“Un miracolo dell’architettura di un tempo”
Nella parte alta del paese di Bisacquino è precisamente alle falde del monte Triona sorge il santuario della “Madonna del Balzo” la cui costruzione, è legata ad una serie d’eventi miracolosi.
Il sacro balzo
Si narra che l’immagine della Madonna (quella che fu ritrovata sul monte) fosse portata per ben tre volte in paese e ogni volta fosse sparita e poi ritrovata sul sacro Balzo. La prima volta in Matrice per venerarla, e poi si ritrovò. Un’altra volta si pensò di dare una cappella lungo la via Sacra per poterla lì collocare, ma si verificò la stessa sparizione. La terza volta si tentò di posizionare la Madonna in un posto più accessibile rispetto a quello del ritrovamento, più precisamente dove oggi si trova la Cappelletta a metà strada della Via Sacra; ma questa volta l’immagine sparì e fu ritrovata sulla rocca fortunata da dove era partita. Così fu manifesto il luogo dove doveva sorgere il Santuario.
L’immagine della Madonna è stata scoperta su un balzo della montagna da un pastore di Bisacquino che di nome faceva Vincenzo Adorno, il quale aveva notato per diversi giorni una luce brillante che usciva da alcuni massi. Si narra che nella primavera del 1664 due giovani contadini, attraversando il Triona, scorsero nel cavo della rupe, scoperta prima dall'Adorno, l'immagine di Maria. Meravigliati la guardano, l'ammirano, si sentono spinti a venerarla. Ma di li a poco, con la volubilità propria della giovinezza, essi si danno al gioco così appassionatamente, da trascurare del tutto quel che avevano ammirato poco prima. Anzi uno di loro avendo perduto nel gioco chi sa qual miseria, accecato dal furore, da di piglio a una falce e la scaglia di punta sulla fronte della Vergine.
Ma il sacrilegio nell'atto stesso del suo gesto beluino cade a terra fulminato, morto, mentre dalla fronte della Vergine ferita spicciano miracolosamente delle vive gocce di sangue. Si immagini il terrore del compagno! Dovette sulle prime rimanere stordito. immobilizzato da una dolorosa sorpresa mai provata prima. Poi con tutto l'essere in tumulto corse, come pazzo, giù per la china pericolosa verso il paese, verso la casa dell'infelice. Con occhi fuori dalle orbite, pallido, affannato balbettò parole senza senso, confuse il racconto della meravigliosa scoperta dell'immagine con quello della morte improvvisa del giovane. I genitori, i parenti stentarono dapprima a capire, poi da quel groviglio di frasi mozze trassero, terribile, l'evidenza dell'avvenimento doloroso e alzarono alte grida. La notizia si sparse in pochi minuti: dolore e stupore commossero il paese intero. Subito i genitori, seguiti da una folla di parenti e di amici, accorsero, dietro la scorta del giovane, sul luogo della sventura a trovano il figlio cadavere. Nuovi pianti nuove grida. Ma l'amor materno, anche questa volta, suggerì una di quelle preghiere che il mondo reputa folli, ma che sforzano il Cielo. La madre raccogliendo tutte le forze della sua fede abbraccia il figlio esanime e volgendosi all'immagine della Vergine, Le domanda perdono a grazia per il figlio. Sono così ardenti i suoi sospiri, così appassionato il suo dolore, così viva la sua fiducia, che Maria non esita a compiere il miracolo. In breve il cadavere si rianima e il giovane torna alla vita tra le voci di gioia e di ringraziamento dei parenti, del popolo e della fortunata madre in particolare.
Di qui nacque l’idea di costruire una chiesa nel luogo stesso del miracolo. La difficoltà nella costruzione stava nel fatto che il luogo del ritrovamento era scosceso e su un balzo, ma la chiesa venne eretta ugualmente grazie al progetto di un bisacquinese Pietro Scalora che prima creò un bastione, costruì parecchi vani da muri di grande spessore in modo di ovviare alla conformazione del terreno che scendeva a picco sulla vallata e poi edificò la chiesa che ancora oggi è meta di fedeli. La devozione e la grande fede per la madonna apparsa, ha fatto sì che venisse costruita un'opera imponente in una posizione quasi impossibile.
