martedì 7 maggio 2019

Pavia (PV) - La Madonna del Garofano (B. Luini)




La Certosa di Pavia

Il Voto alla Vergine delle Grazie

La Certosa di Pavia costituisce veramente un luogo dello spirito. Al visitatore attento parlano l’insieme di opere d’arte lasciate dalla fede e dalla creatività dell’uomo in questo luogo. Innanzi tutto essenziale è il legame tra la Vergine Maria, cui è dedicata la basilica, e la Certosa. Infatti la fondazione si deve a un voto, sotto forma di testamento, che fece Caterina Visconti, figlia di Bemahò e di Regina della Scala, nonché seconda moglie di Gian Galeazzo: "Et giunto l’anno mille trecento novanta a punto, a otto di gennaio, Caterina mogliera di Giovan Galeazzo, Conte di Virtù, votandosi sotto forma di testamento ordinò che in una villa del Pavese, dove spesse volte andava, si dovesse fabricare un monasterio di Certosini con dodici monaci, et in caso di parto morendo, pregò il marito che volesse adempiere tali ordinationi raccomandandogli la sua famiglia specialmente i fratelli e le sue sorelle." I Visconti erano particolarmente devoti alla Vergine, infatti dopo l’intitolazione a Maria Nascente del Duomo di Milano a motivo del desiderio di avere prole maschile – da cui il nome "Maria" a tutti i maschi dei Visconti – vollero dedicare alla Madonna delle Grazie l’erigendo complesso monastico (Gratiarum Carthusia). 
L'affresco deve datarsi successivamente al 1514, poiché proviene dalla parete di una zona del chiostro grande, ristrutturata nel novembre di tale anno. L'attribuzione a Bernardino Luini ne comporta l'esecuzione entro il 1532, anno di morte dell'artista (si veda S. Buganza, in Sacrestia del lavabo, in Certosa di Pavia, Parma 2006, p. 190). L'attuale collocazione dell'opera risale all'Ottocento (si veda D. Sant'Ambrogio, La porta marmorea del locale del lavabo e il distrutto coro della Certosa di Pavia (1), in "Il Politecnico", XLVII, agosto, 1899, p. 488). Secondo il parere recentemente espresso da Dario Trento (nella conferenza "Bernardino Luini e i Certosini di Pavia", tenuta il 19 marzo 2011 nel quadro del ciclo "Incontri in Certosa"), l'esecuzione del dipinto sarebbe addebitabile a collaboratori del Luini su un cartone approntato dal maestro, verosimilmente verso gli anni 1523-1525 (http://www.culturaitalia.it).

Facciata della Certosa di Pavia XV sec. (immagine tratta dal web)

Il Beato Macone 
Consigliere di Caterina fu il beato Stefano Macone, già segretario di Caterina da Siena, certosino, chiamato in Milano dai Visconti nel 1389 per dirigere la Certosa di Garegnano. La devozione a Maria delle Grazie suggerita dal beato era anche appoggiata dal papa Urbano VI, perché ciò potesse impetrare dal Cielo la cessazione dello scisma nella Chiesa occidentale. Tale devozione era stata importata dall’Oriente nel 1378 e trapiantata felicemente in Occidente a sostegno della lotta contro gli antipapi (in questo modo si legavano i Visconti al vero successore di Pietro, evitando il rischio che questi per opportunismo passassero ai scismatici). Possiamo quindi affermare che accanto a Caterina, fundatrix et fautrix, anche il beato Macone fu l’ispiratore della Certosa e della particolare devozione a Maria. 

