sabato 19 novembre 2016

Roma (RM) - Mater Divinae Provvidentiae


La Madre della Divina Provvidenza

L'origine di tale titolo viene fatta risalire al quadro "Mater Divinae Providentiae" dipinto da Scipione Pulzone da Gaeta intorno al 1580. Tale dipinto è stato donato nel 1663 all'ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, noti come Barnabiti, i quali lo esposero nella Chiesa di San Carlo ai Catinari a Roma.

Nel 1774, Papa Clemente XIV autorizzerà la Confraternita laica di Nostra Signora della Divina Provvidenza per la promozione delle opere di carità e misericordia cristiana. Sarà Papa Gregorio XVI a elevarla nel 1839 al grado di Arciconfraternita. Il 5 agosto 1896 Padre Benedetto Nisser, Superiore Generale dei Barnabiti, stabilì che ogni chierico regolare doveva avere una copia di tale dipinto nella propria residenza.

Dagli "Scritti" del Padre Giovanni Semeria, barnabita

Ha tanti bei titoli la Madonna, creati il più delle volte dalla semplice e spontanea pietà del popolo cristiano, informati a quella teologia affettuosa che è il sensus fidei. Hanno quei titoli un calore di affetto, un profumo esalano di schietta bontà. Sono poesia, luce calore. Esprimono una verità e la esprimono efficacemente: c'è tutta la teologia Mariana in quei titoli. A ripeterli si ritrovano, si intensificano idee ed affetti.

Il nostro titolo (Madre della Divina Provvidenza ndr.) ci mette in piena teologia.

MADRE: è la sintesi delle grandezze della Madonna. Essa è la Madonna, perché è stata madre. Madre di Gesù Cristo! dice tutto. Di là la grandezza umana della Madonna. Una donna raggiunge la sua pienezza, quando diviene madre. Madre è il titolo più augusto di e per una donna. Anche una regina non è contenta, se non è mamma; e una mamma ha nella sua maternità il segreto di gioia e di orgoglio che una regina non conosce. La madre è la benedetta fra le donne, come Maria è la benedetta fra le mamme.
Dice, quel nome di madre, la grandezza divina della Madonna. Alta più che creatura, perché Madre di Gesù, figlio dell'uomo, figlio di Dio. La grandezza divina del Figlio si riverbera sulla Madre. Tra le madri Ella è benedetta, è la benedetta, perché il frutto del suo seno si chiama Gesù, è Gesù Cristo.
Madre di noi tutti, Maria; madre, in Gesù, universale, da quanto è unica. L'amore, l'azione, il sacrificio di Gesù spazia per il mondo, per i secoli, raggiunge i confini della terra, si perde nell'eternità. E dove arriva, dove si allarga l'azione, l'amore, la carità di Gesù, si slarga l'amore della madre Maria.

Ma il titolo, la canzone breve, la rapida, densa poesia prosegue: della DIVINA PROVVIDENZA, mettendo in rapporto Maria e, attraverso quel rapporto, conducendo noi al dogma fondamentale non più soltanto del cristianesimo, ma di ogni, per quanto elementare e povera, vita religiosa:il dogma della Provvidenza di Dio. 

Madonna della Divina Provvidenza
 di Udine
Chi si accosta, chi vuole anche semplicemente accostarsi a Dio, fare un passo, sia pure piccolo, ma sempre un passo verso Dio, deve credere non solo che Egli c'è, ma anche che è equo rimuneratore delle opere umane, provvido nel senso più fondamentale, più alto (cfr. Ebr. 11,6). Tagliati i ponti fra il cielo e la terra, che importa che il cielo ci sia, che importa a noi? Ecco perché San paolo proclama, che alla vita religiosa nostra non basta la fredda, nuda i dea di un Dio: c'è Dio. Ci vuole in più la calda, luminosa, benefica nozione di un Dio provvido, che pensa a noi, che si preoccupa di noi. Il cristianesimo, religione calda,viva; il cristianesimo, rivelazione piena di Dio, il resto vien giù con una sua logica facile, meravigliosa.

Tutto è assurdo, sarebbe assurdo, inconcepibile nel cristianesimo, se negassimo o dimenticassimo questo gran dogma della Provvidenza. Tutto è facile, se quel dogma gioiosamente si accoglie. Sopra di esso è specialmente imperniata tutta la nostra vita pratica, tutta...

Maria, Madre della divina Provvidenza, ci riconduce col suo bel nome, col suo soave titolo, a questo nocciolo di cristianesimo vero, sano, santo. Introduce noi soavemente, assiduamente in questa atmosfera che dobbiamo respirare, se vogliamo vigorosa, cristianamente forte l'anima nostra. La Madre ci conduce al Padre (Novembre 1922).

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