai prossima alla capitolazione.

Secondo la tradizione il messaggio della Madonna invitava Genovesi e Savonesi a esercitare misericordia e non giustizia.

Dopo la presunta apparizione fu costruito il Santuario di Savona, dedicato appunto a Nostra Signora della Misericordia, e nei dintorni furono edificati ospizi per anziani e orfanotrofi, molti dei quali funzionanti fino alla seconda metà del Novecento (resta attivo un ospizio per anziani).

Nella cripta si trova la statua della Madonna della Misericordia, come viene comunemente chiamata, incoronata da papa Pio VII dopo essere stato liberato dalla sua prigionia savonese, che aveva avuto inizio nel 1809.

Il 17 maggio 2008 il santuario ha ricevuto la visita di papa Benedetto XVI, in occasione della visita del pontefice a Savona e Genova. 

(Articolo tratto dal web https://www.santuaritaliani.it/)


domenica 28 maggio 2023

Pentecoste



INVOCAZIONI PER LA PENTECOSTE

Spirito di Sapienza, ti adoro: fammi conoscere la vanità delle cose terrene e l'importanza delle celesti. Gloria al Padre,..

Spirito di Intelletto, ti ringrazi: illumina la mia mente nella fede, perché essa mi sia guida in ogni azione. Gloria al Padre,..

Spirito di Consiglio, ti lodo: fammi docile sempre alle tue sante ispirazioni. Gloria al Padre,..

Spirito di Fortezza, ti benedico: rendimi invincibile alle tentazioni ed ai nemici dell'anima mia. Gloria al Padre,..

Spirito di Scienza, ti glorifico: aiuta la mia mente nelle imprese, solo e sempre alla gloria del Signore. Gloria al Padre,..

Spirito di Pietà, ti prego: fammi la grazia, che le mie orazioni siano più fervorose e più raccolte. Gloria al Padre,..

Spirito di Santo Timore, ti amo: che mi ricordi dappertutto della presenza di Dio, per amarlo dappertutto. Gloria al Padre,..
V. Manda il tuo Spirito ed essi saranno ricreati
R. e rinnoverai la faccia della terra.

O Dio, che hai ammaestrato i cuori dei fedeli con la luce dello Spirito Santo: dà a noi di gustare ciò che secondo il medesimo Spirito è bene, e di godere sempre della sua consolazione.
Per il Signore Gesù Cristo, nell'unità dello Spirito Santo.



PREGHIERA PER LA PENTECOSTE

Tu o Maria sei unita nella preghiera con gli Apostoli nel Cenacolo.

Lì per opera dello Spirito, dono di Cristo Risorto, nasce la Chiesa,

comunità di amore, in cui ogni barriera fra gli uomini viene abbattuta.

Questa è la missione della Chiesa e di ogni cristiano:

riconciliare gli uomini con Dio e tra loro per fare dell'umanità intera una comunione di persone.

Ave, o Maria...

O Signore, lo stesso Spirito Santo che era sceso su Maria
per far nascere in Lei Gesù figlio di Dio,
scende di nuovo su di Lei e sugli Apostoli nel cenacolo
per dare vita alla Chiesa, Corpo Mistico di Cristo.
Concedi, ti preghiamo, che i cristiani siano nel mondo
segno e forza attiva di unità fra tutti gli uomini.

Per Cristo nostro Signore. Amen.



PREGHIERA DEGLI SPOSI NEL GIORNO DELLA PENTECOSTE

Spirito Santo fate che nella nostra vita di sposi
possiamo imitare l'unione che esiste fra Cristo e la Chiesa
e che sappiamo essere testimoni
dell'amore sponsale e paterno di Dio
per le anime nostre.



sabato 27 maggio 2023

Borghetto (PA) - Vergine Santissima del Romitello


Santuario di Romitello 

Borgetto o Burgettu, come lo chiamano in dialetto i suoi 7 mila abitanti, è un comune della Città Metropolitana di Palermo. Qui, a oltre 700 metri s.l.m. tra le principali attrazioni della zona, c’è il Santuario di Romitello
Il Santuario di Romitello a Borgetto sorge a pochi km dal centro ed è immerso nel verde.
Il nucleo originale del Santuario nasce nel XV secolo, nelle forme di una piccola cappella privata e nei secoli acquista sempre maggiore importanza, anche in virtù delle opere d’arte sacra che custodisce. 
Ma facendo un passo indietro nel tempo, risaliamo alle origini di questo complesso:
qui, infatti, si manifestò la Madonna, rivelandosi a un monaco benedettino vissuto nel XIV secolo.
 Il Santuario nacque proprio come cappella personale del monaco, nel luogo dove il religioso aveva trascorso gli ultimi sei anni della sua vita, mentre l’edificio fu ampliato ed elevato al rango di Santuario nel 1464. L’apparizione della Vergine è stata immortalata nel quadro che ancora oggi è custodito all’interno del Santuario, mentre il Santuario stesso nel 1971 è stato dichiarato Parrocchia di Borgetto. L’architettura del Santuario di Romitello a Borgetto e le opere che custodisce.


