venerdì 15 luglio 2016

Rossano (CS) - Icona di Maria SS.ma Achiropita, sec. VIII


SANTUARIO MARIA SS. ACHIROPITA

Nella vita dell’abate basiliano San Nilo, scritta tra il 1030 e il 1040 dal discepolo San Bartolomeo, la Cattedrale di Rossano viene chiamata "Chiesa della Madre di Dio". Era infatti dedicata a Maria Santissima e ne conteneva una venerata effigie, detta, secondo l’uso basiliano Odigitria, cioè Conduttrice, Guida.
L’immagine si trova in una nicchia al lato destro della navata centrale, su un altare in pietra di Cipro, decorato con marmi policromi e circondato da una balaustra.
Si tratta di un affresco su un frammento di colonna, venerata fin dal XII secolo col titolo di ACHIROPITA, cioè "
non dipinta da mano umana". Oggi l’icona è perfettamente libera e visibile, ma nei secoli passati ben sette lastre di vetro sovrapposte rendevano l’immagine meno evidente, velandola di un senso di mistero e di arcano. I recenti lavori di pulitura hanno reso leggibili sul lato destro in verticale, alcune lettere greche del nome THEOTOKOS, cioè "Madre di Dio". Da saggi effettuati dai tecnici della Sovrintedenza sembra che l’attuale affresco sia sovrapposto ai resti di uno più antico.
La leggenda narra che una notte, una donna di straordinaria bellezza circondata da una luce abbagliante apparve al guardiano della chiesa che era in costruzione e lo indusse a ritirarsi. Il mattino seguente fu rinvenuta l’effigie della Madonna Achiropita. 



Secondo la tradizione, invece, nel VI secolo il monaco Efrem, dopo aver predetto al nobile Maurizio, in fuga e naufrago a Rossano, la sua elezione a Imperatore di Bisanzio, avrebbe ottenuto per gratitudine la promessa di una cappella da dedicare alla Madre di Dio. Durante i lavori di costruzione, quando si trattò di dipingere l’icona, nottetempo, l’immagine eseguita dagli artisti bizantini scomparve, rimpiazzata miracolosamente dall'Icona Achiropita.

Sorta nell'XI-XII secolo su una preesistente chiesa bizantina, la Cattedrale ha inglobato nella sua struttura l’antica edicola votiva della Madonna Achiropita, a cui poi la chiesa è stata dedicata. Visitata nel 1193 dal re Tancredi, nel XIV secolo venne ampliata nella parte absidale e successivamente rimaneggiata con altri significativi interventi di rifacimento. Nel XVII secolo venne aggiunta una quarta navata riccamente affrescata, destinata a cappelle devozionali. Dall'originario stile gotico normanno-svevo, si è passati pertanto ad uno stile composito che, pur alterando l’antica architettura, non ha intaccato la primitiva solennità e bellezza.

La facciata, distrutta dal terremoto del 1836, fu rifatta in due tempi da Mons. Tedeschi (1833-34) e da Mons. Cilento (1844-88). La lapide sul portale d’ingresso ricorda il fatto. Il portale rinascimentale è sormontato da una statua dell’Assunta tra due Angeli in bassorilievo. In alto, sui pinnacoli sono poste le statue dei Santi Rossanesi Nilo e Bartolomeo. Nel 1455 l’Arcivescovo Lagonessa aprì la porta sulla navata laterale, detta Porta Piccola, in splendido gotico. A sinistra del corpo di fabbrica è affiancato il campanile, anch'esso ricostruito da Mons. Cilento dopo il terremoto del 1836. All'esterno si nota l'affresco di S. Cristoforo, opera di Capobianco, mentre la copertura a cupola è rivestita da marmette gialle e verdi.
L’interno, diviso in tre navate da una fuga di pilastri rettangolari con rivestimento marmoreo dei primi del ‘900, presenta una copertura lignea a cassettoni, costruita in due fasi diverse: nel XVI secolo quella centrale, nel XVII secolo quella delle navate laterali. 

Nell’abside dell’Altare Maggiore è illustrata, in sei affreschi, la storia dell’Icona Achiropita. Sulla volta con tetto ligneo dorato si nota il rilievo dell’Assuntae l’Incoronazione della Vergine, mentre in due lunette appaiono i Santi Rossanesi Nilo e Bartolomeo.

Gli affreschi sono opera di Capobianco (XIX secolo) mentre le vetrate dei Santi Pietro e Paolo, oltre quelle di S. Nilo e S. Bartolomeo nelle navate laterali, sono un’aggiunta dell’Arcivescovo Rizzo (1949-71). Disseminate nel corpo della chiesa si ammirano le tele degli altari votivi, databili tra il XVI e il XIX secolo: una Pentecoste, la Madonna del Carmine con S. Michele, Maddalena Penitente, S. Lucia, la Vergine con i Santi Patroni.


Di pregevole fattura sono i mosaici, residuo dell’antico pavimento dell’area presbiteriale, risalente al XII secolo, in cui vi risaltano elementi del Bestiario con i simbolismi tipici dell’arte normanna. Opere d’arte degne di nota sono: il coro ligneo (XIX secolo), il pulpito marmoreo (1753), un organo a canne (1622), l’altare marmoreo di S. Nilo con ciborio intarsiato.

La Cattedrale ospitò il rito greco fino al 1460, anno in cui l’Arcivescovo M. Saraceno decretò il passaggio al rito latino (Notizie tratte dal sito http://associb.org.br/tradizio/achiropita/chiesa.html).

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