mercoledì 18 maggio 2016

Giovinazzo (BA) - Maria SS. di Corsignano


«...» L'anno, 1187 i cristiani rimasero infelicemente sconfitti, e Gerusalemme fu presa da Saladino il 2 ottobre: immensa ne fu la strage, e quei pochi che potettero scampare dalla morte, se ne fuggirono, portando con loro molte sacre reliquie e devote immagini. Tra i fuggiti di Terrasanta, per quanto la popolare tradizione ci tramandò, vi fu un capitano francese a nome Gereteo, il quale, dopo un lungo viaggio per mare, sbarcò in Brindisi, da dove proseguendo il suo viaggio per terra per restituirsi in patria, si fermò nel Casale di Corsignano e narrò l'immane scempio che i musulmani avevano fatto dei cristiani.

Il detto Gereteo avea portato seco un dipinto della Vergine fatto su tavola di cedro, e, a premura di un pio uomo, forse sacerdote di Corsignano, ne fece dono a quella Chiesa, che poi appellossi di Santa Maria.

Il culto per essa crebbe sempre più, e spesso richiamò in Corsignano i fedeli non solo dei vicini villaggi e borghi, ma anche delle città di Bitonto, Andria e Bari. In conseguenza di ciò quel Casale acquistò importanza in provincia e fuori, e si rese sempre più popolato. Intanto a conservare il culto e ad accrescere la devozione verso della Madonna venne di elemosine fondato nel 1269 un Cenobio di religiose Benedettine. Ma esso non ebbe lunga vita, e dopo sei anni appena rimase già scemato di numero per la carestia e per gl'infiniti danni derivati dal continuo guerreggiare dei francesi, i quali posero a sacco ed a fuoco le nostre fiorenti contrade.



... Quantunque il monastero delle Benedettine fosse stato abbandonato, pure il culto per la Immagine di Corsignano non solo s'indebolì, ma crebbe sempre più, e negli estremi bisogni, massime in tempo di siccità, la detta Immagine veniva solennemente portata in processione per chiedere e ottenere efficacemente le grazie. Allora era vivissima la credenza di potersi, in tempo di siccità, ottenere l'acqua col ricorrere alla Madonna, esponendone la Immagine, e facendo pubbliche preghiere e processioni di penitenza; sicché i fedeli devoti l'appellarono anche la Madonna dell'Acqua. Successivamente i giovinazzesi vollero proclamare a loro speciale patrona e protettrice la Madonna del Casale di Corsignano, e la solennità ebbe luogo nella terza domenica dell'agosto 1388. Vi prese parte l'intero popolo con l'intervento di tutta la rappresentanza dell'Università e del Vescovo pro-tempore, un tal Nicola, e l'intero clero.

... Mentre infieriva la peste del 1478 i cittadini giovinazzesi fecero moltissime elemosine ed oblazioni per fondare accanto alla chiesa di Santa Maria del Casale di Corsignano un convento dei Minori Osservanti. ... Negli anni 1503 e 1528 il Regno di Napoli fu di nuovo colpito dalla pestilenza, che fece grandissima strage. Durante la epidemia il Casale di Corsignano servì da lazzaretto, e poi rimase quasi abbandonato dai pochi abitatori, che atterriti vennero a stabilirsi in Giovinazzo. Non pertanto il culto verso la Madonna di Corsignano non venne mai meno, anzi crebbe di giorno in giorno, e venne anche arricchita di benefici da illustri famiglie, e fra le altre dallo specchiato casato Volpicella.



Basilica di Maria SS. di Corsignano (clicca sull'immagine)

... Nel 1675 era vescovo di Giovinazzo Agnello Alfieri di Napoli, il quale, volendo aumentare sempre di più il culto verso la Madonna di Corsignano e nel tempo assecondare i pii ed ardenti desiderii dell'intera popolazione, verso il 1677 fece con grande solennità trasportare in città la sacra Immagine, che fu collocata sull'altare maggiore della Cattedrale. A seguito di tale avvenimento il Casale di Corsignano rimase abbandonato e poi distrutto dal tempo e dal terribile terremoto del 20 marzo 1731, e segnatamente il giorno di martedì Santo, circa le ore quattro del mattino.

... In Giovinazzo il culto per la Immagine di Corsignano crebbe maggiormente, e in agosto di ogni anno veniva festeggiato il patrocinio con molta pompa. E il culto per il miracoloso dipinto avea fatto sì che desse il nome di Corsignano a diversi dei nati. Pare che tale pia costumanza fosse cominciata verso il 1738, giacché quel nome non si rinviene nei registri di data anteriore. A tempo del vescovo Paolo de Mercurio i padri gesuiti Claris e Pepe vennero a Giovinazzo a fare la Missione e introdussero una specie di preghiera o sermone da farsi ogni sabato, per cui si disse Sabatina e ciò «in onore e gloria di nostra signora Santa Maria di Corsignano singolarissima nostra avvocata e protettrice. 
Da «Del CASALE DI CORSIGNANO in territorio di Giovinazzo e dell’antico suo dipinto» - Tip. del Reale Ospizio Vitt. Emanuele - 1887. DE NINNO (Giuseppe De Ninno da " ‘u Tammurre " Anno I N. 5).

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