Si ringrazia il Dott. Alessandro Martella per la donazione dell'immaginetta |
Nel 1600, a Barbarano (frazione di Morciano di Leuca (LE)), ci fu un rifiorire della vita religiosa. Molte famiglie nobili, ricche e importanti, decisero di ristrutturare vecchie cappelle e di costruirne delle nuove. Perché anche questo era un modo per redimere i propri peccati. – Non dimentichiamo che si era appena chiuso un triste capitolo nella Storia della Chiesa, quello delle Indulgenze. Questa dottrina si basava sulla convinzione che i Santi e Gesù Cristo avevano creato un grande tesoro di indulgenze cui il Papa e il clero potevano fare accedere i peccatori, rimettendo loro le pene che dovevano scontare nel Purgatorio, attraverso il pagamento di una somma in denaro in favore della Chiesa. – Don Annibale Capece, un sacerdote della famiglia baronale, nel 1685 scelse proprio questo santuario per dare maggior lustro al suo casato, erigendo il monumentale complesso di Leuca piccola, con cui stabiliva un traguardo mai raggiunto dalle altre famiglie del Paese.
Alla chiesetta Mariana preesistente, veniva aggiunto il pronao neoclassico con due lapidi in pietra leccese che suggerivano al pellegrino di pregare e onorare la vergine Maria; sulla porta, lo spazio dell’antica finestra, è stato occupato dallo stemma baronale dei Capece: il leone rampante su uno sfondo azzurro; in alto un affresco riproduce la SS. Trinità.
Inizialmente, le pareti interne erano prive di qualsiasi affresco. C’era un’unica pittura sulla parete di fondo raffigurante il corpo completo di Maria e Gesù come era l’immagine originale della Madonna di Leuca prima che il quadro venisse bruciato dagli Algerini (19 giugno 1624).
Dietro la bella tela del 1989, di Franco ventura, è ancora visibile la sinopia dell’affresco originale. Si tratta dunque dell’immagine, in assoluto, più antica della Madonna di Leuca, ancora più antica di quella che si trova sull'altare dello stesso Santuario di Leuca.
Gli affreschi che fasciano la pareti della Chiesa sono stati realizzati poco dopo, nel 1711. In un primo momento sono state dipinte le immagini di San Francesco di Paola e di San Leonardo, le due figure intere accanto alla sinopia mariana, poi la serie di santi sui tre lati e sulla volta della cappella.
I quattro evangelisti, S. Matteo, S. Luca, S. Marco e S. Giovanni sono affrescati sul cielo della Chiesa uniti dalla sigla JHS, (“Gesù Salvatore degli uomini”) incisa sulla chiave di volta.
Sulle pareti, in successione, sono rappresentati i Santi più cari alla tradizione popolare:
· San Leonardo, raffigurato con la catena, veniva invocato per la liberazione degli schiavi;
· San Gennaro con le ampolle del suo sangue;
· Santa Lucia con gli occhi sul piattino;
· San Pasquale Baylon, santo spagnolo che adora l’Eucaristia;
· San Lazzaro, (l’immagine meglio conservata); non è però il personaggio storico, l’amico resuscitato da Gesù. E’ il Lazzaro della parabola del ricco Epulone: è raffigurato con la borsa a tracolla, come un postino, che consegna una lettera a Dio con le notizie delle opere buone compiute dai fedeli, rifacendosi al tema delle indulgenze;
· Santa Barbara, invocata durante i temporali per proteggere dai fulmini.
Seguono le immagini di santi non riconoscibili, proprio dove negli anni passati, c’è stata la fucina del fabbro. In un’immagine è possibile vedere un bastone con in cima un serpentello, caratteristico dei vescovi orientali, si tratterebbe di un Santo Vescovo d’Oriente;
· Santa Marina;
· Sant’ Oronzo, protettore di Lecce e della Provincia;
L’acquasantiera non è originale, probabilmente è il capitello di un’antica cappella, ritrovato tra le pietre di un muro a secco del giardino della casa canonica.
