Immaginetta donata da Milena Fortunato |
Alle origini, un’antica parrocchiale – Difficile risalire alle origini lontane, certamente alto medioevali, di questo Santuario, di cui non ci rimangono frammenti dell’edificio primigenio ma solo scarsi saggi dell’epoca romanica. Stando ad una pergamena del 1191, recentemente rinvenuta (ma anche ad altre del 1201 e 1206), la sua nascita, può essere accreditata attorno all'anno mille, come già sosteneva Mons. Luigi Ghezzi. Notizie più certe ed estese – ce ne informavano Nicoletta Onida e Elisabbetta Ferrario Mezzadri – possono essere tratte da documenti datati fine XIII secolo: il manoscritto “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani“, redatto dal sacerdote Goffredo da Bussero che, nell'elenco delle chiese del Milanese dedicato alla Madonna, indicava in «Cesenugio Asinario» S. Maria, ed una pergamena appartenente al Duomo di Monza, ma conservata nell'Archivio di Stato di Milano, nella quale nel 1286 si annotava, fra i territori confinanti coi propri dove riscuoteva le «decime», la chiesa di S. Maria in «Cisnuschulo», citandola ripetutamente come “istius loci“, cioè dì Cernusco Asinario.
Bisogna quantomeno accennare che Mons. Ghezzi, nel motivare le ragioni dell’allontanamento dei fedeli da S. Maria, narra che nel piccolo tempio si era insediata una confraternita di dubbia osservanza religiosa, conosciuta come «Compagnia del sacco bigio» perché gli adepti si vestivano di ruvida tela, coprendosi il viso con un cappuccio. Essi organizzavano processioni penitenziali, si flagellavano, per poi passare ad azioni sempre più deplorevoli, lontane dagli insegnamenti evangelici, tanto da meritare la soppressione della confraternita. Tuttavia questa ipotesi non trova alcun riscontro documentale, anche se in Lombardia le confraternite dei Disciplini erano al tempo numerose, appena tollerate da S. Carlo che le sottoponeva a controlli rigorosi.
La Beata Vergine delle 7 spade nel cuore:
Tutti i cristiani ricordano con commozione le parole che Maria ascoltò nel Tempio di Gerusalemme dal Santo Vecchio Simeone: «Anche a te una spada trapasserà l'anima» (Lc 2,35). E la tradizione ha devotamente catalogato i «sette dolori» che trafissero come spade il cuore immacolato di Maria. Oltre alla triste profezia di Simeone (1), appena citata, si ricordano: 2) le pene sopportate durante la fuga in Egitto; 3) la perdita di Gesù a Gerusalemme; 4) l'accompagnamento della Madre durante la Via Crucis; 5) la sosta ai piedi della Croce, durante l'agonia del Figlio; 6) l'accoglimento del corpo morto di Gesù tra le braccia della Madre; 7) lo straziante seppellimento del Figlio. Il secondo millennio ha conosciuto subito un'ampia letteratura sul «pianto della Vergine» che trova la sua più bella composizione nel celebre Stabat Mater, attribuito a Jacopone da Todi (notizie tratte da "Avvenire"). Nelle credenze popolari le sette spade sono ricordate anche come: la flagellazione, la corona di spine, portare la croce, il chiodo della mano sinistra, il chiodo della mano destra, il chiodo nei piedi, la lancia nel costato.
La storia dalle radici – Dai documenti sopra menzionati rileviamo con certezza che, all'epoca della loro stesura, S. Maria già esisteva nel territorio di Cernusco Asinario (denominazione toponomastica romana che si riferiva a «gente degli Asinii» e che distingueva chiaramente questo borgo dal non lontano Cernusco Lombardone). Passando attraverso successivi momenti storici, durante i quali veniva indicata ininterrottamente come chiesa parrocchiale di Cernusco, si giungerà fino alla metà del 1400. Cernusco nel frattempo si era estesa soprattutto verso nord, mentre il Santuario veniva a trovarsi sempre più lontano dal centro dell’abitato. A rendere più difficile la situazione giunse l’inizio dei lavori di scavo del letto del Naviglio Martesana che, sfiorando quasi le mura del l’edificio sacro, contribuirà ad allontanarlo ancor più dai suoi parrocchiani costretti ad un lungo percorso per attraversare l’unico ponte che permetteva di raggiungerlo. Tant'è che molti presero a frequentare la più prossima chiesa di S. Genesio. Tuttavia, poiché a S. Maria vi era sempre il camposanto, la gente vi ritornava per rendere omaggio ai propri morti.
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