PreliminariIl primo privilegio mariano in ordine di tempo, ossia, la prima perla scintillante incastonata dalla mano stessa di Dio Padre nella corona di gloria della Madre del suo Figlio, è l'immacolato concepimento, vale a dire, la preservazione dalla colpa originale.Questo privilegio iniziale della Vergine si inserisce anch'esso vitalmente, nella storia della salvezza. Il Concilio Vaticano II, infatti, ha rilevato con estrema chiarezza l'appartenenza di Maria alla stirpe adamitica, bisognosa di salvezza. Anch'Essa è «figlia di Adamo» (Lumen Gentium, n° 56), in quanto anch'Essa «è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza dal Figlio, ossia, «redenta», quantunque «in modo più sublime in vista dei meriti Figlio» (n. 55), vale a dire, fu preservata (non già liberata) da colpa originale. E fu redenta - si noti bene! - con redenzione preservativa proprio, perché fosse in grado di cooperare alla redenzione liberativa di tutti gli altri, e perciò in funzione della salvezza. L'Immacolata Concezione perciò, più che un ornamento personale della Vergine, va considerata come una preparazione immediata della medesima alla missione salvifica ch'Ella doveva esercitare nella storia della salvezza.1. IN CHE COSA CONSISTE
L'Immacolata Concezione è una verità «rivelata da Dio», ossia, è un dogma cattolico, secondo il quale crediamo - come ha definito Pio IX l'8 dicembre 1854 (1) -
«che la Beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia, Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale»
(Bolla «Ineffabilis Deus», in: Le Encicliche Mariane, a cura di A. Todini, Roma, 1950, p. 55).
I vari termini di questa definizione - come appare dai lavori preparatori (2) - sono stati tutti accuratamente pensati e pesati.
In questa formula definitoria vengono espresse e precisate le quattro cause del singolare privilegio, vale a dire: a) il soggetto (causa materiale); b) l'oggetto (causa formale); e) l'autore (causa efficiente); d) lo scopo (causa finale).
1) Il soggetto
Il soggetto (o causa materiale) di un tale privilegio fu la persona stessa della Vergine (non già l'anima o, tanto meno, il corpo), nel primo istante della sua esistenza come persona (per cui neppure per un solo istante fu affetta dal peccato originale), ossia, nell'istante stesso in cui l'anima di Maria fu creata da Dio ed infusa nel corpo formato, secondo il modo ordinario, dai genitori di Lei (3). La ragione fondamentale che spinse a sostituire la «persona» all'«anima» di Maria, è stata questa: per rendere la definizione conforme alla festa liturgica dell'Immacolata, la quale festa onora la «persona» di Maria, non già l'anima (4).
La definizione ha voluto sottolineare il «primo istante» della concezione di Maria SS. per esprimere - contro alcuni teologi antichi - che la concezione immacolata non è avvenuta né prima dell'infusione dell'anima al corpo, né dopo (sia pure un istante dopo) l'infusione dell'anima al corpo, ma nello stesso istante dell'infusione dell'anima al corpo.Viene inoltre esclusa la sentenza intermedia proposta da Enrico di Gand, secondo la quale Maria SS. in uno stesso istante extratemporale si sarebbe trovata in stato di peccato originale (e perciò bisognosa di redenzione) e in stato di grazia.Si tratta di un privilegio «singolare» - come vien detto nella Bolla «Ineffabilis Deus» - e perciò unico, ossia, concesso ad una persona soltanto, a Maria. Il Laurentin ha rilevato che col termine «singolare», la Bolla ha inteso mettere l'accento sul carattere unico del privilegio (cfr. L'Action du Saint-Siege par rapport au problème de l'Immaculée, in «Virgo Immaculata», II, p. 86, n. 306). La Bolla «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» di Alessandro VII parla espressamente di un «privilegio unico». Anche l'Enciclica «Fulgens corona» ha sottolineato in termini ancora più vigorosi questa «unicità» dicendo che si tratta di un «privilegio singolarissimo, che non è stato concesso o nessun altro»: «hoc singularissimurn privilegium, nulli unquam concessum», (AAS 15 [1953] p. 580) (5).2) L'oggettoL'oggetto (o causa formale) del privilegio è costituito dalla singolare perfezione che ha contraddistinto il concepimento di Maria SS., ossia: la grazia santificante (lato positivo) la quale ha preservato Maria SS. dalla macchia del peccato originale (lato negativo del singolare privilegio). Il primo elemento (quello positivo, la grazia santificante) è sostantivo; il secondo invece (quello negativo) è modale, poiché indica il modo con cui Maria fu senza peccato, in grazia (la preservazione).

