venerdì 26 maggio 2023

Brescia (BS) - Madonna delle Brine


Chiesa di Santa Maria del Carmine

«Li Ill.mi Sig.ri rettori ordinano dopo lunghissime contese tra la città et Scola da l'una, et li PP. del Carmine dall'altra, che si levi la Madonna d'essi dalla Chiesa, e vi sia solo quella di S. Luca».

Così annotava nei suoi diari G. Battista Bianchi il 20 genaro 1627.

È una nota curiosa che indica come i fedeli della chiesa del Carmine, e non solo quelli del rione, non volessero perdere la loro identità che si identificava nella devozione popolare alla venerata immagine della Madonna delle Brine.

Il Cielo non era favorevole perché abbondava di piogge od era avaro delle medesime, ed ecco tre giorni di processioni e di suppliche tanto da ottenere la desiderata pioggia o serenità.

Già alla fine del secolo scorso si temeva che il quartiere perdesse la sua identità perché andava scomparendo anche il dialetto proprio del rione.
Oggi che si può dire: solo la chiesa è rimasta lì, rinserrata tra le vecchie case conservando la sua autenticità.

I Carmelitani a Brescia
Una nota del Libro Potheris del 1233 rivendica la proprietà al Comune del muro posto a mattino e a sera del Garza dal ponte marmoreo (Ponticello) alla casa Girardini e definisce come non deve essere coperta la via fuori del ponticello e non si devono fare i tetti delle case di legno a foggia di pergole. E poco dopo ancora «non si costruiscano case fuori e dentro le porte del ponticello». 

Altare della Madonna delle Brine

Era l'intraprendenza degli artigiani che, calati in città, occupavano via via il suolo pubblico vicino alle mura. Anche un primo spostamento della porta e quindi delle mura di canton d'Albera, attuale incrocio tra via del Carmine e via Battaglie, è durato poco, perché nell'anno 1239 fu affidata ad un gruppo di esperti la costruzione delle nuove mura che includessero tutti i sobborghi della città, mura che avranno termine, sotto la guida del frate umiliato Alberico di Gambara nel 1249. Sono le mura che hanno resistito fino al nostro secolo!

Nel 1346, quando il quartiere si era popolato ed oltre i casotti di legno e paglia incominciavano a sorgere alcune case distinte di artigiani che avevano fatto fortuna, il vescovo di Brescia, Balduino Lambertini della Cecca di Bologna, di ritorno dall'Oriente, dove aveva conosciuto i Frati Carmelitani, li chiamava a Brescia, per assistere questo quartiere popoloso trascurato sia dai Monaci Cassinesi di S. Faustino come anche dai Canonici Regolari di S. Giovanni.

Probabilmente ha loro affidato una chiesetta dedicata all'Annunciazione. I frati incontrarono subito il favore della popolazione e del Comune soprattutto per la loro opera di assistenza agli appestati dell'epidemia scoppiata solo dopo due anni dalla loro venuta a Brescia in cui si distinsero per la loro abnegazione e carità.

La presenza dei Frati al Carmine fu continua, sia pure con alterne vicende, con momenti di gloria tanto che nel piccolo e disagiato monastero si tennero dei capitoli generali.


Nel 1458, furono sostituiti dai confratelli della Congregazione di Mantova essendo decaduti dalla loro osservanza a motivo anche della disagiata abitazione.

Mantova nel secolo XV fu centro propulsore di una riforma della regola che riportava l'Ordine alla primitiva osservanza. Vi rimasero fino alla soppressione del 1797.

La storia ottocentesca si disperde in una serie infinita di pratiche burocratiche che vedono protagonisti Municipalità, Demanio, Curia, Ministeri del Culto e della Pubblica Istruzione. I locali del vecchio convento vengono adibiti a carcere giudiziario e ad istituto scolastico. La Chiesa viene officiata da un Rettore.

Dopo alcuni anni di chiusura della Chiesa nel 1981 arrivano, in qualità di custodi, i Padri Maristi, già presenti e operanti a Brescia da alcuni decenni.  (Tratto dal sito web http://web.tiscali.it/chiesacarminebs/index2.htm)

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