sabato 2 maggio 2020

Giovanni Battista Trotti detto il Malosso - "Maria architetto della Creazione"


La sua Immacolata Concezione è una sorta di primo grado nell'unione con la purezza divina, unione che raggiungerà la sua pienezza nell'incarnazione. La perpetua verginità di Maria costituisce il sigillo della sua totale consacrazione a Dio.
Se è vero – come è vero – che Gesù è il Verbo eterno che ha assunto la natura umana, a eccezione del peccato, possiamo ben dire con Agostino: “Se un Dio doveva nascere, non poteva nascere che da una vergine, e se una vergine doveva partorire non avrebbe potuto che dare alla luce Dio”.
L’Immacolata! Quando pensiamo a Lei, siamo come incantati dalla luce e rapiti dal fascino della bellezza! Dio, “Colei che è”, Lui Trinità infinita, Lui il tre volte Santo, è la bellezza suprema e le sue opere sono belle e buone. Fra queste emerge stupendamente Maria, alla quale il beato Amedeo di Losanna immagina che il Figlio si rivolga dicendo liricamente: “Tu sei bella: bella nei pensieri, bella nelle parole, bella nelle azioni; bella dalla nascita fino alla morte; bella nella concezione verginale, bella nel parto divino, bella nella porpora della mia passione, bella soprattutto nello splendore della mia resurrezione”.
 
Gian Battista Trotti, Maria architetto della creazione 
(Piacenza, S. Francesco) (1603).

Maria qui è identificata con la Sapienza; ma l’opera esprime bene anche il concetto
di Maria come nuova creatura e quasi prototipo della creazione stessa.


La nuova creazione, nello Spirito.

L'opera di Cristo a favore dell'umanità presenta un duplice aspetto, un doppio volto, due effetti. Essa è giustificazione e perdono delle colpe, poiché Cristo, rappresentante di tutti gli esseri umani, è stato «messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25). Ma l'opera redentrice di Cristo è pure una immacolata, una «rinascita» (cf Gv 3,3-5), una «nuova creazione» (cf 2Cor 5,17; Gal 6,15). Questa realtà si attua con l'intervento dello Spirito. «Egli [Dio Padre] ci ha salvati [...] per sua misericordia con un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo credi, secondo la speranza, della vita eterna» (Tt 3,5-7).
Questa rinascita è ormai presa in attenta considerazione da teologi evangelici del calibro di J. Moltmann, che afferma la complementarità tra giustificazione e nuova vita: «La giustificazione mi situa in un nuovo rapporto con Dio. Ma la rinascita trasforma la mia sostanza interiore, mi dona un nuovo germe di vita, pone in me un nuovo io e mi rinnova nello stesso mio modo di affrontare e vivere la vita». (Lo Spirito della vita. Per una pneumatologia integrale, Queriniana, Brescia 1994, 173. In particolare a p. 174: «La remissione dei peccati è un atto proiettato all'indietro, mentre quello proiettato in avanti - la giustificazione - significa la ricreazione della vita, il risveglio dell'amore e la rinascita ad una speranza viva»). 

Ora proprio questo doppio effetto della redenzione si trova nella Madre di Gesù fin dal primo istante della sua esistenza. Ella è redenta in modo sublime, ossia è salvata dal Figlio con redenzione preservativo, in quanto Gesù non ha permesso che incorresse nel peccato originale per poi liberarla, ma con la sua forza redentrice l'ha trattenuta perché non vi cadesse. Si tratta qui del famoso argomento del «perfettissimo mediatore», elaborato da Duns Scoto, per mostrare che l'immacolata concezione non mette Maria fuori del campo della redenzione, ma al contrario è un caso significativo della potenza dell'unico salvatore.
In Maria però la salvezza non si riduce all'immunità dal peccato d’origine, perché Gesù è venuto al mondo per comunicare agli esseri umani la «vita in abbondanza» (Gv 10,10). Mediante l'opera dello Spirito, sorgente luminosa, egli ci strappa dal potere delle tenebre e ci introduce nel regno della luce, ci rende figli di Dio, ci arricchisce di carismi e di ogni benedizione spirituale, ci comunica un riflesso della sua gloria. E l'opera sublime della nostra «divinizzazione» per grazia. I Padri ricorrono al paragone del ferro che al contatto con il fuoco ne assume le qualità pur restando ferro; così il cristiano viene introdotto nella famiglia di Dio, il quale gli partecipa la sua stessa vita, e pur rimanendo uomo diventa figlio nel Figlio (tratto da https://www.madredidio.it/).


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