Il Santuario di Romitello è un edificio sacro immerso nel verde della montagna. Accessibile da una piazzola in mattonato, l’ingresso si trova al centro della facciata nel primo ordine, inserito in un’alta cornice ad arco che arriva a sfiorare il secondo ordine. Ai lati, sono posti due ingressi secondari, incorniciati da archi di dimensioni ridotte. Nel secondo ordine troviamo le finestre e il rosone, che pure rientra nella medesima cornice del portone d’ingresso. In cima alla facciata, si erge un colonnato in stile gotico, con trifora in pietra sotto cui sono appese le 3 campane del Santuario.


All’interno, l’edificio è grande e decorato in stile moderno. L’opera più importante che si può ammirare nel Santuario è il quadro della Madonna del Romitello, al quale viene tributata grande devozione da parte dei fedeli, durante la festa a lei dedicata ogni anno, in virtù delle sue attribuzioni miracolose.


venerdì 26 maggio 2023

Brescia (BS) - Madonna delle Brine


Chiesa di Santa Maria del Carmine

«Li Ill.mi Sig.ri rettori ordinano dopo lunghissime contese tra la città et Scola da l'una, et li PP. del Carmine dall'altra, che si levi la Madonna d'essi dalla Chiesa, e vi sia solo quella di S. Luca».

Così annotava nei suoi diari G. Battista Bianchi il 20 genaro 1627.

È una nota curiosa che indica come i fedeli della chiesa del Carmine, e non solo quelli del rione, non volessero perdere la loro identità che si identificava nella devozione popolare alla venerata immagine della Madonna delle Brine.

Il Cielo non era favorevole perché abbondava di piogge od era avaro delle medesime, ed ecco tre giorni di processioni e di suppliche tanto da ottenere la desiderata pioggia o serenità.

Già alla fine del secolo scorso si temeva che il quartiere perdesse la sua identità perché andava scomparendo anche il dialetto proprio del rione.
Oggi che si può dire: solo la chiesa è rimasta lì, rinserrata tra le vecchie case conservando la sua autenticità.

I Carmelitani a Brescia
Una nota del Libro Potheris del 1233 rivendica la proprietà al Comune del muro posto a mattino e a sera del Garza dal ponte marmoreo (Ponticello) alla casa Girardini e definisce come non deve essere coperta la via fuori del ponticello e non si devono fare i tetti delle case di legno a foggia di pergole. E poco dopo ancora «non si costruiscano case fuori e dentro le porte del ponticello». 

Altare della Madonna delle Brine

Era l'intraprendenza degli artigiani che, calati in città, occupavano via via il suolo pubblico vicino alle mura. Anche un primo spostamento della porta e quindi delle mura di canton d'Albera, attuale incrocio tra via del Carmine e via Battaglie, è durato poco, perché nell'anno 1239 fu affidata ad un gruppo di esperti la costruzione delle nuove mura che includessero tutti i sobborghi della città, mura che avranno termine, sotto la guida del frate umiliato Alberico di Gambara nel 1249. Sono le mura che hanno resistito fino al nostro secolo!

Nel 1346, quando il quartiere si era popolato ed oltre i casotti di legno e paglia incominciavano a sorgere alcune case distinte di artigiani che avevano fatto fortuna, il vescovo di Brescia, Balduino Lambertini della Cecca di Bologna, di ritorno dall'Oriente, dove aveva conosciuto i Frati Carmelitani, li chiamava a Brescia, per assistere questo quartiere popoloso trascurato sia dai Monaci Cassinesi di S. Faustino come anche dai Canonici Regolari di S. Giovanni.

Probabilmente ha loro affidato una chiesetta dedicata all'Annunciazione. I frati incontrarono subito il favore della popolazione e del Comune soprattutto per la loro opera di assistenza agli appestati dell'epidemia scoppiata solo dopo due anni dalla loro venuta a Brescia in cui si distinsero per la loro abnegazione e carità.

La presenza dei Frati al Carmine fu continua, sia pure con alterne vicende, con momenti di gloria tanto che nel piccolo e disagiato monastero si tennero dei capitoli generali.


Nel 1458, furono sostituiti dai confratelli della Congregazione di Mantova essendo decaduti dalla loro osservanza a motivo anche della disagiata abitazione.

Mantova nel secolo XV fu centro propulsore di una riforma della regola che riportava l'Ordine alla primitiva osservanza. Vi rimasero fino alla soppressione del 1797.

La storia ottocentesca si disperde in una serie infinita di pratiche burocratiche che vedono protagonisti Municipalità, Demanio, Curia, Ministeri del Culto e della Pubblica Istruzione. I locali del vecchio convento vengono adibiti a carcere giudiziario e ad istituto scolastico. La Chiesa viene officiata da un Rettore.

Dopo alcuni anni di chiusura della Chiesa nel 1981 arrivano, in qualità di custodi, i Padri Maristi, già presenti e operanti a Brescia da alcuni decenni.  (Tratto dal sito web http://web.tiscali.it/chiesacarminebs/index2.htm)

giovedì 25 maggio 2023

Grado (GO) - Madonna di Barbana

Santuario di Barbana

Barbana è un’isola posta all’estremità orientale della laguna di Grado, sede di uno tra i più antichi santuari mariani del mondo. Si estende su circa tre ettari e dista circa cinque chilometri da Grado; è abitata in modo stabile da una comunità di monaci benedettini. Il suo nome deriva probabilmente da Barbano, un eremita del VI secolo che viveva nel luogo e che raccolse attorno a sé una comunità di monaci.

