Il miracolo delle stelle attorno alla Vergine S.S. Dell'Arco
A molti miracoli e molte grazie è legata la devozione alla Vergine Maria dell'Arco; ne fanno fede le migliaia di ex voto. Tante le testimonianze riportate dal Domenici nel suo scritto; se ne contano circa duecento con riferimenti a persone ben precise, a testimonianze e per alcune anche a veri e propri processi canonici. Oltre a queste innumerevoli grazie ricevute per intercessione della Beata Vergine Maria, la storia della devozione a questa sacra immagine è costellata da fenomeni straordinari certificati da testimoni autorevoli, anche da verbali notarili. Uno di questi episodi è il miracolo della pietra spezzata. Quando fu costruito il tempietto attuale, si volle rivestire di marmi il muro dov'è dipinta l'immagine della Madonna. Con brutta sorpresa si trovò una grossa pietra vesuviana, incastrata nel muro, che con una delle sue punte arrivava sotto la figura della Madonna. Non si riusciva a toglierla con nessun mezzo, anzi c'era pericolo che da un momento all'altro tutto l'intonaco dov'era dipinta l'immagine andasse in briciole.
L'architetto Bartolomeo Picchiatti, vistosi perduto, prese in mano la pietra e pregò con fede la Madonna di dargliela. Essa si spezzò: metà restò nel muro e metà cadde a terra. Questa, a ricordo, fu esposta in chiesa, ma per salvarla dai fedeli che ne prendevano delle schegge per devozione, fu collocata in alto in uno dei pilastri del santuario, dove ancora si può vedere. Era la notte del 15 febbraio 1621. Nel pomeriggio del 7 marzo del 1638 alcune pie donne che pregavano, nell'alzare gli occhi verso la miracolosa immagine notarono qualche cosa d'insolito. Fissando più attentamente lo sguardo videro che la guancia colpita dalla palla del sacrilego giocatore sanguinava di nuovo.
Prima timidamente, poi a gran voce gridarono al miracolo, facendo accorrere i vicini e i frati, che, atterriti, dovettero constatare la verità di quanto le buone donne asserivano. Il prodigio non cessò quella sera, ma fu visibile a tutti per diversi giorni, dando modo così alla notizia di diffondersi anche lontano. E da tutte le parti fu un accorrere concitato di fedeli, curiosi, ammirati e atterriti insieme. La folla aumentò di giorno in giorno, fu tanta che le autorità stesse religiose e civili non poterono trascurare la cosa. Accorse infatti da Napoli il viceré Ramiro Felipe Munez de Guzman, duca di Medma las Torres; e nello stesso giorno il vescovo di Nola monsignor Giambattista Lancellotti mandò il suo vicario generale don Domenico Ignoli, perché constatasse l'accaduto. Il tutto fu testificato con un atto ufficiale da un pubblico notaio e alla presenza del viceré, di tutti i padri del convento, di molti padri minori conventuali e di tutti i sacerdoti della Collegiata di Somma.
Tra i vari prodigi certamente quello più evangelico, vissuto in modo giornaliero, è stato (ed è ancora oggi) l'assistenza spirituale e materiale ai pellegrini. In certe occasioni però quello che era un'evangelica quotidianità diventava testimonianza di grande carità cristiana. Ci si riferisce qui a catastrofici eventi che la popolazione campana ha vissuto nei quattro secoli dell'esistenza di questo santuario mariano. Quando vi fu l'eruzione del Vesuvio tra la fine del 1631 e l'inizio dell'anno seguente furono ospitate e curate migliaia di persone finché non terminò il pericolo. Anche in questa circostanza si racconta di un prodigio accaduto: per tutto il tempo dell'eruzione il volto della Madonna scomparve e si rese visibile solo alla fine dell'eruzione. A ricordo di tale evento fu posta, dietro l'edicola della sacra immagine, una lapide di raro marmo nero con una scritta incisa in lettere d'oro. Anche durante la peste del 1656, che colpì la Campania, mietendo centinaia di migliaia di vittime, il santuario fu luogo di ricovero e di cura. In questa occasione è nata la devozione di ungersi in casi di malattia con l'olio della lampada votiva che arde, giorno e notte, presso l'immagine della Beata Vergine. Molte testimonianze attendibili ci sono giunte a proposito della guarigione dalla peste ottenuta invocando con fede la Madonna. Così in altre simili occasioni il santuario è diventato luogo di riparo e di carità evangelica nell'assistenza dei rifugiati. Un altro prodigio, che va narrato per la sua eccezionalità e le sicure testimonianze riportateci, accadde al tramonto del 25 marzo 1675. Un religioso del convento piamente pregava dinanzi all'altare di Maria, quando, alzando gli occhi verso l'immagine, vide sotto la lividura della guancia risplendere una luce color d'oro e tutto intorno sfavillare numerose e piccole stelle. Ritenendo che fosse un'allucinazione chiamò il sacrestano, e senza prevenirlo, l'invitò a guardare l'immagine.
Questi, colmo di meraviglia, confermò la visione della luce e delle stelle e corse a chiamare il priore, in quel tempo padre Rossella. Accompagnato da altri due frati all'altare della Vergine, il superiore constatò il miracolo. Il mattino dopo all'alba, il vescovo di Nola, monsignor Filippo Cesarino, avvisato dal priore del convento, si recò a visitare la sacra immagine. Osservò lungamente le stelle e, commosso, volle che immediatamente anche il suo vicario osservasse e attestasse quel prodigio. Ordinò ai padri di divulgare la notizia e di non porre ostacoli alla gioia e al fervore dei fedeli e, appena ritornato a Nola, comandò che per tutta la diocesi s'istituissero pubbliche processioni di ringraziamento. Il viceré del tempo, Antonio Alvarez Marchese D'Astorga, accorse anche lui al santuario, e confermando l'ordine del vescovo di Nola, comandò che per mano di un pubblico notaio venisse redatto un documento riguardante l'accaduto, da inviare poi al re di Spagna, assieme a una riproduzione dipinta del miracolo stesso. Dopo il viceré vennero e constatarono il prodigio il cardinale Orsini (più tardi papa Benedetto XIII), l'inquisitore di Napoli e i consultori del Sant'Uffizio vaticano. Il 26 aprile, quindi circa un mese dopo (il che significa che tale prodigio durò molto tempo), il notaio Carlo Scalpato da Nola redasse l'atto ufficiale in presenza e con la testimonianza di moltissime persone autorevoli, religiose e civili, tra le quali troviamo il nunzio della Santa Sede presso il Regno di Napoli, monsignor Marco Vicentino, vescovo di Foligno; il vescovo di Nola Filippo Cesarino; il vicario generale della diocesi, Giovanbattista Fallecchia; il duca Fabrizio Capece Piscicelli del Sedil Capuano e suo fratello Girolamo; don Nicola Capecelatro; il residente del duca di Toscana presso la corte di Napoli, don Santolo di Maria, e il giudice del luogo dottor Onofrio Portelli (Notizie tratte dal sito http://www.madonnadellarco.it) (per il Sito Ufficiale del Santuario clicca sull'immagine sotto).
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