sabato 28 maggio 2022

Minervino Murge (BT) - Madonna del Sabato


La Grotta e il Santuario della Madonna del Sabato

Nell'immensa e verdeggiante pianura che si stende verso ponente, chiamato Bosco da Piedi, a due chilometri dal centro abitato, sorge il Santuario dedicato alla Madonna del Sabato, protettrice di Minervino.
Fu costruita verso la metà del XVII secolo su di una grotta basiliana scavata nel tufo, dove fu trovata dipinta sul muro un'immagine della Vergine col Bambino.
Entrandovi si notano tre scalinate in marmo, due laterali per salire al tempio e, l'altra al centro, per scendere nella cripta in fondo alla quale esiste l'altare su cui troneggia l'antichissimo dipinto.
Il dipinto su tufo (alto cm. 80 x 60) risale alla fine del XIV secolo e rappresenta la Vergine col Bambino tra una coppia di angeli. La Madonna è seduta sotto una cortina rossastra fregiata di bianco. La chioma, di un biondo cupo, le scende ondulata sopra le spalle, la faccia ben disegnata, lo sguardo profondo e pensoso come di una madre preoccupata dei propri figli. Con la mano destra sorregge il divino Bambino mentre con la sinistra il suo piedino.
Una leggenda, che per altro è comune a molte altre località, vuole che durante una battuta di caccia, alla quale partecipava anche il Principe Pignatelli, barone della Città, un cane si sia infilato in un'apertura del terreno e non sia più venuto fuori.


Guidato dai latrati dell'animale, qualcuno della comitiva si rese conto trattarsi di una grotta, nella quale fu appunto scoperta l'immagine sul muro.
Da allora la Madonna del Sabato fu proclamata Patrona di Minervino, mentre forse precedentemente lo era stata la Vergine Assunta.
Molto più verosimilmente l'origine e la scoperta del dipinto è da imputarsi a pastori in transumanza.
Secondo tali fonti la Madonna del Sabato sarebbe da identificarsi con la Madonna delle Grazie di Vastogirardi (IS), di cui i pastori molisani erano soliti portare con sè una statua durante i loro tragitti stagionali di transumanza che conducevano verso il nostro abitato.


La prima Cappella rurale fu fatta erigere verso la metà del secolo XVII con il patrocinio del principe Marzio Pignatelli fratello del Papa Innocenzo XII, come si può rilevare dallo stemma in pietra della principesca famiglia, collocato sull'arco che tramezza il lucernario tra le due parti dell'edificio.
Questa prima cappella rurale, secondo un documento del 1657 era costituita da una navata con due altari, di cui uno con l'immagine della Madonna e l'altra con l'immagine di S. Vito.
Il santuario fu completato alla fine del 1700 con la definitiva edificazione della parte sovrastante la grotta, di stile neoclassico, composta da una navata ampia oltre 250 metri quadri, ove si conservano due tele pregevoli: S. Nicola di Bari del pittore fiammingo Hovic (sec. XVI) e la Vergine tra Santa Lucia e Santa Maria Maddalena (1586) dipinta da Orazio Iacobotta da Spinazzola.
In tale tempio superiore esistono due altari il più piccolo dedicato a San Luigi Gonzaga; il grande con il quadro rappresentante la Vergine coronata della Santissima Trinità.
Nella chiesa superiore si può trovare l'immagine della Vergine che fino al 1990 copriva l'affresco di recente restaurato. Alle spalle del Santuario la casa del clero.


La denominazione Madonna del Sabato ci richiama al legame tra Maria e il Mistero Pasquale: nel Sabato Santo solo Maria ha conservato la fede nella Resurrezione del Figlio di Dio; il probabile rinvenimento della grotta nel giorno di sabato ad opera dello stesso Pignatelli, ha stabilito la festa due sabati dopo Pasqua.
Sul coro si possono ammirare gli ex-voto degli ultimi due secoli; molti altri che un tempo adornavano le pareti del Santuario furono distrutti cancellando così un'espressione della religiosità popolare.
Le tele da destra: San Francesco Saverio, il Transito di San Giuseppe, la Vergine tra le due sante (già citato), San Nicola (già citato), sull'altare maggiore l'incoronazione della Vergine tra i santi Michele, Vito e Rosa, ancora a sinistra Santa Rita, San Felice, i santi Gennaro, Vito e Sabino, Santa Rosa da Lima.


Verso il 1880 Mons. Francesco Maria Galdi, vescovo della diocesi di Andria, fece costruire un fabbricato, addossato all'abside della chiesa , destinandone i locali del pianterreno a ricovero dei pellegrini. Nell'aprile del 1934, sotto il vescovado di Mons. Ferdinando Bernardi, il Rettore del Santuario l'Arcidiacono don Giovanni Lacidogna decise di coprire con un quadro in tela l'affresco della Madonna delle Grotte al fine di iniziare un'urgente opera di restauro resa necessaria dall'avanzato stato di corrosione. Come già detto nel settembre del 1990 venne portato a termine il restauro con il concorso nelle spese di enti e semplici devoti e con le perizie ed i sopralluoghi delle Sopraintendenze ai beni ambientali e architettonici di Bari (Articolo tratto dal sito web: http://web.tiscali.it/ProLocoMinervino).

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