Per la costruzione del santuario sono state impiegate notevoli risorse economiche raccolte interamente dai fedeli e dagli abitanti del paese. Durante la sua costruzione, la madonna rinnovò i prodigi, compiendo un miracolo che salvò la vita al manovale Giovanni Rosato che era caduto da un’impalcatura di notevole altezza e raccolto privo di vita dai suoi compagni di lavoro. Il manovale fu deposto in un corbello davanti all'immagine della madonna e dopo pochi istanti si risvegliò come fosse stato preso da sonno senza alcuna frattura e pieno di vita.
L’effige della madonna, prima incastonata nel masso ed incorniciata da eleganti decorazioni, fu murata all’interno della chiesa nel 1681 per volontà del Canonico Bartolomeo Di Giorgio. L’immagine della madonna sull’altare è stata riprodotta in un secondo tempo da un prete che aveva visto la vera immagine della madonna. Quasi a centro dell’eremo venne costruito costruiscono un campanile, che più tardi fu arricchito da un orologio donato da Rosario Scibetta (per una grazia ricevuta) che oggi segna il tempo e i suoni giornalmente si odono in tutta la valle. La chiesa interamente misura 15 m di lunghezza per 9.30 m di larghezza lo spessore delle mura di 1,30 m; l’antico portone della chiesa è stato rivestito da pannelli di bronzo commissionati da alcuni fedeli e poi realizzati dall’architetto Giuseppe Marino al quale si devono anche i bassorilievi laterali.
Accanto alla chiesa vi è la sacrestia che attraverso una scala comunica con un’ala della costruzione (Eremo), che all’interno è provvista di un lunghissimo corridoio da dove si accede alle sette stanze ed è attiguo ad un grande terrazzo con una vista panoramica mozzafiato, visto che cade a strapiombo alle falde della montagna. Il terrazzo è posizionato su un arco sopra il portone d’entrata che è realizzato in ferro battuto di buona fattura è costruito recentemente da un artigiano Bisacquinese, con metodi antichi (senza saldatura). All’interno c’è un grande spiazzo e nel mezzo di questo un pozzo d’acqua munito di una carrucola e una catena con un secchio di rame, che serve a dissetare i tanti pellegrini che arrivano al santuario. Oggi con l’avvenuta ristrutturazione dello spiazzo, la ringhiera è stata realizzata con pilastri costruiti in pietra a facce vista con in mezzo una richieda posizionata che dà la possibilità di godere di un panorama suggestivo e bello di tutta la valle del Belice, incontrando alla vista tutti quei paesi posizionati in quell’area. Accanto alla chiesa si trova un piccolo locale adibito alla vendita d’immagini sacre, coroncine e oggetti con l’immagine della madonna del balzo. Il locale attiguo alla chiesa era utilizzato dagli eremiti (monaci) che avevano oltre l’obbligo di custodia i locali della chiesa, anche il compito della questua (raccolta) nelle campagne. Il primo padre che abitò all’interno dell’eremo fu quel Vincenzo Adorno che aveva scoperto l’immagine da giovane, l’ultimo è stato frate Antonio Ferlisi, conosciuto come fra ‘Ntoni.
La festa principale del paese è dedicata alla Madonna del Balzo protettrice del Paese, in suo onore viene svolta la quindicina. Per i primi quindici giorni d’agosto i fedeli e in particolare i giovani del paese, la mattina alle prime ore del giorno (all’alba) salgono per la via Crucis, chi con le scarpe e chi a piedi nudi, questo dipende dal tipo di devozione che si ha e del tipo di richiesta fatta alla Madonna del Balzo per grazia ricevuta o per grazia da ricevere, per mezzo delle preghiere che vengono recitate durante la strada e completate dentro la chiesa al cospetto diretto della Madonna.
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