Nella sacrestia, sono da ammirare, oltre la ricca chiave di volta e la piccola pila per le abluzione del sacerdote (realizzate in pietra leccese), i due confessionali interamente ricavati nella muratura della chiesa. Sono un elemento particolare e raro, oggi difficilmente ritrovabili se non nelle Chiese di antica data. In base alle direttive del Concilio di Trento del 1577, era stato stabilito che, da quella data in poi, i confessionali, nelle Chiese, dovevano essere due, uno per gli uomini e uno per le donne, e dovevano essere realizzati in tavole di legno di noce.
Salendo per una scala stretta e ripida, si arriva al terrazzo della chiesa. Qui, ci si ritrova in un ambiente molto simile ad una piccola capanna fortificata: sui lati delle pareti, infatti, sono presenti delle feritoie e delle finestre protette da grate. La stessa scala, è stata costruita in questo modo, per scopi difensivi.
Le Chiese, in quel tempo, erano luoghi di salvezza non solo dell’anima, ma anche del corpo del fedele dalle frequenti incursioni dei popoli d’oltremare sulle nostre coste. Motivo per cui sono state costruite le Torri, nel XVI secolo, da Carlo V.
Dal terrazzo, si può ammirare un bellissimo panorama. I pellegrini che arrivavano fin qui, davanti a tante bellezze e ai servizi logistici così comodi, erano portati a pensare di essere giunti davvero al tanto decantato Santuario di Leuca e, riprese le loro forze, iniziavano il loro percorso a ritroso. Fu per questo motivo che il vescovo di Alessano, alla cui diocesi apparteneva il Santuario di Santa Maria di Leuca, mentre Leuca Piccola apparteneva alla diocesi di Ugento, accusò il nostro piccolo Santuario di plagio, facendo ricorso direttamente al Vaticano.
Il problema, fortunatamente, fu risolto diplomaticamente, cambiando il nome del santuario in Santa Maria di Leuca del Belvedere e Leuca Piccola.
Il santuario possiede anche dei sotterranei,
Questa è l’incisione (oggi corrosa in buona parte) riportata sulla lapide all’ingresso del sotterraneo, che ci spiega quale era stata la sua funzione nel tempo dei Pellegrinaggi.
I sotterranei della Chiesetta, si presentano come una grande grotta scavata interamente nel tufo, che richiama la struttura del frantoio ipogeo. Sui lati son state realizzate delle cuccette. I pellegrini più poveri, qui potevano riposare, mangiare e bere attingendo l’acqua da due enormi pozzi, (profondi m.17 e m. 15) presenti nella grotta principale.
Proseguendo lungo un cunicolo lungo 52 m., sulla destra della grotta, reso però più lungo dalla fantasia popolare che voleva che arrivasse fino al castello del Capece o, più ancora, fino a Leuca, si giunge al terzo pozzo (m.16).
Questi pozzi sono stati costruiti in modo tale che l’acqua potesse essere attinta anche dall’esterno. Probabilmente è stata proprio la loro presenza a determinare il successo di leuca Piccola; dal momento che Leuca, trovandosi su un promontorio e quindi troppo vicina all’acqua salata del mare, non poteva fornire acqua potabile.
Nell’ampio spiazzo antistante il santuario si possono notare dieci archi che custodivano dieci punti vendita per i mercanti. Nel mezzo, un grande portale che introduceva in un campo utilizzato per il mercato. Due arcate sono state abbattute alla fine del 1800 per dare spazio alla strada che unisce Barbarano a Morciano. (1894 Barbarano passa da frazione di Salve a Frazione di Morciano).
Gli archi del mercato
Successivamente è stato abbattuto il terzo arco per allargarla e buona parte della locanda, situata pochi metri più avanti, e trafugata la lapide posta, un tempo, all’entrata. la Proloco di Morciano di leuca l’ ha poi riprodotta posizionandola sulla parte restante delle arcate. E’ la cosiddetta lapide delle 10 P:
Era un chiaro monito, a chi entrava, a non perdere il senno della ragione alzando un po’ troppo il gomito.
