venerdì 13 maggio 2022

Adro (BS) - Madonna della Neve


L’Apparizione

La testimonianza più significativa che descrive il fatto dell’apparizione si trova in una lettera inviata da Venezia il 3 ottobre 1772 al custode del Santuario. Un documento desunto da un libro molto antico, che si rifà a «esatti processi» anteriori.

«Romito amico distinto.

Col presente mio foglio vi fo sapere di avere ritrovato il modo di soddisfare ai vostri desideri senza alcuna spesa. Io ho avuto il permesso nella Cancelleria Ducale per quei fondamenti che voi desiderate intorno alla chiesa della Beata Vergine della Neve.

In essa Cancelleria ho trovato un libro, assai logoro, senza frontespizio e senza il nome dell’autore, in cui sono registrate, oltre alle altre cose, diverse apparizioni di Maria Santissima, tra le quali anche quella che Lei fece in Adro, appresso via Cava, la quale come sta scritta in detto libro, io la trascrivo fedelmente qui sotto, come segue:

“Con singolare dimostrazione di sincero affetto riguardò sempre Maria santissima li umili di cuore e li compartì essa sovente i più pregiati favori ai puri e semplici contadini a lei più cari per la purità e l’umiltà insieme; straordinaria per la maniera con cui la umilissima Imperatrice del cielo e della terra volle beneficare questo povero contadinello con restituirgli la loquela; ma non si fermarono solo in questo le grazie e le meraviglie di Maria Santissima che volle estenderle in Adro con i paesi circonvicini con sua prodigiosa Apparizione. Oh, Cuore Materno. Oh ammirabile economia di sua dolce provvidenza verso noi ingrati peccatori, che invece di abbandonarci come noi meritiamo, non ascolta che i dolci sentimenti di sua misericordia, che il suo purissimo e innocentissimo Cuore non sa farci altro che bene. Così accadde per quelli di Adro.


Gli otto luglio mille cinquecento diecinove, il cui giorno caddé in venerdì giorno felice (sendo nella Sedia di S. Pietro Leone X, fiorentino della nobilissima Casa de’ Medici, il quale travagliò assai per la perfida eresia di Martin Lutero, non potendo farlo ravvedere lo scomunicò, e questo S. Pontefice fece gran cose per la Chiesa e durò in questa dignità anni otto e giorni venti), apparve dico Maria santissima in un luogo detto Via Cava a un povero contadino chiamato Batta, figlio del qd. Martino Comino Baioni abitante in terra di Adro; questo era muto stado dal suo nascere.

Era la Regina del Cielo di incomparabil bellezza, coperta di bianco manto, coronata di fulgidissime gemme; con uno sguardo di Paradiso gli significò essere la Madre di Dio. 

Gli domandò cosa egli faceva, le rispose che pasturava li suoi armenti.

E gli disse: va a dire a quelli di Adro che dove tu mi vedi sia fabbricata una chiesa e che si emendino di suoi peccati e mutino vita in bene vivere, che santifichino le feste, che non bestemino il nome santo di Dio, il quale purtroppo lo calpestano e che si astenghino da altri peccati; dì a loro che è stata l’Avvocata dei peccatori, Maria Vergine e per pegno dì oltre che tutti sanno che tu eri muto, prendi questa pietra e dalla a qualunque la vuol vedere che si muterà di colore di tempo in tempo e io intanto guarderò la tua greggia.

S’inginocchiò e con tenere lagrime la ringraziò della donata loquela. Ma ella con un sorriso di Paradiso lo benedì e sparvegli dagli occhi. Così costa da esatti processi”».

Il Santuario
è attualmente retto dai Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta. I Frati che nel 1912 giungono ad Adro sono eredi di una lunga storia. Essa ha avuto origine sul Monte Carmelo agli inizi del XIII secolo, quando il patriarca Alberto di Gerusalemme diede a un gruppo di eremiti latini una Regola che ha nel suo cuore il precetto della «preghiera continua»: «I fratelli restino nelle loro celle separate, giorno e notte meditando la Legge del Signore e vegliando in preghiera». L’esperienza eremitica sul Carmelo poté durare solo alcuni decenni, e si concluse alla caduta del Regno Latino (1261) con una forzata migrazione di in Occidente. 


Qui i carmelitani tentarono di perseverare nella forma eremitica, ma furono ben presto costretti ad assimilarsi alle «fraternità mendicanti». 
L’eremitismo restò comunque patrimonio spirituale proprio dell’Ordine, anche se inteso soprattutto come «eremitismo del cuore» e come dovere dei singoli religiosi di dare un posto privilegiato alla contemplazione. In particolare, l’icona dell’Annunciazione (la Vergine tutta impregnata dal mistero di Dio che la inabita) fu per i carmelitani quella che meglio esprimeva il senso e lo scopo della loro vocazione. Invece il radicamento popolare dell’Ordine avvenne attraverso la diffusione della «devozione mariana»: in particolare attraverso la «devozione dello Scapolare», metodo semplice per l’affidamento dei fedeli alla Madre della Misericordia che copre i suoi figli col suo abito santo.


Nel secolo XVI, S. Teresa d’Avila immagina il ritorno alla Regola primitiva recuperando l’originale vocazione eremitica in termini ecclesiali e sponsali. Alle carmelitane che volevano vivere da vere e proprie monache, la clausura era già stata imposta a partire dal 1452. Ma per Teresa essa rappresenta il sacro isolamento della “camera nuziale” dove l’abbraccio sponsale accade tra la monaca – l’anima credente che personifica tutta la Chiesa Sposa – e lo stesso Signore Gesù.

Infine, Teresa orienta la contemplazione verso un’interpretazione apostolico-ecclesiale. In ogni epoca la Chiesa affronta sia le difficoltà da parte di chi le è apertamente ostile, sia le fatiche del necessario e costante rinnovamento. E questo diventa anche lo scopo della vita contemplativa delle carmelitane protese alla «salvezza delle anime» e al «sostegno orante dei sacerdoti», in primo luogo i confratelli carmelitani impegnati nell’annuncio del Vangelo (Notizie tratte dal sito www.madonnadellaneve adro.it).

Sito ufficiale del Santuario


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