I serafini, che si trovano alla presenza immediata della gloria divina, esclamano sempre: “Santo, Santo, Santo, il Signore degli eserciti!”.
C’è uno stretto legame tra santità e verità. Esso fa capire che la fontana da cui sgorga una dottrina pura deve essere essa stessa pura.
Fa capire altrimenti che la casa consacrata dove si proclama la parola di Dio e da cui essa si diffonde per la salvezza, deve essere santa come è santa quella parola. La verità, prima entra nella mente e nel cuore e lì viene appresa ed elaborata, poi esce dalla bocca di chi parla come un fiume della sorgente. La parola divina è generata in coloro che la predicano e ne assume il carattere e lo stile.
Federico Zuccari
L’Immacolata Concezione, ante 1592
Pesaro, Santuario della Madonna delle Grazie,
già Chiesa di San Francesco
Dipinto di Pesaro con Michelangelo
I fedeli del Santuario della Madonna delle Grazie in Pesaro conoscono bene la pala di Federico Zuccari che raffigura l’Immacolata. Dal 10 febbraio scorso, si chiederanno dove sia finito il dipinto ed avranno pensato ad una sua rimozione a fini conservativi e di restauro. Niente di tutto questo. La famosa pala ed interessante dipinto pesarese fa mostra di sé, è il caso di dirlo, fino a tutto il 18 giugno prossimo, a Forlì presso i Musei San Domenico.
Mostra. La mostra, intitolata “L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio”, offre uno spaccato illuminante tra il Rinascimento e il Barocco. Un percorso espositivo affascinante per un secolo compreso tra un superbo tramonto, l’ultimo Rinascimento, e un nuovo luministico orizzonte, l’età barocca. Di questo percorso, tappa importante è quella dell’opera dell’artista di Sant'Angelo in Vado Federico Zuccari che, nel 1592, ha saputo farsi interprete di una eccellente narrazione didascalica. Il suo dipinto, “Concezione della Vergine”, si fece “libro illustrato” per gli illetterati. Bisogna qui ricordare che, dopo il Concilio di Trento (1545-63), la pala d’altare diviene l’oggetto sul quale si concentrano le attenzioni dei vescovi riformatori. L’arte pittorica diventa così un libro per chi non sa né leggere né scrivere, il libro degli illetterati o dei poveri. In questo modo l’immagine si carica dei precetti propri dell'ars oratoria. Innanzitutto di insegnamento, ma anche di coinvolgimento emotivo. L’eredità del Rinascimento trovò un interprete d’eccezione in Federico Zuccari.
Storia. Dall'ultimo Michelangelo a Caravaggio, l’esposizione forlivese tesse un filo estetico unico che mostra capolavori di Lorenzo Lotto, Correggio, Vasari, Veronesi, Tiziano, Barocci, Reni e Rubens. Fra questi, anche Federico Zuccari. L’immacolata concezione, dipinta nel 1592, gli fu commissionata a Pesaro dalla Compagnia della Concezione, un gruppo di laici legati alla regola francescana, molto devoti al culto della Vergine. Il dipinto si distingue per la grande chiarezza espressiva. La Vergine sospesa su una nuvola, popolata da cherubini, su cui è adagiata la mezza luna, tiene le mani congiunte al petto e lo sguardo rivolto verso il basso. Tutto intorno, in una luce paradisiaca, si muove un turbinio di candidi angeli mentre al di sopra il Padre eterno, raffigurato con i tratti classici del vegliardo, è benedicente. In basso, ai lati del dipinto e rivolti verso lo spettatore, sono raffigurati in due bellissimi ritratti, il beato pesarese Giambattista Lucarelli e San Terenzio.
Terenzio. Lucarelli era un francescano scalzo che fu il confessore del Duca Della Rovere. San Terenzio, come ben sappiamo, è il patrono di Pesaro e qui compare nell'atteggiamento di offrire alla Vergine la città, rappresentata dal modello che egli tiene in mano. Il biblista Ricardo Pérez Màrquez ritiene che, quando nel 1566 Pesaro fu liberata dall'avanzata dei turchi, il popolo attribuì il fatto alla protezione di San Terenzio. Nel dipinto, invece, il gesto del santo patrono vuole dimostrare che è Lei, l’unica e vera protettrice (http://www.ilnuovoamico.it/).
Mostra. La mostra, intitolata “L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio”, offre uno spaccato illuminante tra il Rinascimento e il Barocco. Un percorso espositivo affascinante per un secolo compreso tra un superbo tramonto, l’ultimo Rinascimento, e un nuovo luministico orizzonte, l’età barocca. Di questo percorso, tappa importante è quella dell’opera dell’artista di Sant'Angelo in Vado Federico Zuccari che, nel 1592, ha saputo farsi interprete di una eccellente narrazione didascalica. Il suo dipinto, “Concezione della Vergine”, si fece “libro illustrato” per gli illetterati. Bisogna qui ricordare che, dopo il Concilio di Trento (1545-63), la pala d’altare diviene l’oggetto sul quale si concentrano le attenzioni dei vescovi riformatori. L’arte pittorica diventa così un libro per chi non sa né leggere né scrivere, il libro degli illetterati o dei poveri. In questo modo l’immagine si carica dei precetti propri dell'ars oratoria. Innanzitutto di insegnamento, ma anche di coinvolgimento emotivo. L’eredità del Rinascimento trovò un interprete d’eccezione in Federico Zuccari.
Storia. Dall'ultimo Michelangelo a Caravaggio, l’esposizione forlivese tesse un filo estetico unico che mostra capolavori di Lorenzo Lotto, Correggio, Vasari, Veronesi, Tiziano, Barocci, Reni e Rubens. Fra questi, anche Federico Zuccari. L’immacolata concezione, dipinta nel 1592, gli fu commissionata a Pesaro dalla Compagnia della Concezione, un gruppo di laici legati alla regola francescana, molto devoti al culto della Vergine. Il dipinto si distingue per la grande chiarezza espressiva. La Vergine sospesa su una nuvola, popolata da cherubini, su cui è adagiata la mezza luna, tiene le mani congiunte al petto e lo sguardo rivolto verso il basso. Tutto intorno, in una luce paradisiaca, si muove un turbinio di candidi angeli mentre al di sopra il Padre eterno, raffigurato con i tratti classici del vegliardo, è benedicente. In basso, ai lati del dipinto e rivolti verso lo spettatore, sono raffigurati in due bellissimi ritratti, il beato pesarese Giambattista Lucarelli e San Terenzio.
Terenzio. Lucarelli era un francescano scalzo che fu il confessore del Duca Della Rovere. San Terenzio, come ben sappiamo, è il patrono di Pesaro e qui compare nell'atteggiamento di offrire alla Vergine la città, rappresentata dal modello che egli tiene in mano. Il biblista Ricardo Pérez Màrquez ritiene che, quando nel 1566 Pesaro fu liberata dall'avanzata dei turchi, il popolo attribuì il fatto alla protezione di San Terenzio. Nel dipinto, invece, il gesto del santo patrono vuole dimostrare che è Lei, l’unica e vera protettrice (http://www.ilnuovoamico.it/).
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