Il primo elemento risponde alla domanda: «Che cosa rese santa, senza peccato originale la Concezione di Maria?». Il secondo elemento invece risponde alla domanda: «Per quale via, in quale modo Maria SS. fu senza peccato originale?». La seconda risposta modifica la prima. Mentre infatti tutti gli altri hanno avuto la grazia santificante per la via della liberazione dal peccato originale (in modo liberativo), Maria SS. invece l'ha avuta per via di preservazione (in modo preservativo). Siccome però il modo suppone la sostanza (poiché la modifica), ne segue che la causa formale dell'Immacolata Concezione sia precisamente la grazia santificante (posseduta fin dal primo istante dell'esistenza personale).
Si tratta perciò di una totale immunità dal peccato, per via di preservazione (non già di liberazione). La Bolla «Ineffabilis Deus» per mettere l'accento sulla completa immunità, alla formula della Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII ha aggiunto la parola «totale» («ab omni ... labe»: «da ogni macchia di peccato originale»). Non è mancato chi in tale formula ha voluto vedere esclusa anche la concupiscenza. Ma questa interpretazione va oltre i termini della definizione. Secondo la definizione, infatti, si tratta di immunità da ogni macchia di peccato; orbene, la concupiscenza non è un peccato (cfr. DENZINGER, 792) (6). Inoltre, dai lavori preparatori risulta che l'intenzione di coloro i quali hanno preparato i progetti di definizione, non era quella di includervi la preservazione dalla concupiscenza (cfr. ALFARO, art. cit., p. 241). Un tentativo fatto, in tal senso, da Mons. Bruni, non ebbe alcun esito (cfr. SARDI, Op. Cit., II, p. p. 242; ALFARO, art. cit., p. 250 ss.; p. 266). Anzi, in seguito ad una richiesta di Mons. Cannella, venne soppressa, dal quarto schema, una frase che avrebbe potuto essere interpretata nel senso della preservazione dal fomite della concupiscenza (cfr. ALFARO, alt. cit., p. 247 ss.). Questa immunità quindi non è compresa, almeno direttamente, nella definizione.
È bene rilevare, inoltre, che la santità iniziale di Maria SS. è definita soltanto in forma negativa: «fu preservata immune da qualsiasi macchia di peccato originale», perché è la forma più evidente. La Bolla «Sollicitudo» di Alessandro VII, invece, afferma una tale santità iniziale oltreché in forma negativa, anche in forma positiva, poiché asserisce che l'anima di Maria «fu ornata dalla grazia dello Spirito Santo e preservata dal peccato originale» (DENZINGER, 789). Ma siccome il peccato - secondo il Concilio di, Trento - è «la morte dell'anima» a causa della perdita della vita soprannaturale della grazia, ne segue logicamente che Maria SS., per il fatto stesso che fu preservata dalla «morte dell'anima» (ossia, dal peccato), dovette ricevere anche, nello stesso tempo, la vita della grazia. Vita e morte spirituale si escludono a vicenda. Dov'è l'una (la vita della grazia) non vi può essere l'altra (la morte dell'anima alla vita della grazia). Ne segue perciò che i due aspetti (quello negativo e quello positivo), nel piano dell'ordine presente (quello, di fatto, scelto e realizzato da Dio, fra i vari ordini possibili), si equivalgono perfettamente, ossia, coincidono, poiché dove non vi è la tenebra della colpa, ivi è la luce della grazia, e dov'è, la luce della grazia non vi è la tenebra della colpa. L'assenza dell'ombra è luce, e l'assenza della luce è ombra: non vi è nulla di mezzo tra la luce e l'ombra, tra lo stato di grazia e lo stato di colpa, Maria inizia la sua esistenza senza l'ombra della colpa, e Perciò inizia la sua esistenza nella luce della grazia. Occorre però aggiungere che, nel corso della Bolla, il lato positivo viene espresso in modo formale esplicito.