L’ Iconografia Mariana 

La Certosa è ricca di immagini mariane: dai bassorilievi della facciata e dalla stessa indicazione della dedicazione "A Maria, figlia, sposa e madre" fino alle cappelle: nella prima cappella di destra, di S. Veronica, "Vergine e angeli" del Bergognone, nella seconda cappella di destra, di S. Ugone, polittico con "Gesù risorto, Madonna col Bambino, i Ss. Ugone e Anselmo" di Macrino d’Alba (1496), nella sesta cappella di destra dei Ss. Pietro e Paolo, "Vergine con i Ss. Pietro e Paolo"(Guercino, 1641). Nei due catini dei capi del transetto gli affreschi absidali del Bergognone magnificano la Vergine e i committenti ("Incoronazione della Vergine" e "Presentazione della Certosa alla Vergine"). Ricordiamo ancora la "Madonna del Garofano" del Luini un tempo in una cella del chiostro grande, poi collocata nel locale del lavabo; ancora degna di nota è la "Madonnina del tappeto" che si trova sulla porta d’accesso al piccolo chiostro. Nella sagrestia nuova troviamo il paliotto d’altare raffigurante la "Nascita della Vergine" (Giuseppe Rusnati, 1696), mentre all’altare è collocata l’"Assunzione della Vergine" (Andrea Solario, 1524). Da ultimo ricordiamo il tondo sul Sole raggiante (la "raza" era anche l’emblema visconteo) del Bergognone raffigurante la Vergine e il Bambino, nel refettorio. Attraverso queste opere è possibile leggere tutta la vita di Maria, dal momento della sua Immacolata Concezione alla sua gloriosa Assunzione. Inoltre mentre si cammina sotto i portici dei due chiostri, con lo snodarsi dei festoni ornamentali in cotto, si può ritmare la preghiera dell’Ave Maria.

(Immagine tratta dal web)
Il tema Cristocentrico 
L’altro polo tematico della Certosa è rappresentato dal Figlio della Vergine e dai santi, esempio e termine accessibile dell’imitazione di ogni cristiano. Un altro motivo di interesse religioso è il susseguirsi di diversi ordini monastici nella custodia della Certosa: Certosini, Cistercensi, Carmelitani, i quali hanno sempre tenuta viva la devozione e se ne sono fatti promotori tra il popolo. 

I Certosini 
In particolare ricordiamo che una delle feste più solenni dei Certosini era il Corpus Domini. Per l’occasione veniva organizzata una processione che si snodava dal chiostro piccolo al grande, fino al pergolato, per ritornare poi in chiesa. Alla funzione partecipavano tutti gli abitanti dei dintorni e i bambini vestiti da angeli e adornati di fiori. 

Le Vergini Sagge e le Vergini Stolte Sempre i monaci certosini vollero, nella chiesa, porre segni e immagini che fossero richiamo alla loro consacrazione religiosa. La porta che collega la navata con il presbiterio (Bernardino Robbiano, 1575) presenta la parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte. Le prime sono raffigurate nella modestia dell’atteggiamento e dell’abbigliamento, le seconde invece sono discinte o con abiti e acconciature appariscenti. La raffigurazione non è casuale se si pensa che in questo luogo i monaci si riunivano a pregare di notte, quindi il ricordo della parabola era un preciso invito ad attendere il Mistico Sposo con la lampada ardente della preghiera e della fede. 

La Certosa, Inno a Maria 

Chiostro della Certosa di Pavia (Immagine tratta dal web)
Maria Gra (Maria delle Grazie) è il monogramma distribuito dappertutto, qui in Certosa, è la titolatura con la quale Maria viene definita, è come una invocazione di cui ci si serve per introdursi a lei, è la sintesi della devozione, con la quale offerenti, monaci e artisti hanno rappresentato in questo tempio la vita della Vergine. Gli artisti hanno fatto ciò in una lunga stagione di lavoro, durata tre secoli, esprimendo con il linguaggio dell’arte l’amore e la pietà che essi avevano verso Maria, ed evidenziando una delle componenti della spiritualità certosina. Card. Virgilio Noè, nel 50° di ordinazione, 4 maggio 1995 (Articolo tratto da http://www.santuarimariani.org/)


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