Le origini dell’isola sono relativamente recenti: la laguna di Grado si è infatti formata tra il V e il VII secolo su di un’area precedentemente occupata dalla terraferma. Il luogo ospitava, in epoca romana, un tempio di Apollo Beleno e, probabilmente, l’area destinata alla quarantena del vicino porto di Aquileia.
Un piccolo bosco si estende sul lato occidentale dell’isola e ne copre più della metà della superficie: vi sono bagolari, pini marittimi, magnolie, cipressi e olmi. L’isola di Barbana è collegata a Grado da un regolare servizio di traghetti, con partenza dal Canale della Schiusa. Il viaggio richiede circa 20 minuti di navigazione. L’isola è inoltre dotata di un piccolo porto e può essere raggiunta anche con mezzi privati.


Nascita del Santuario
Secondo la tradizione, la nascita del santuario della Madonna di Barbana risale all’anno 582, quando una violenta mareggiata minacciò la città di Grado: l’eccezionale evento meteorologico, che allora destò grande stupore e preoccupazione, si inserisce probabilmente nella genesi dell’attuale laguna. Al termine della tempesta un’immagine della Madonna, trasportata dalle acque, venne ritrovata ai piedi di un olmo (o, secondo un’altra tradizione, sui suoi rami), nei pressi delle capanne di due eremiti originari del trevisano, Barbano e Tarilesso. Il luogo era allora relativamente lontano dalla linea di costa e il patriarca di Grado Elia (571-588), come ringraziamento alla Madonna per aver salvato la città dalla mareggiata, fece erigere una prima chiesa.


Attorno a Barbana si formò una prima comunità di monaci che resse il santuario per i successivi quattro secoli. In questo arco di tempo il mare proseguì la sua avanzata: nel 734, da un documento di papa Gregorio III, si apprende infatti che Barbana era già un’isola. La chiesa venne probabilmente ricostruita più volte e la stessa immagine della Madonna, non si sa se una statua o un’icona, andò perduta.
Attorno all’anno mille, subentrarono i benedettini che custodirono il santuario per cinquecento anni. A questo periodo risale la pestilenza che investì Grado nel 1237 e l’origine del pellegrinaggio annuale della città a Barbana.

Dal 1400 ad oggi
Dal 1450 è documentata la presenza di frati francescani conventuali, che sostituirono i benedettini prima in chiave provvisoria e poi, dal 1619, in modo definitivo. I francescani, che nel 1738 eressero una nuova chiesa a tre navate, rimasero nell’isola fino al 1769, quando la Repubblica di Venezia soppresse il convento.
I legami di Venezia con il santuario, a dispetto di questo provvedimento, furono comunque sempre intensi, com’è testimoniato da lasciti testamentari di dogi (Pietro Ziani, 1228) e dall’esistenza, in passato, di un’apposita confraternita di gondolieri (la “Fratellanza della Beata Vergine di Barbana”). Lo stesso bassorilievo dell’altare maggiore della chiesa di Barbana rappresenta, non a caso, una gondola in laguna.

Dopo l’allontanamento dei frati, il santuario venne quindi affidato per oltre 130 anni ai sacerdoti diocesani, prima di Udine (1769-1818), poi di Gorizia (1818-1901). Un ruolo di particolare rilievo venne svolto da don Leonardo Stagni, al quale si devono la costruzione degli argini (1851), la realizzazione dell’attuale cappella del bosco nel luogo dove venne ritrovata l’immagine di Maria (1854) e l’incoronazione della Madonna di Barbana (1863) ad opera del Beato Papa Pio IX.
Nel 1901 il santuario venne affidato ai frati francescani minori della provincia dalmata che edificarono un nuovo convento, curarono alcune bonifiche e misero mano alla costruzione dell’attuale chiesa. Nel 1924, mutati i confini politici, il testimone passò ai confratelli della provincia veneta di San Francesco, che hanno provveduto alla realizzazione della casa di esercizi spirituali “Domus Mariae” (1959) e delle più recenti casa del pellegrino (1980) e cappella della riconciliazione (1989).

Nel 2019 i frati minori hanno lasciato il Santuario; questo è attualmente custodito da una comunità di monaci benedettini della Congregazione Benedettina del Brasile, che nel giorno 6 gennaio 2020 hanno ivi fondato il Monastero di Santa Maria di Barbana.

La chiesa
L’isola è dominata dalla mole della chiesa e del campanile. La chiesa, che presenta alcuni richiami all’architettura orientale, è in stile neoromanico ed è relativamente recente. I lavori di costruzione dell’attuale edificio, che sorge sul luogo delle chiese succedutesi nei secoli passati, sono stati infatti avviati nel 1911 e completati, dopo una pausa dovuta alla prima guerra mondiale, nel 1924. Il progetto è dell’architetto goriziano Silvano Barich, che negli anni successivi disegnerà i piani anche per il santuario di Monte Santo. La semplice facciata è ingentilita da lesene di pietra e da un rosone. La struttura culmina con un’ampia cupola.