È necessario, inoltre, tener presente, che la dottrina dell'Immacolata Concezione non esclude affatto Maria SS. dalla categoria dei redenti dai meriti di Cristo suo Figlio, come riconobbe Ella stessa allorché disse: «Ed esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore» (Lc. 1, 47).

Anche Maria SS., infatti, quale discendente da Adamo come tutti gli altri uomini (per via di naturale generazione), avrebbe dovuto contrarre - come tutti gli altri - la colpa originale (commessa da Adamo quale Capo di tutto il genere umano, e perciò trasmissibile ai suoi discendenti). A causa però della singolare missione di Madre e di Regina universale, alla quale era stata predestinata da Dio, venne da Dio stesso eccettuata dalla legge della contrazione della colpa originale. Si può perciò ripetere di Maria ciò che il Re Assuero disse ad Ester: «Questa legge, che ho posto per tutti, non è per te» (Ester, 15, 13). Insieme alla legge della propagazione del peccato originale in tutti i discendenti di Adamo peccatore, Iddio stabiliva l'eccezione da una tale legge in favore della futura madre. Essa perciò, ed Essa sola, fra tutti i discendenti di Adamo per via di naturale generazione, veniva dispensata dal ripetere, col salmista: «Ecco, nella colpa io sono nato, e nel peccato mi ha concepito mia madre» (Ps. 50, 7).
Il Card. Lépicier spiega la cosa con questo esempio: «Un fanciullo generato da una madre schiava, il quale, per una previa disposizione del padrone di sua madre, nasce libero è, di fatto, libero dalla schiavitù. In forza però della sua nascita da una donna schiava avrebbe dovuto contrarre anche lui la schiavitù, e l'avrebbe realmente contratta se non vi fosse stata quella previa eccezione. Egli perciò aveva il debito di contrarre la schiavitù» (Tractatus de B.V. Maria Matre Dei, P. II, c. 1, a. 1, n. 7).
Altrettanto si deve dire di Maria SS. in relazione al peccato originale.
Mentre quindi tutti gli altri discendenti di Adamo vengono liberati (per mezzo del Battesimo) dalla colpa contratta (ossia, vengono rialzati dopo la caduta), Maria SS. e Lei sola, fu preservata dal contrarla (venne impedita dal cadere). Non si tratta perciò di pura e semplice immunità dalla colpa originale (come pretendono i negatori di qualsiasi debito, in Maria, del peccato originale) (7); ma si tratta di una immunità che ha rivestito il modo, il carattere di preservazione, come appare dalle parole stesse della definizione, dai vari documenti Pontifici, dai documenti liturgici e dalla teologia tradizionale dell'Immacolata Concezione. In altre parole: la definizione non solo ci dice che Maria SS. fu immune dal peccato originale, ma ci dice anche per quale via Ella lo fu: per la via cioè della preservazione. Maria SS. quindi fu anche Lei redenta, o meglio, preredenta da Cristo Salvatore; fu anzi la prima fra i redenti. Fu redenta però in modo più nobile (sublimiori modo), ossia, con redenzione preservativa (mentre tutti gli altri sono stati redenti con redenzione liberativa) (8). L'Enciclica «Fulgens corona» sottolinea la redenzione di Maria asserendo che Essa «è stata del tutto preservata dalla colpa originale, e perciò è stata redenta in modo più nobile»: «perfectissimo quodam modo... redemisse» (AAS 45 [19531 p. 581). La «preservazione», perciò, è un modo di redenzione: quello più sublime.
In forza di questa preservazione, Maria SS. apparve come la forma perfetta della natura umana. «La natura umana - si chiedeva il S. P. Paolo VI nel discorso tenuto l'8 dicembre 1963 nella basilica di S. Maria Maggiore - si è mai espressa in una forma così completamente perfetta? Da Adamo in poi l'umanità non ha avuto più questa fortuna, salvo che in N.S.G. Cristo e nella Madre sua Santissima. È questa nostra sorella, questa eletta Figlia della stirpe di David, a rivelare il disegno originario di Dio sul genere umano, quando ci creò a sua immagine e somiglianza. Il ritratto, dunque, di Dio».