Le rimesse, situate tra la locanda e le arcate dello spiazzale, sono state realizzate nel 1709;
Questo era l’invito rivolto al Pellegrino passeggero, inciso sul fronte delle rimesse.
la loro struttura molto bella e particolare, ha fatto supporre che in realtà, in origine fosse una struttura destinata ad altro uso. E’ costituita da una volta a botte che poggia su degli archetti a sesto acuto, e ognuno di questi archetti ricopre una mangiatoia.
La calma e la quiete che oggi regnano sovrane, permettono al visitatore più attento di sentire e immaginare quel brulicare di vite che un tempo animava questo luogo…
BIBLIOGRAFIA:
Francesco Cazzato “S. Maria di leuca del belvedere in barbarano del capo” – Gino Bleve Editore
(Articolo di SANDRA SAMMALI » 11-GEN-2009 sito web:
http://www.salogentis.it/2009/01/11/il-santuario-di-leuca-piccola/#sthash.327zNH54.dpuf
I quattro evangelisti, S. Matteo, S. Luca, S. Marco e S. Giovanni sono affrescati sul cielo della Chiesa uniti dalla sigla JHS, (“Gesù Salvatore degli uomini”) incisa sulla chiave di volta.
Sulle pareti, in successione, sono rappresentati i Santi più cari alla tradizione popolare:
· San Leonardo, raffigurato con la catena, veniva invocato per la liberazione degli schiavi;
· San Gennaro con le ampolle del suo sangue;
· Santa Lucia con gli occhi sul piattino;
· San Pasquale Baylon, santo spagnolo che adora l’Eucaristia;
· San Lazzaro, (l’immagine meglio conservata); non è però il personaggio storico, l’amico resuscitato da Gesù. E’ il Lazzaro della parabola del ricco Epulone: è raffigurato con la borsa a tracolla, come un postino, che consegna una lettera a Dio con le notizie delle opere buone compiute dai fedeli, rifacendosi al tema delle indulgenze;
· Santa Barbara, invocata durante i temporali per proteggere dai fulmini.
Seguono le immagini di santi non riconoscibili, proprio dove negli anni passati, c’è stata la fucina del fabbro. In un’immagine è possibile vedere un bastone con in cima un serpentello, caratteristico dei vescovi orientali, si tratterebbe di un Santo Vescovo d’Oriente;
· Santa Marina;
· Sant’ Oronzo, protettore di Lecce e della Provincia;
L’acquasantiera non è originale, probabilmente è il capitello di un’antica cappella, ritrovato tra le pietre di un muro a secco del giardino della casa canonica.
Nella sacrestia, sono da ammirare, oltre la ricca chiave di volta e la piccola pila per le abluzione del sacerdote (realizzate in pietra leccese), i due confessionali interamente ricavati nella muratura della chiesa. Sono un elemento particolare e raro, oggi difficilmente ritrovabili se non nelle Chiese di antica data. In base alle direttive del Concilio di Trento del 1577, era stato stabilito che, da quella data in poi, i confessionali, nelle Chiese, dovevano essere due, uno per gli uomini e uno per le donne, e dovevano essere realizzati in tavole di legno di noce.
Salendo per una scala stretta e ripida, si arriva al terrazzo della chiesa. Qui, ci si ritrova in un ambiente molto simile ad una piccola capanna fortificata: sui lati delle pareti, infatti, sono presenti delle feritoie e delle finestre protette da grate. La stessa scala, è stata costruita in questo modo, per scopi difensivi.
Le Chiese, in quel tempo, erano luoghi di salvezza non solo dell’anima, ma anche del corpo del fedele dalle frequenti incursioni dei popoli d’oltremare sulle nostre coste. Motivo per cui sono state costruite le Torri, nel XVI secolo, da Carlo V.
