lunedì 16 maggio 2022

Matera (MT) - Maria SS. delle "Nove"


L'Affresco

L'affresco presentava pesanti ridipinture che il restauro ha rimosso. L'opera sembra ispirarsi ad un'icona ed è possibile che al di sotto di essa vi fosse un'edizione più antica. Si potrebbe datare alla fine del Seicento, periodo in cui le parti componenti l'altare furono trasferite dall'antica parrocchia di San Giovanni al Sasso Barisano. 

L'immagine della Madonna della Nova, opera della fine del Seicento dipinta su pietra e collocata in un retablo arricchito dal gruppo scultoreo Annunciazione ed Eterno benedicente, del secolo XVI, navata a sinistra. Si ipotizza che il retablo sia uscito dalla bottega dei Persio,


La Chiesa di San Giovanni Battista

La chiesa di San Giovanni Battista rappresenta uno degli esempi più belli e meglio conservati dello stile romanico pugliese e quindi dell'espressione artistica medievale presente a Matera.
La struttura originaria risale ad anni immediatamente antecedenti il Duecento e fu completata nel 1233. Nota con il titolo di Santa Maria la Nova, la chiesa è attestata in alcuni documenti che risalgono al 1204; nel 1229 venne donata alle penitenti agostiniane di Accon, che erano giunte a Matera durante l'ultimo decennio del secolo precedente e che risiedevano presso il sito della Madonna delle Virtù.

Matera

Il complesso Santa Maria la Nova venne realizzato durante una delle fasi di espansione dei Sassi, costituendo una delle prime costruzioni sul pianoro al di fuori delle mura. La chiesa era conosciuta anche come Santa Maria ai Foggiali, termine che deriva da 'fovea' con cui erano indicate le buche destinate alla conservazione degli alimenti che erano molto diffuse nell'intera zona.
Le monache, dopo essere passate alla regola di San Domenico, lasciarono questo sito intorno alla fine del Quattrocento poiché la collocazione al di fuori della mura ne faceva un luogo indifeso ed esposto a facili attacchi soprattutto durante periodi bellici, la chiesa fu quindi abbandonata e rimase in tale stato fino al 1695 anno in cui Monsignor del Ryos ne sancì la riapertura al culto, conferendole il nome con cui oggi la conosciamo e trasferendovi un battistero che era stato soppresso nei Sassi.

In questa occasione venne realizzato un primo lavoro di intervento sulla struttura richiesto dal lungo periodo di abbandono e di incuria così come ve ne fu un altro sul finire del Settecento che riguardò soprattutto l'ambiente interno.
Nonostante questi interventi, si possono cogliere alcuni elementi ornamentali e architettonici che rappresentano i tratti distintivi di questa chiesa.
Vi si accede attraverso quella che in origine era la facciata laterale, mentre quella principale è stata incorporata nel 1610 nella costruzione dell'edificio adiacente che doveva svolgere la funzione di nosocomio; in anni recenti, in seguito all'abbattimento di parti di questa vecchia struttura sono venuti alla luce la facciata e il portale duecenteschi.
La facciata (Vedi foto a Dx) presenta una parete ad arcate che è stata sovrapposta a quella originaria durante i lavori di intervento settecenteschi finalizzati al rafforzamento della struttura, nonostante ciò è possibile apprezzare il bel portale, realizzato da Michele Del Giudice e Marco Di Lauria, che presenta decorazioni molto elaborate, sopra di esso in una nicchia è allocata una statua in pietra policroma rappresentante San Giovanni Battista realizzata nel XVIII secolo; al di sopra vi è un piccolo rosone.

A destra del portale la facciata che corrisponde all'abside, pare non abbia subito interventi strutturali tali da modificarne l'assetto originario; sulla estremità è collocata la statua di un angelo, un po' più in basso vi è un arco semicircolare ai cui lati vi sono due mensole ciascuna delle quali ospita una statua raffigurante un elefante; al di sotto vi è una finestra con ai lati colonne abbellite da ulteriori elementi.
L'elemento che la caratterizza maggiormente resta però la sobria architettura interna tipicamente medievale, è possibile ammirarla grazie all'iniziativa dell'abate Marcello Morelli che tra il 1920 e il 1930 decise di eliminare la copertura settecentesca riportando alla luce la struttura originaria in pietra calcarea.

La chiesa è a croce latina ed è composta da 3 navate suddivise da grossi pilastri quadrilobati su cui poggiano semi colonne e capitelli che presentano decorazioni molto elaborate e a forte valenza simbolica. Dai pilastri si sviluppano grandi arcate che formano volte a crociera nelle navate laterali e volte a vela in quella centrale.
Nella prima cappella della navata di sinistra troviamo una raffigurazione di Santa Maria la Nova realizzato nel XVI secolo l'affresco è racchiuso in una inquadratura architettonica che culmina con un gruppo scultoreo la cui fattura è attribuita alla bottega dei Persio; accanto vi è la cappella dei Santi Medici rappresentati da due statue lignee di pregevole fattura, sull'altare si può ammirare un dipinto realizzato nei primi anni del Settecento che rappresenta la Madonna e alcuni Santi. Nella parte terminale della navata in una nicchia è allocata una Pietà in legno policromo realizzata verso la fine dell'Ottocento dallo scultore materano Pasquale Calabrese.
Nella navata di destra è presente il fonte battesimale realizzato in anni recenti mentre in una nicchia è stata collocata una statua in tufo di San Giovanni, realizzata nel XVI secolo, che precedentemente aveva il suo posto sull'altare maggiore.

Nel corso di lavori di riqualificazione sono stati condotti scavi archeologici nell'area immediatamente antistante la chiesa che hanno portato alla luce una necropoli costituita da diverse sepolture disposte su tre livelli stratigrafici risalenti a periodi differenti: il primo strato, immediatamente al di sotto della pavimentazione, può essere collocato tra il Seicento e il Settecento, il secondo al XIII secolo e quello più in basso ad una frequentazione molto arcaica.

La presenza del sepolcreto è dovuta sicuramente alla consuetudine di seppellire i morti nelle vicinanze delle chiese, la chiesa di Santa Maria la Nova è stata attiva fino alla fine del Quattrocento, ma anche alla stretta vicinanza con i luoghi destinati ad ospitare il nosocomio, l'attuale sede dell'università prima e l'edificio attiguo alla chiesa di San Giovanni dopo, l'ultimo dei quali attivo fino al 1749.

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