L’interno a tre navate, con soffitto a carena di nave, presenta elementi di notevole interesse nell’altare maggiore del 1706 e, soprattutto, nella statua lignea della Madonna, opera di scuola friulana della fine del Quattrocento. La statua, a grandezza naturale, rappresenta Maria in trono con in braccio Gesù bambino: lei regge con la mano destra una rosa, probabilmente a simboleggiare la fede, lui invece tiene in mano un libro, chiaro riferimento al Vangelo. I due altari laterali, in stile rinascimentale-barocco, sono di scuola veneziana e sono dedicati a San Benedetto (sulla sinistra, 1763) e Sant’Antonio da Padova (sulla destra, 1749). Della scuola del Tintoretto è invece il quadro dei gondolieri in pellegrinaggio (1771) custodito nella sagrestia, dove è possibile ammirare anche una Madonna col Bambino di autore ignoto (1734).

Gli affreschi della cupola (oltre 500 metri quadrati) sono un’opera più recente di Tiburzio Donadon (1940). Lo spazio è diviso in quattro grandi quadri rappresentati l’incoronazione di Maria, la processione del perdòn di Barbana, l’apparizione della Vergine sull’olmo, e una visione del patriarca Elia. I quadri sono separati da figure bianche che simboleggiano le quattro virtù cardinali di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Le vetrate della chiesa rappresentano alcuni misteri del rosario. Il campanile, alto 47,8 metri, è stato inaugurato nel 1929: le quattro campane attuali, come invito alla pace, sono state ricavate dal metallo di cannoni tedeschi della seconda guerra mondiale. La piccola Cappella della riconciliazione, alla destra dell’altare maggiore, conserva una statua della Vergine del 1700 in pietra di Aurisina e un cippo di pietra di età romana, raffigurante un magistrato. Infine una ricca collezione di ex-voto testimoniano la forte e antica devozione popolare verso la 

Madonna di Barbana
La continua azione della laguna ha impedito la conservazione di tracce significative dei santuari più antichi. Tra le vestigia giunte fino a noi, è possibile ricordare un bassorilievo funerario rappresentate un’apparizione di Cristo risorto (X-XI secolo), un frammento dell’albero presso il quale secondo la tradizione venne ritrovata l’immagine della Madonna, un rivestimento per altare in cuoio e oro (XVII secolo), e due colonne con capitelli corinzi, quest’ultime poste oggi davanti al campanile. Nella cappella della “Domus Mariae” è custodita la statua della cosiddetta “Madonna mora”, venerata nel santuario dall’XI al XVI secolo. L’opera, in legno dipinto, è stata recentemente restaurata: curiosamente, la Madonna regge il bambino per i piedini. Della prima chiesa costruita dai francescani (XVIII secolo) sono invece rimaste numerose tracce, sia negli arredi interni che in materiale iconografico (dipinti, fotografie, bassorilievi). La chiesa, più piccola dell’attuale, si presentava con una semplice facciata bianca, successivamente ingentilita da un porticato, e aveva un piccolo campanile.

(Articolo tratto da https://www.santuariodibarbana.it/vocazione-benedettina/)


mercoledì 24 maggio 2023

Pinerolo (TO) - Madre della Divina Grazia

Basilica di San Maurizio in Pinerolo (TO)

La chiesa di San Maurizio, dedicata al comandante della legione Tebea ucciso per ordine dell’imperatore Massimiano, è situata sul colle che domina la città di Pinerolo. Le prime notizie certe della sua presenza risalgono al 1078, quando la collegiata viene citata nel diploma della contessa Adelaide, ma le prime vestigia potrebbero ricondursi ad un insediamento longobardo qui stanziato verso il 650/700 d.c.In origine doveva essere più piccola di quella attuale, e con un portico antistante o aderente alla sua facciata, ricordato nel 1222. In seguito nel XIV viene costruito il campanile gotico (1322-1333) a tre piani con finestre bifore, semplici e doppie e trifore. Esso veniva dotato di orologio fin dal 1388. Con il XV secolo le notizie diventano più numerose: nel 1445 si decise per il rifacimento del coro, che veniva spostato più a est aumentando così lo spazio in chiesa. Così facendo si spostava automaticamente il cimitero che, ricordato fin dal 1352, si trovava dietro l’abside e oltre la sacrestia. Quest’ultima, anch’essa già citata a metà XIV secolo, si è sempre trovata appoggiata al lato est del campanile.


A inizio Cinquecento la chiesa assume l’aspetto che ancora oggi propone, col rifacimento delle volte, portata da tre a cinque navate con pilastri cruciformi, abside poligonale e con la navata laterale sinistra asimmetrica. 

Negli anni successivi la chiesa subisce restauri di diversa importanza; da ricordare quelli avvenuti a fine XIX secolo quando veniva rivista la facciata, rifatte le coperture e demoliti i solai della navata centrale, sostituiti con tre volte. Si restaurò il presbiterio e l’altare; venne spostata la balaustra; si intervenne sugli altari laterali, e si accomodò il fonte battesimale a sinistra della porta grande entrando. Di questa fase è pure il nuovo impianto decorativo neogotico ad opera di Gabriele Ferrero e figlio, e di Maurizio Cavallini. Con la recente riforma liturgica l’arca della celebrazione è stata avanzata (mensa, ambone, sedi) su progetto dell'architetto Vigorelli. Oltre la chiesa, e appoggiato alla sua abside, è il santuario della Madonna delle Grazie, costruito tra il 1747 e il 1763 sul terreno del cimitero, e con la facciata disegnata dal Cambiano verso la fine del XIX secolo. L’antistante belvedere è dell’inizio de secolo successivo.

