Amministrativamente, il borgo costituiva un comune autonomo, parte della pieve di Varese, le cui prime notizie risalgono al 1574 quando aveva 230 abitanti. Registrato agli atti del 1751 come un borgo di 270 anime, nel 1786 Santa Maria del Monte entrò per un quinquennio a far parte dell'effimera Provincia di Varese, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1798 e nel 1799. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 452 abitanti.
Nel 1809 il comune fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo annesse a Velate, ma l'autonomia municipale di Santa Maria del Monte fu poi ripristinata con il ritorno degli austriaci. Nel XIX secolo l'abitato cominciò a risentire pesantemente della sua condizione montanara che ne impediva l'industrializzazione e favoriva conseguentemente l'emigrazione, tanto che nel 1853 risultò essere popolato da 328 anime, scese a 311 nel 1871. La timida inversione di tendenza dell'inizio del XX secolo non cambiò la situazione, tanto che nel 1927 il comune di Santa Maria del Monte venne aggregato al comune di Varese.
Il Sacro Monte di Varese rispecchia pienamente l'idea secondo la quale un Sacro Monte deve collocarsi in un ambiente naturale di rilevante interesse paesaggistico, su un'altura dove preesiste una tradizione secolare di pellegrinaggi e di testimonianze di fede.
Il paesaggio del monte Orona (o Monte di Velate), posto all'interno del Parco regionale Campo dei Fiori, lungo le cui pendici si snoda la strada acciottolata lunga più di due chilometri che tocca le 14 cappelle, è quello tipico delle prealpi varesine, con grandi boschi di faggi, castagni e noccioli. L'altura (già secoli prima che si desse avvio, nel 1605, alla Fabbrica del Santissimo Rosario) era stata testimone di rilevanti manifestazioni di fede, la cui origine sconfina nella leggenda. Si vuole, infatti, che nel luogo in cui si trova il santuario dedicato alla Madonna (punto di arrivo del percorso devozionale) già nel IV secolo esistesse una modesta cappella fatta costruire da Sant'Ambrogio come ringraziamento per la vittoria sugli ariani.
Certa è l'esistenza in questo sito di un santuario romanico dell'XI secolo (di cui si è conservata la cripta), costruito forse su un precedente edificio altomedievale; esso era dotato all'esterno di un endonartece per accogliere i fedeli, perché già allora affluivano al santuario sul monte Orona persone provenienti d'ogni dove, sin da Milano e dal Cantone Ticino. Attorno al santuario si venne progressivamente aggregando un borgo con case per i sacerdoti e per i laici che vi lavoravano e con ricoveri per i pellegrini.
Il santuario, ormai insufficiente ad accogliere i pellegrini, fu quasi interamente ricostruito nel 1472 su disegno dell'architetto Bartolomeo Gadio, assumendo un impianto con tre navate e tre absidi, disposte a triconco. Ad un successivo ampliamento è dovuto il prolungamento della navata centrale verso l'ingresso.
Ancora nella seconda metà del XV secolo le beate Caterina da Pallanza e Giuliana da Busto Arsizio, divenute poi fondatrici dell'Ordine delle Romite ambrosiane, si ritirarono in un romitorio adiacente al santuario per condurre una vita di preghiera; il loro esempio fu seguito da altre giovani. Nel 1474 papa Sisto IV concesse alla comunità di erigere un monastero, ed il 10 agosto 1476 le religiose presero il velo.
Certa è l'esistenza in questo sito di un santuario romanico dell'XI secolo (di cui si è conservata la cripta), costruito forse su un precedente edificio altomedievale; esso era dotato all'esterno di un endonartece per accogliere i fedeli, perché già allora affluivano al santuario sul monte Orona persone provenienti d'ogni dove, sin da Milano e dal Cantone Ticino. Attorno al santuario si venne progressivamente aggregando un borgo con case per i sacerdoti e per i laici che vi lavoravano e con ricoveri per i pellegrini.
Il santuario, ormai insufficiente ad accogliere i pellegrini, fu quasi interamente ricostruito nel 1472 su disegno dell'architetto Bartolomeo Gadio, assumendo un impianto con tre navate e tre absidi, disposte a triconco. Ad un successivo ampliamento è dovuto il prolungamento della navata centrale verso l'ingresso.
Ancora nella seconda metà del XV secolo le beate Caterina da Pallanza e Giuliana da Busto Arsizio, divenute poi fondatrici dell'Ordine delle Romite ambrosiane, si ritirarono in un romitorio adiacente al santuario per condurre una vita di preghiera; il loro esempio fu seguito da altre giovani. Nel 1474 papa Sisto IV concesse alla comunità di erigere un monastero, ed il 10 agosto 1476 le religiose presero il velo.
(Notizie tratte da Wikipedia).
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