sabato 17 dicembre 2016

Le Nozze di Cana


A CANA DI GALILEA
(Giovanni 2,5)

Per compiere la missione, affidatagli dal Padre,
vedesti uscire dalla casa di Nazareth
il Figlio Tuo Gesù, Maria,
per non fare più ritorno tra le tue mura.
Lo chiameranno il Nazareno,
ma non sarà più con te,
nella tua casa, nel tuo villaggio.
Lo rincorrerai, di nascosto, seguendo i suoi passi,
anche lungo il suo cammino verso il Calvario,
facendo tua la sua croce, per compiere
la tua silenziosa opera di corredentrice,
solidale con la sua missione.
Lo hai ritrovato in Cana di Galilea,
assieme a quelli che Lui ha raccolto attorno a sé,
senza gelosia alcuna,
per seguirlo e prolungare la sua missione,
dopo che sarà salito al Padre.
Hai accolto la Parola di Dio,
e nel tuo grembo il Verbo si è fatto carne,
e ora contempli, nel Figlio,
l’esserti totalmente consacrata
al compiersi del suo volere:
appartenere totalmente, nel disegno del Padre,
all’umanità da redimere,
non più a te stessa e nemmeno al Figlio.
A una nuova famiglia, universale,
hai visto ormai appartenere il Tuo Figlio: 

“Mia madre e i miei fratelli sono
coloro che ascoltano la Parola di Dio
e la mettono in pratica”.
Una famiglia costituita da uomini
attratti dall'autorità divina della Sua Parola,
postisi alla sua sequela per costituire
quella nuova famiglia universale,
senza confini, che è la Chiesa,
forgiata dal Tuo Figlio
e generata dallo Spirito Santo nel Cenacolo,
il luogo cruciale della missione del Tuo Figlio,
che ha visto te presiedere,
quale Madre di tutti i redenti
dal sangue del Tuo Figlio, la Chiesa nascente.
Il Figlio è uscito dalla tua casa,
dalla famiglia di cui ne faceva parte,
secondo la carne, per concedersi
familiare ad ogni uomo,
che con cuore puro e retta coscienza
avrebbe aderito all'annunzio evangelico del Regno,
facendone parte mediante la Chiesa,
posta sul fondamento degli apostoli,
chiamati dal Tuo Figlio,
per costituire il nuovo popolo di Dio,
per mezzo del dono dello Spirito.
Comunità di credenti nel nome del Figlio Tuo
estesa a tutte le genti,
nel riecheggiare l’annunzio del regno,
nelle parabole della vigna e dei vignaioli,
a tutti i chiamati, anche all'ultima ora ,
per ricevere dal Padre la stessa ricompensa.
Sapevi bene che non poteva
compiutamente appartenerti,
perché aveva da compiere la missione
che il Padre gli ha affidato.
Come è avvenuto per te che,
mentre stavi per congiungerti a Giuseppe,
sei stata chiamata da Dio Padre,
per essere colei che ci avrebbe
dato vita all'Emanuele, il Dio-con-noi.
Già nel Tempio di Gerusalemme
il tuo Gesù aveva affermato deciso: 


“Non sapevate che io devo occuparmi
delle cose che riguardano il Padre mio” ?

Presagio di quando avrebbe abbandonato la tua casa.
Una diversa contiguità
avresti vissuto con il Tuo Figlio,
cresciuto in 

"sapienza, età e grazia
presso Dio e presso gli uomini",

nell'obbedienza a te, nella condivisa dimora.
Una diversa contiguità con il Tuo Figlio
è esplosa alle nozze di Cana,
quasi a configurare il nuovo rapporto
tra la Madre del Signore Dio e il Figlio di Dio,
mandato ad attendere alla salvezza degli uomini.
Tu, sempre silenziosa,
perché nel tuo cuore serbavi
ogni movenza del Tuo Figlio,
mentre ogni parola che proferivi
era sola sapienza, che proveniva
dalla comunione con il Padre.
Sei stata attenta alle persone,
ad ogni persona, ad ogni umana situazione.
Nulla è sfuggito, nel gioioso trambusto dell’evento sponsale,
alla tua sensibilità e premura materna,
per condividere la gioia degli sposi.
Solo tu hai visto che quella gioia sponsale
potesse essere spezzata dalla mancanza di vino,
di quel 



“vino che allieta 
il cuore degli uomini”,
come affermavano gli antichi, e confermato dal salmista.
Hai imposto al Tuo Figlio
di dimostrarsi obbediente alla Madre,
nell'essere soccorritrice di ogni vivente
nelle contingenti avversità,
come nelle gioie da conservare.
Il Vangelo ci dice che conservavi
nel tuo cuore ogni cosa,
anche l’obbedienza di Tuo Figlio
nel tempo dell’infanzia e dell’adolescenza.
La stessa che gli hai imposto da adulto
e nel mezzo della missione tra i suoi discepoli,.
La costatazione fatta a Lui,
che era venuto meno il vino,
era il desiderio e la tua volontà di madre
che Lui dovesse provvedere, assecondandoti.
Hai voluto ed espresso, in Cana,
che saldo rimanesse il rapporto con il Figlio Tuo,
pur conscia della missione
che il Padre gli ha dato di compiere
e conscia ancora di non avere su di Lui
alcuna potestà se non quella di attendere, come Lui,
a salvare ogni uomo e in ogni circostanza.
Nella tua sensibilità di donna e di madre,
in Cana ti sei rivelata attenta alle condizioni dell’uomo.
A noi comuni mortali, attestati alle esteriori forme
e manifestazioni eclatanti,
avremmo voluto che il Tuo Figlio avesse dispiegato
la potenza divina in Lui,
risuscitando un qualunque altro Lazzaro
e non quanto avvenuto a una festa sponsale,
a motivo della mancanza di vino.
“Donna, che vuoi da me?
Non è ancora giunta la mia ora

Tu, invece, hai fatto sì che tutto avvenisse
nel silenzio del tuo cuore premuroso e sensibile di Madre,
per condividere con il Tuo Figlio la gioia degli sposi,
e perché la stessa non venisse meno.
E Tuo Figlio, prima riluttante,
ha conservato l’ossequio e l’amore verso Sua Madre.
E nel:
“Fate tutto quello che egli vi dirà”
ai servi, non solo hai disposto che compisse
il primo segno della sua potenza divina,
tramutando l’acqua in vino, quanto hai indicato a tutti noi
di ascoltare il Verbo che si è incarnato nel Tuo seno:
“Fate tutto quello che egli vi dirà”,
lo hai detto ai servi e lo dici oggi a noi tutti,
alla tua Santa Chiesa,
a modo di come l’hai proiettata nel Cenacolo,
mandando gli apostoli per il mondo, a evangelizzare le genti,.
A fare e dire quanto in testamento ci ha lasciato,
nella fedeltà al suo nome.
Tu, nascosta nella tua umiltà, non hai voluto apparire
soltanto la mediatrice del primo segno
della potenza divina del Tuo Figlio,
ma hai umanamente voluto
che la gioia degli sposi non fosse smorzata,
quasi a voler nascostamente benedire
la loro felicità sponsale,
lieta, come madre di ogni uomo,
nel vedere non interrotta
la gioia degli sposi
invitati al loro convito nuziale.
Da te abbiamo appreso
del gioire con chi è nella gioia
e soffrire, con chi è nella sofferenza
come hai fatto lungo il Golgota,
quale Madre del Tuo Figlio e di ogni uomo.
In questo mondo ove ognuno
tende quasi solo ad appartenersi,
donaci la tua sensibilità,
per condividere
la condizione e la sorte di ogni uomo.

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