Basilica di San Maurizio (Link)

martedì 23 maggio 2023

Perugia (PG) - Madonna delle Grazie


La Madonna delle Grazie del Perugino nella Cattedrale di San Lorenzo

La Madonna delle Grazie nella Cattedrale di San Lorenzo, a Perugia, è uno dei dipinti murali del Perugino; si trova sul terzo pilastro destro dall’entrata. L’immagine sacra è protetta da un vetro e da un tabernacolo ligneo in stile neogotico, fatto costruire nel 1855. La data in basso (1565) si riferisce al restauro dell’opera, promosso dal Cardinale Fulvio Della Corgna.

Composizione dell’opera
La Vergine è raffigurata come una Madonna che prega; è in piedi e la sua posa è dinamica: si capisce che sta camminando dal piede proteso in avanti che sporge da sotto il lungo abito. Questa iconografia è molto antica e si trova già nelle catacombe. Altro dettaglio importante sono le sue mani, all’altezza del petto, aperte e con i palmi rivolti verso l’osservatore; l’immagine è frontale rispetto al portale laterale e comunica un atteggiamento accogliente a chi entra in chiesa. Maria è incinta, condizione sottolineata dal nastro che le cinge l’abito rosa proprio sopra il ventre. Un manto blu foderato di verde e bordato d’oro le copre la testa e le scende fino ai piedi; una spilla lo fissa sul petto.

La Vergine porta al collo una piccola croce, mentre sopra l’aureola dipinta in oro sono applicati degli elementi a rilievo che formano una preziosa corona. Il volto, dai lineamenti morbidi e delicati, esprime dolcezza, mentre gli occhi guardano direttamente l’osservatore. In questo modo la figura sacra stabilisce una relazione diretta con chi la guarda, rafforzata dal fatto che Maria è l’unica figura che compare nell’opera. Lo sfondo è un broccato rosso e oro, particolare che rende la scena sospesa nel tempo e nello spazio, a differenza dei paesaggi bucolici che richiamano la natura umbra e le tracce umane di epoca rinascimentale che ricorrono spesso nei dipinti del Perugino.


L’attribuzione al Perugino e le repliche in Umbria
La Madonna delle Grazie della Cattedrale di San Lorenzo è stata attribuita in passato alla scuola peruginesca, in particolare a Giannicola di Paolo, mentre oggi è largamente riconosciuta come opera del Perugino.
Sempre a Perugia, nella chiesa di Sant’Agostino, esiste una replica di questa immagine sacra, anch’essa con attribuzione probabile a Giannicola di Paolo; nella chiesa di Santa Maria Nuova invece si trova una versione più semplice della Vergine Orante della Cattedrale, ma simile anche nei dettagli, a testimoniare l’ampia diffusione di questa raffigurazione nel territorio perugino.


(Notizie tratte dal sito web; https://www.secretumbria.it/madonna-delle-grazie-cattedrale-san-lorenzo/)

lunedì 22 maggio 2023

Napoli (NA) - Madre del Buon Consiglio


Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio

La basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio e Regina della Cattolica Chiesa è una delle basiliche di Napoli. Si erge in zona Capodimonte ed è stata realizzata su modello della basilica di San Pietro a Roma sia negli esterni (compresa la cupola) che negli interni, tanto da essere anche conosciuta come "La piccola San Pietro".

Nel piazzale della basilica vi è l'entrata monumentale alle catacombe di San Gennaro, rappresentata da un grande busto del santo alto più di 4 metri, per quindici quintali di peso; l'opera, la più grande del suo genere presente in città, è stata realizzata da Lello Esposito. Accanto al busto, a destra, la fontana della Duchessa, detta così perché voluta dalla duchessa Elena d'Aosta.

Storia della Basilica
La chiesa fu fortemente voluta da Maria di Gesù Landi. Nata a Napoli il 21 gennaio 1861, già da bambina dimostrava fervide vocazioni spirituali. Ella si distinse per la sua grande devozione alla Madre del Buon Consiglio di cui, nel 1884, fece dipingere un quadro commissionandolo al pittore Spanò. Fu molto amata dal popolo napoletano a seguito di due miracoli:
Secondo la leggenda nel 1884 mostrò al popolo l'immagine della Madre del Buon Consiglio e l'epidemia di colera che attanagliava Napoli in quel periodo, cessò immediatamente; nel 1906, a seguito di un'eruzione del Vesuvio, la città era sotto una densa coltre di cenere e numerosi tetti e solai crollarono; di conseguenza Maria espose il quadro fuori dal balcone di casa e un raggio di sole lo illuminò. Qualche giorno dopo l'eruzione cessò e su Napoli la cenere cominciò a scemare.
Più tardi, ottenne il riconoscimento del culto, l'aggiunta del titolo Regina della Cattolica Chiesa (quest'ultimo suggerito a madre Landi dalla Vergine Maria nel 1910 durante le sue contemplazioni) nonché l'incoronazione del quadro, concessa nel 1912 da papa Pio X. Nel frattempo, i pellegrinaggi all'immagine si susseguirono numerosi e, ben presto venne eretto questo tempio, fatto erigere esattamente dove le aveva chiesto la Vergine: sulla massa tufacea in cui erano state scavate secoli addietro le catacombe di San Gennaro.


