martedì 21 maggio 2019

Pescocostanzo (AQ) - Madonna del Colle



Basilica di Santa Maria del Colle 

La basilica di Santa Maria del Colle è la chiesa parrocchiale di Pescocostanzo, in provincia dell'Aquila. 

A sinistra, in cima alla scalinata, l'ingresso settentrionale della basilica; a destra la chiesa di Santa Maria del Suffragio dei Morti. Il primo tempio, risalente all'XI secolo e dipendente dall'abbazia di Montecassino, sorgeva fuori dal centro cittadino, arroccato sul Peschio, la cui chiesa parrocchiale sottostava invece al vescovo di Sulmona. Nel 1456 la chiesa fu distrutta da un terremoto ma venne ricostruita già nel 1466, nel nuovo e più esteso centro abitato, diventando sede parrocchiale e legando così l'intero borgo alla diocesi di Cassino. Nel 1556-58 l'edificio fu portato a cinque navate di quattro campate, come si presenta oggi, rispetto alle tre navi e tre campate della struttura quattrocentesca e fu realizzata una nuova facciata rinascimentale, affacciata ad un'ampia terrazza. L'antico portale romanico-gotico fu trasferito nel 1580 sull'ingresso del fianco settentrionale, sulla sommità di una rampa di scale. 

Immagine tratta dal web (si ringrazia l'autore)
Negli anni 1691-94 fu realizzato il Cappellone del Sacramento. Il campanile, risalente alla fine del cinquecento, fu restaurato nel 1635 e nel 1855, quando venne sostituita la cuspide ottagonale con una quadrangolare. Già denominata col titolo di Collegiata, nel 1978 Santa Maria del Colle fu elevata alla dignità di basilica minore.

L'interno presenta un'architettura in pietra, ravvivata policromia degli arredi, con i legni scolpiti, dipinti e dorati delle statue (tra cui la duecentesca Madonna del Colle), del pulpito, di diversi altari, della cantoria (opera del romano-sulmonese Bartolomeo Balcone risalente al 1619) e dei cinque soffitti a cassettoni, realizzati prevalentemente da Carlo Sabatini di Anversa degli Abruzzi tra il 1670 e il 1682, completati nel 1742. 

In marmo sono invece i paliotti e il fonte battesimale, dei pescolani Panfilo Rainaldi e Filippo Mannella. Numerose sono le tele custodite nella basilica, attribuite a Tanzio da Varallo - cui spetta la notevole Madonna dell'incendio sedato - Paolo Cardone e Francesco Peresi. La volta del Cappellone è decorata da un affresco del napoletano Giambattista Gamba. Una tavola cinquecentesca raffigurante la Madonna e Santi di Palma il Vecchio è stata invece trafugata durante l'occupazione tedesca del 1943-44. Il maestoso cancello in ferro battuto, del pescolano Sante di Rocco, iniziato nel 1699-1705 e ultimato nel 1707 dal nipote Ilario, riporta figure ferine, umane e angeliche. Sull'architrave della bottega dell'artigiano, situata ai piedi della scalea, è recato il motto ETENIM NON POTUERUNT MIHI (eppure non poterono vincermi). 

Immagine tratta dal web
Di Cosimo Fanzago sono invece le aquile in bronzo delle acquasantiere. Il coro, il Cappellone e l'altare di Sant'Elisabetta sono ornati da stucchi dei lombardi Gianni e Ferradini (Tratto da Wikipedia).


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