Si tratta di una minuscola tavoletta di 18 per 15 cm, leggermente arcuata nella parte superiore, dipinta a guazzo, con colori stemperati in acqua. Su di uno sfondo sferico di color giallo sfumante in roseo si eleva un trono turchino, striato da una raggiera d’oro che termina in alto con sei stelle. Ai lati due Angeli si appoggiano con la destra al trono e con la sinistra indicano con reverenza la figura centrale. Un’unica aureola d’oro circonda tre teste unite di profilo e distinte: sono la raffigurazione della SS. Trinità. Nel petto della figura di sinistra brilla un minuscolo viso. Il manto che avvolge la veste della Trinità, alla sinistra della figura contrassegnata dal viso, risale ed avvolge una fanciullina aureolata, simbolo dell’anima: nell’aureola si leggono due gruppi di lettere greche in oro HP OY, che significano Madre di Dio. Ai piedi della figura centrale, su un sudario rosso porpora, giace il corpo della Madonna: una veste nero-turchina lascia scoperti i piedi ed avvolge il corpo fino al capo; sopra la veste un manto dello stesso colore lascia scoperti il viso, il collo e le mani incrociate. Un’aureola d’oro dà risalto al biancore del volto e del collo; sulla spalla sinistra, le solite sigle greche in oro HP OY.
Dal lato del capo della Madonna, un vecchio venerando, aureolato d’oro, con i capelli bianchi e la barba fluente, con il grande palio dalle croci nere, tiene un libro aperto sulle braccia. Dall’altro lato, dodici figure – tre aureolate d’oro – fissano gli occhi stupiti sul viso di Maria; l’ultima figura in basso, agita un turibolo. Sul pavimento dieci ramoscelli di rose e di altri fiori con foglioline verdi.
Diciannove anni dopo la scoperta, nel dicembre 1574, alcuni naufraghi di Ragusa, saliti a ringraziare la Madonna di Montallegro, riconoscono la tavoletta per quella scomparsa da Ragusa proprio nel 1557, e la rivendicano come propria. Il tribunale di Genova, dopo diciotto mesi, la restituisce, ed essi esultanti la portano sulla loro nave, ma il mattino seguente, quando stanno per salpare, si accorgono che la tavoletta che avevano gelosamente racchiusa nella stiva, non c’era più. Era ritornata sul monte, segno che là era stata recata misteriosamente e che là voleva rimanere.
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