La costruzione della basilica, su progetto dell'architetto Vincenzo Veccia, è durata quarant'anni, dal 6 gennaio 1920, quando fu posata la prima pietra, al 26 aprile 1960, giorno della solenne consacrazione, celebrata dal cardinale Alfonso Castaldo. Tuttavia la basilica era fruibile al culto già da vari anni prima della consacrazione.


Maria di Gesù Landi morì il 26 marzo 1931, tuttavia la sua scomparsa non portò all'interruzione dei lavori, che anzi proseguirono. Il 12 giugno 1938 l'effigie della Madre del Buon Consiglio fu portata all'interno della basilica ancora in costruzione.

Nel gennaio del 1980 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore. La cultura popolare vuole che durante il sisma del 1980 il busto marmoreo raffigurante la Madonna posto sulla sommità della facciata si staccò, cadendo in piedi e senza subire danni. In realtà la statua, a figura intera, si divise in due parti e la parte superiore, il busto, cadde dal frontone della chiesa sulla scalinata senza ferire nessun passante e si spezzò a sua volta in due parti, il torso (con il Bambino in braccio) e la testa. Una lastra di pietra posta all'ingresso della basilica ricorda l'evento e le vicende successive:
«Scossa della violenza del sisma che alle ore 19:25 di domenica 23 novembre 1980 sconvolse Napoli, il busto marmoreo si staccò dal blocco inferiore della statua raffigurante la Madonna con il bambino e precipitò dall'alto della facciata, frantumandosi sulla scala di accesso al tempio; è stata accuratamente restaurata, la sacra immagine fu qui riposta il 26 aprile 1981 e vi è rimasta come oggetto di continua testimonianza di amore e pietà mariana fino al 4 giugno 1983, allorquando, consolidate le strutture della facciata; è stata ricollocata al suo posto in alto, vigile protettrice alle soglie della città»
Navata centrale Prima cappella della navata destra, Santa Maria Maddalena (scuola di Andrea Vaccaro) Cappella della Pietà, terza cappella della navata sinistra. Il tempio ha custodito momentaneamente dipinti provenienti da altre chiese della città dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980. Inoltre possiede opere provenienti da chiese in passato demolite o pericolanti. Il più chiaro esempio è dato dalle otto statue raffiguranti gli Apostoli poste sul settecentesco altare maggiore, sei delle quali sono opera di Michelangelo Naccherino, mentre le rimanenti due sono opere di Pietro Bernini e Francesco Cassano. Sono tutte provenienti dalla demolita chiesa di San Giovanni dei Fiorentini al rione Carità.

Sulla controfacciata sono presenti l'Incoronazione della Vergine di Giovanni Battista Beinaschi, proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, al centro, a sinistra la Natività di Giovanni Balducci, a destra la Deposizione di Marco Pino. Nelle cappelle e nelle navate laterali sono visibili importanti quadri come Sant'Antonio di Carlo Sellitto, proveniente dalla demolita chiesa di San Nicola alla Dogana, Santa Maria Maddalena della scuola di Andrea Vaccaro, l'Estasi di san Nicola di Giuseppe Simonelli, proveniente dalla chiesa di San Nicola dei Caserti, una Vergine attorniata da apostoli della scuola di Fabrizio Santafede. Anche molti elementi architettonici quali altari e paliotti sono provenienti da altre chiese.

Alcune cappelle ospitano le tombe delle principesse di casa Savoia e duchesse d'Aosta Elena e Anna d'Orléans (nella cappella della Pietà, consacrata nel 1951 alla presenza della duchessa Anna), dei cardinali Alessio Ascalesi, Corrado Ursi e Michele Giordano e di Maria di Gesù Landi.

Durante la costruzione della chiesa, sono state utilizzate anche alcune colonne marmoree provenienti dalla demolizione del porticato della vecchia Stazione Centrale. (Notizie tratte da Wikipedia)



domenica 21 maggio 2023

Padova (PD) - La madonna del Pilastro

La Madonna del Pilastro

La Pontificia Basilica Minore di Sant'Antonio di Padova è uno dei principali luoghi di culto cattolici della città di Padova, in VenetoConosciuta a livello mondiale come Basilica del Santo, o più semplicemente come il Santo, è una delle più grandi chiese del mondo ed è visitata annualmente da oltre 6,5 milioni di pellegrini, che ne fanno uno dei santuari più venerati del mondo cristiano. Non è comunque la cattedrale della città, titolo che spetta al duomo. In essa sono custodite le reliquie di Sant'Antonio di Padova e la sua tomba.

La piazza del Santo, antistante, ospita il monumento equestre al Gattamelata di Donatello. Donatello realizzò anche le sculture bronzee (Crocifisso della basilica del Santo, statue e formelle di varie dimensioni) che Camillo Boito ha collocato sull'altare maggiore da lui progettato.