Dal terrazzo, si può ammirare un bellissimo panorama. I pellegrini che arrivavano fin qui, davanti a tante bellezze e ai servizi logistici così comodi, erano portati a pensare di essere giunti davvero al tanto decantato Santuario di Leuca e, riprese le loro forze, iniziavano il loro percorso a ritroso. Fu per questo motivo che il vescovo di Alessano, alla cui diocesi apparteneva il Santuario di Santa Maria di Leuca, mentre Leuca Piccola apparteneva alla diocesi di Ugento, accusò il nostro piccolo Santuario di plagio, facendo ricorso direttamente al Vaticano.
Il problema, fortunatamente, fu risolto diplomaticamente, cambiando il nome del santuario in Santa Maria di Leuca del Belvedere e Leuca Piccola.
Il santuario possiede anche dei sotterranei,
“Don Annibal Capece or mi feconda
Se un tempo sviscerar fece il mio seno
Entra qui dunque e ti trattenga almeno
L’ombra, il fresco, il vino e l’onda”
Questa è l’incisione (oggi corrosa in buona parte) riportata sulla lapide all’ingresso del sotterraneo, che ci spiega quale era stata la sua funzione nel tempo dei Pellegrinaggi.
I sotterranei della Chiesetta, si presentano come una grande grotta scavata interamente nel tufo, che richiama la struttura del frantoio ipogeo. Sui lati son state realizzate delle cuccette. I pellegrini più poveri, qui potevano riposare, mangiare e bere attingendo l’acqua da due enormi pozzi, (profondi m.17 e m. 15) presenti nella grotta principale.
Proseguendo lungo un cunicolo lungo 52 m., sulla destra della grotta, reso però più lungo dalla fantasia popolare che voleva che arrivasse fino al castello del Capece o, più ancora, fino a Leuca, si giunge al terzo pozzo (m.16).
Questi pozzi sono stati costruiti in modo tale che l’acqua potesse essere attinta anche dall’esterno. Probabilmente è stata proprio la loro presenza a determinare il successo di leuca Piccola; dal momento che Leuca, trovandosi su un promontorio e quindi troppo vicina all’acqua salata del mare, non poteva fornire acqua potabile.
Nell’ampio spiazzo antistante il santuario si possono notare dieci archi che custodivano dieci punti vendita per i mercanti. Nel mezzo, un grande portale che introduceva in un campo utilizzato per il mercato. Due arcate sono state abbattute alla fine del 1800 per dare spazio alla strada che unisce Barbarano a Morciano. (1894 Barbarano passa da frazione di Salve a Frazione di Morciano).
Gli archi del mercato
Successivamente è stato abbattuto il terzo arco per allargarla e buona parte della locanda, situata pochi metri più avanti, e trafugata la lapide posta, un tempo, all’entrata. la Proloco di Morciano di leuca l’ ha poi riprodotta posizionandola sulla parte restante delle arcate. E’ la cosiddetta lapide delle 10 P:
“prima pensa poi parla
Perché parole poco pensate
Portano pena”
Era un chiaro monito, a chi entrava, a non perdere il senno della ragione alzando un po’ troppo il gomito.
Le rimesse, situate tra la locanda e le arcate dello spiazzale, sono state realizzate nel 1709;
“Ferma il piè passegger
Non dar più passo che qui
Trovi comode rimesse
Don Annibal Capece, il qual ci eresse
Ci destinò pel forestier in spasso”
la loro struttura molto bella e particolare, ha fatto supporre che in realtà, in origine fosse una struttura destinata ad altro uso. E’ costituita da una volta a botte che poggia su degli archetti a sesto acuto, e ognuno di questi archetti ricopre una mangiatoia.
La calma e la quiete che oggi regnano sovrane, permettono al visitatore più attento di sentire e immaginare quel brulicare di vite che un tempo animava questo luogo…
BIBLIOGRAFIA:
Francesco Cazzato “S. Maria di leuca del belvedere in barbarano del capo” – Gino Bleve Editore
(Articolo di SANDRA SAMMALI » 11-GEN-2009 sito web:
http://www.salogentis.it/2009/01/11/il-santuario-di-leuca-piccola/#sthash.327zNH54.dpuf
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