3) L'autore
L'autore (causa efficiente) del singolare privilegio è Dio Padre; però «in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano». Come il sole è la fonte di tutta la luce e di tutti i colori, così Dio è la fonte di tutti i privilegi di Maria.Ha espresso in modo incomparabile una tale verità il Bossuet: «Maria ha questo in comune con gli altri uomini, che Essa pure fu redenta col sangue del suo Figlio; ma Essa ha questo di particolare, che quel sangue fu preso dal casto corpo di Lei: Profundendum sanguinem pro mundí vita de corpore tuo accepit, ac de te sumpsit quod etiam pro te solvat (Eucherio di Lione). Ella ha questo di comune con gli altri fedeli, che Gesù le fece dono del suo sangue; ma Ella ha questo di particolare, che Gesù l'ha prima ricevuto da Lei. Ella ha di comune con tutti, che questo sangue ricade su di lei per santificarla; ma Ella ha poi questo di particolare, che ne è la sorgente. Per questo possiamo dire che la concezione di Maria è come l'origine prima del sangue di Gesù. È di là che questo fiume meraviglioso comincia a diffondersi, questo fiume di grazie che scorre nelle nostre vene per mezzo dei sacramenti, e che porta lo spirito della vita in tutto il corpo della Chiesa. E come avviene delle fonti che si ricordano continuamente della loro sorgente, e vi fanno ritorno elevandosi in vapori e giungendo ad esse per le vie dell'aria, così noi non abbiamo titubanza ad assicurare, che il sangue di nostro Signore rimonterà con la sua efficacia fino alla concezione della madre sua, per così onorare il luogo donde è sgorgato.«Non vogliate più dunque, cristiani, cercare il nome di Maria nel decreto di morte, pronunciato contro tutti gli uomini». «Voi non lo troverete più scritto; fu radiato. Come mai? Per mezzo di questo sangue divino che, essendo stato attinto nel suo seno castissimo, si gloria di dispiegare in favore di lei tutta l'efficacia che in sé contiene contro questa funesta legge di morte, che uccide fin dall'origine». (Serm. II sulla Concezione).La preservazione perciò di Maria SS. dal peccato originale non solo non compromette l'universalità della Redenzione di Cristo, ma ne costituisce il più nobile trofeo.4) Lo scopo
Lo scopo (causa finale) per cui Dio concesse a Maria SS. un così singolare privilegio, fu questo: perché Maria fosse una degna Madre di Dio, una «degna abitazione del Figlio di Dio», come si dice nella Orazione liturgica della festa dell'Immacolata Concezione (Orazione che risale al sec. XIV) e una degna Socia del Redentore nell'opera singolarmente meravigliosa della Redenzione del genere umano. E su queste due basi che poggiano - come vedremo - le varie ragioni teologiche che sono state addotte in favore di questo singolare privilegio.Secondo il Mitterer, l'immacolato concepimento della Madre sarebbe stato richiesto dall'immacolato concepimento del Figlio. Gli Scolastici, infatti, ritenevano che la trasmissione del peccato originale avviene per opera del padre, non già per opera della madre, per cui una concezione verginale (senza opera del padre secondo la carne) sarebbe ipso facto immacolata. Secondo la moderna biologia, invece, la madre, come il padre, concorre alla generazione del figlio fornendo anch'essa una cellula vitale. Ne segue perciò che anche in un concepimento verginale, si avrebbe la trasmissione della natura umana col peccato originale che l'affetta. Conseguentemente, la ragione formale per cui Gesù è stato concepito da Maria immacolata, senza il peccato originale, non è già il concepimento verginale (senza opera di un padre secondo la carne), ma è l'immunità della Madre dal peccato originale (cfr. MITTERER A., Dogmen und Biologie der heiligen Familien nach dem Weltbild des hl. Thomas von Aquin und dem der Gegenwart, Wien 1952, p. 31-52).