Ha la dignità di basilica pontificia. Con i Patti lateranensi la proprietà e l'amministrazione del complesso antoniano, già della città di Padova (dalle origini) che le gestiva attraverso l'ente laicale della Veneranda Arca di Sant'Antonio (dal 1396), furono cedute alla Santa Sede pur rimanendo territorialmente parte dello Stato italiano. L'attuale delegato pontificio è l'arcivescovo Fabio Dal Cin, prelato di Loreto e delegato pontificio del santuario della Santa Casa. Il governo pastorale e la gestione amministrativa della basilica di Sant'Antonio sono regolati dalla costituzione apostolica Memorias Sanctorum di papa Giovanni Paolo II del 12 giugno 1993, la quale definisce i compiti e le relazioni tra la delegazione pontificia, i frati francescani e il sopravvissuto ente Veneranda Arca di Sant'Antonio. La basilica è retta dai francescani dell'Ordine dei frati minori conventuali. Dal 2021 è inclusa dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità nel sito dei cicli di affreschi del XIV secolo di Padova.


Sulla controfacciata vi è un vasto affresco di Pietro Annigoni, che raffigura Sant'Antonio sul noce che predica il Vangelo, lavoro del 1985. L'area della navata centrale copre uno spazio molto ampio, delimitato da una serie di pilastri a destra e sinistra, i quali sono ricoperti da numerosi monumenti funebri che risalgono soprattutto ai secoli XV-XVII. Questi rappresentano un interessante spaccato della vita civile e culturale della città e della Repubblica di Venezia in quei secoli.


Sul primo pilastro a sinistra è posto l'altare della Madonna del pilastro, anticamente detta Madonna degli orbi, perché qui vi si radunavano i ciechi. Fatto costruire nel 1413 per volontà di Folcatino Buzzacarini, fu rinnovato nel 1472 ad opera di Giovanni Minello ed infine ristrutturato nelle forme attuali per commissione della famiglia Cumani, patrona dell'altare. La pala dell'altare è opera di Stefano da Ferrara e rappresenta la Madonna con Gesù bambino; al dipinto furono successivamente aggiunti San Giovanni evangelista e san Giovanni Battista, opera di un artista della cerchia di Altichiero da Zevio ed infine nel Cinquecento gli angioletti portacorona, lavoro di anonimo. L'altare è completato dal bassorilievo dell'Immacolata, lavoro di un artista della cerchia di Giovanni Bonazza.

Link Madonna del Pilastro

sabato 20 maggio 2023

Schio (VI) - Madonna Regina dell'Amore

Le Apparizioni della Madonna a Schio

Il 25 Marzo 1985, Renato Baron si era recato nella chiesetta di San Martino per alcune incombenze, poi si era fermato a pregare inginocchiato in un banco davanti alla statua della Madonna del Rosario, quando questa all’improvviso si mise a parlare. Sorridendo diceva: “Ti aspettavo anche ieri. Da oggi in poi verrai sempre qui, perché devo parlare con te di tante cose e poi… scriverai, ma intanto aspetta, vieni domani e ti dirò il resto”. Renato, terminata l’apparizione, rimase cosi sconvolto che scappo via. Il giorno dopo ritorno alla chiesetta, e cosi racconta: “Mi inginocchiai davanti alla statua e comincia a pregare. Feci delle letture e allungavo la preghiera per portare avanti il colloquio con Dio quando Maria venne un’altra volta. Mi sentii nuovamente uscire lo spirito, mentre la voce ripeteva: “Sono Io, sono Maria, sono la Madonna, sono Io che ti parlo veramente, prendi sul serio quanto ti dico ed ora in poi scriverai tutte le mie parole. Ti preparerò. Un giorno parlerai, perchè noi insieme dovremmo convertire tante anime e portarle a Gesu”.

Dove e quando appariva la Madonna
All’inizio, e per parecchi mesi, la Madonna appariva nella Chiesa di San Martino: la Statua della Madonna del Rosario si animava. Poi Renato ebbe apparizioni anche altrove: in casa sua, in una stanza destinata alla preghiera e alle riunioni con i sui stretti collaboratori: nella Cripta del Cenacolo: sul Monte di Cristo… Quando la Madonna appariva fuori dalla Chiesa di San Marino si presentava con le braccia rivolte verso il cielo e con i piedi nudi. Le apparizioni non avevano orari costanti, ma spesso avvenivano di sera al termine della Via Crucis del venerdì alle ore 21.00.


La Regina dell'Amore
Durante le prime riunioni dei collaboratori di Renato si discusse sul titolo da attribuire alla Madonna in queste apparizioni: venne proposto di nominarla “Madonna del Rosario”. La statua, infatti, raffigura la Madonna del Rosario. Il 28 novembre 1985, la Madonna stessa disse come voleva essere chiamata: “ Io sono la Regina dell’Amore. Se vi amerete sarete vicini al Padre. Amore e carità. Preghiera senza fine. Camminate per le vie del mondo annunziando il Regno del Padre senza stancarvi. Chi salverà un fratello salverà se stesso. Amate e sarete amati. Io non vi abbandonerò. Vi benedico”.


L'Opera dell'Amore
Durante l’apparizione del primo febbraio 1987, vigilia dell’inizio del Movimento Mariano Regina dell’Amore e dell’Associazione Opera dell’Amore (2 febbraio 1987), la Madonna dice:
Benediciamo il Signore. Cari figli miei, vi ringrazio e vi benedico. Ecco l’inizio della vostra opera materiale e spirituale: io la benedico. Sia sempre pronto il vostro spirito, sia sempre puro il vostro cuore e avrete l’aiuto dello Spirito. Molte altre croci si avvicineranno a voi, non allontanatele, portatele con amore, io sarò sempre vicina a voi e a tutti coloro che non sono qui ma che verranno. Vi benedico, figli, vi benedico.

 (tratto dal sito web https://reginadellamore.org/)

venerdì 19 maggio 2023

Firenze (FI) - SS.ma Annunziata di Firenze

La Madonna Annunziata: "Miracolo, Miracolo"

Lo splendido Santuario della Santissima Annunziata in Firenze è legato alle origini dell’Ordine dei Servi di Maria. Mentre Firenze è sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia di devoti della Madonna, decidono di raccogliersi in solitudine per iniziare una vita di penitenza e di contemplazione, con particolare devozione verso la Madonna Addolorata.
Verso il 1245, si ritirano sul Monte Senario, presso Firenze e danno inizio all’Ordine dei Servi di Maria. Ben presto però due di loro, Bonfiglio dei Monaldi e Alessio dei Falconieri, dovendo frequentemente scendere a Firenze per la questua e per la predicazione, costruiscono una piccola cappella fuori delle mura della città, come punto di riferimento e di appoggio della loro attività, e ne affidano in seguito la decorazione ad uno dei migliori pittori del tempo, certo Bartolomeo, (forse Bartolomeo da Siena che dipingeva in Firenze fin dal 1236), uomo di rara bontà, di grande fede e di singolare devozione verso la Santa Vergine. Scelgono come tema del dipinto principale il mistero dell’Annunciazione, inizio di tutta l’opera della Redenzione, la quale si conclude con la morte di Gesù sulla croce; ai piedi della croce vi è Maria Addolorata, per la quale essi hanno una particolarissima devozione. Così l’Annunziata si ricollega all’Addolorata. Nel 1252 il pittore inizia il suo lavoro che procede con celerità.

La Basilica e la Piazza della Santissima Annunziata a Firenze

Dopo un tempo ragionevole, la prima parte del quadro è completata; resta però il compito più difficile, raffigurare i volti dell’Angelo e della Vergine. Compreso della particolare difficoltà, si raccomanda con fervore a Dio ed alla Madonna, e riprende, pieno di coraggio e di speranza, il suo lavoro. I pennelli ed i colori scorrono fluidi; in poco tempo il volto dell’Angelo è completato e le sue sembianze appaiono così perfette che lo stesso pittore ne rimane meravigliato. Rincuorato da questo primo successo, tutto fiducioso in Dio e nella Beata Vergine, riprende con entusiasmo il lavoro per iniziare il volto della Madonna.


Ma, appena prende in mano i pennelli, è colto da un improvviso sonno che lo costringe a sospendere ogni cosa. Quando si desta, meravigliato per quel sonno così inspiegabile, riprende la tavolozza ed i pennelli per continuare l’opera. Ma, come alza gli occhi, vede il dipinto già completato ed il volto della Vergine mirabilmente tratteggiato da mano invisibile. Pieno di stupore e di confusione, fuori di sé, grida «Miracolo! Miracolo!». Accorrono i religiosi ed i fedeli presenti in chiesa e trovano il pittore inginocchiato, con le lacrime agli occhi, che non si stanca di fissare il volto celestiale della Madonna. Al racconto del fatto miracoloso, estasiati anch’essi dalla bellezza paradisiaca di quel volto, pieni di devozione intonano inni di lode e di ringraziamento al Signore ed alla Vergine.

L’immagine miracolosa della Santissima Annunziata a Firenze,
 dipinta da un ignoto toscano del XIV secolo
La notizia vola! Accorrono i Fiorentini che rimangono meravigliati della bellezza di quel volto, ed invogliati a presentare alla Madonna preghiere e suppliche di grazie; Maria esaudisce quelle fervide preghiere e concede favori tanto che, quel giorno, è proclamata «Madonna Santa Maria Madre di Grazie», come è scritto ai piedi dell’Immagine.

«Il fatto miracoloso avvenne, come accennato, nell’anno 1252, e molto probabilmente tra il 24 e 25 marzo».

Il dipinto ritrae la modesta camera della Vergine, dove si presume sia avvenuto l’annuncio dell’Angelo. A destra Maria siede su una seggiola a spalliera, con il volto rivolto soavemente in alto, mentre pronuncia le parole «Ecce Ancilla Domini, fiat...». 

L’Angelo, riverente, si inchina con le braccia incrociate sul petto e gli occhi modestamente rivolti a terra. In alto la figura dell’eterno Padre che benedice e la Colomba, simbolo dello Spirito Santo. 

Il volto della Madonna si distingue da tutto il resto del dipinto per bellezza e grazia celestiale, tanto che artisti, come Michelangelo, lo hanno sempre ritenuto fatto non da mano d’uomo, ma da Angeli. 
(Articolo di Don Mario Morra SDB, Da I Santuari d’Italia, Luglio 1929)