mercoledì 29 maggio 2019

Reggio Emilia (RE) - Beata Vergine della Ghiara



La miracolosa Immagine della 
Beata Vergine della Ghiara

Ha origini antichissime a Reggio Emilia e nel reggiano la devozione alla Madonna. Ne e' prova la stessa cattedrale, che ha il titolo di "Santa Maria Assunta". 
Numerosissime in tutta la diocesi sono le chiese e gli oratori dedicata alla Vergine, per non parlare delle edicole sacre e delle maestà. Ancora oggi, poi, sono visibili su abitazioni private dipinti, ceramiche, terrecotte rappresentanti Maria Santissima. 
Documentata e' pure la presenza di varie confraternite mariane.

"La miracolosa Immagine"
Nel 1569 un devoto cittadino reggiano, Ludovico Pratissoli, fece eseguire dal celebre pittore Lelio Orsi un disegno raffigurante la Beata Vergine con il Bambino. Infatti sul muro di cinta dell'orto dei Padri Servi di Maria, presenti a Reggio Emilia sin dal 1313, era un'antica immagine - ormai divenuta illeggibile - raffigurante la Beata Vergine. Nel 1573 lo stesso Pratissoli incaricava il pittore reggiano Giovanni Bianchi, detto il Bertone, di tradurre in affresco il disegno dell'Orsi sul Cantone de' Servi, cioe' sul muro dell'orto. Oggi una memoria marmorea ricorda il luogo ove era ubicato il dipinto, essendo questo stato solennemente traslato nella chiesa. Nel 1595 Giulia Tagliavini otteneva la custodia dell'Immagine divenuta meta frequente di devoti; nel frattempo era stata resecata dal muro e portata entro una piccola cappella edificata con le offerte dei fedeli.

Facciata del tempio della Beata
Vergine della Ghiara (Foto 1)
"Il Primo Miracolo"
Il 29 aprile 1596 avveniva il Primo Miracolo: per intercessione della Beata Vergine, davanti alla cui Immagine pregava, un giovane diciassettenne di nome Marchino, nativo di Castelnovo ne' Monti - località dell'Appennino Reggiano - muto dalla nascita otteneva la parola. Il prodigioso avvenimento provocò un notevolissimo concorso di fedeli. Iniziarono anche i pellegrinaggi delle confraternite.

"L'approvazione del Papa"
Il vescovo Claudio Rangoni istruì il processo canonico con sollecitudine; gli atti furono inviati a papa Clemente VIII, che approvò il miracolo, come risulta da una lettera del 29 luglio 1596 della Sacra Congregazione dei Riti, nella quale venivano pure autorizzati i pellegrinaggi.

"I miracoli si moltiplicano"Pochi giorni dopo, il 5 maggio, a Fivizzano (Massa) Margherita detta "la Caugliana", da diciotto anni inferma e obbligata a giacere nel letto, guarì dopo aver invocato la Madonna di Reggio. Vari sono i miracoli ottenuti per intercessione della B.V. della Ghiara consistenti nel riacquistare la parola e l'udito: "Fa udire i sordi e parlare i muti" (Marco 7,37); tra questi: il quattordicenne Andrea di Castelnovo Sotto, muto dalla nascita (28 maggio 1596); la carpigiana Santa de Marchi, sordomuta dalla nascita (15 agosto 1596). Di questi miracoli, come di numerosi altri, esistono attestazioni nei processi canonici, in documenti autorevoli e nelle stampe. Altri miracoli riguardano i seguenti prodigi: i ciechi vedono (Mt 11,5), i morti risorgono (Mt 11,5), gli zoppi camminano (Mt 11,5). Particolare rilevante e' che frequentemente i miracolati sono bambini o giovanetti.
Di vari miracoli esiste nel Tempio una documentazione iconografica nelle grandi "tele dei miracoli" eseguite a poca distanza di tempo. Particolare fu la protezione accordata alla città dalla Madonna invocata sotto il titolo di "Beata Vergine della Ghiara" in occasione della peste del 1630. Di tale protezione pote' godere anche la vicina città di Modena che alla Madonna di Reggio elevo' la pregevolissima "Chiesa del Voto".
La Madonna della Ghiara venne invocata anche in occasioni di calamita' naturali, come il fortissimo terremoto del 1832.

Volta della Chiesa (Foto 2)
"Il voto cittadino del 1945"

Non mancò neppure in occasione del secondo conflitto mondiale la benigna protezione della Vergine della Ghiara alla città di Reggio nell'Emilia.
Infatti il 15 aprile 1945 il vescovo Mons. Eduardo Brettoni innalzava nel Tempio un solenne "voto sacro della citta' di Reggio e suburbio alla Beata Vergine della Ghiara per ottenere protezione e conforto nei pericoli incombenti, per le offese del fronte e per la violenza delle civili discordie". Esso consisteva nell'impegnarsi per sette anni a celebrare in modo solenne, come giorno festivo, la festa del Primo Miracolo (29 aprile) e ad innalzare in uno dei quartieri operai della periferia, privi di chiesa, un tempio votivo dedicato alla Beata Vergine con il titolo di "Regina Pacis". La città venne risparmiata; il voto venne rispettato e negli anni '50 veniva realizzata la chiesa. Una memoria perenne dell'avvenimento e' assicurata da un'iscrizione latina nel monumento marmoreo collocato sul fianco destro del Tempio della Ghiara, posto ove era stato dipinto dal Bertone il dipinto raffigurante la Beata Vergine con il Bambino (Notizie storiche a cura di Giuseppe Adriano Rossi)

Foto 3
Il Primo Miracolo
29 APRILE 1596

La devozione popolare di erigere piloni e tempietti lungo le strade ed ai crocicchi, con raffigurata la Santa Vergine nelle più svariate forme, è all'origine del Santuario della Madonna della Ghiara. Giovanni de’ Bianchi, detto Bertone da Reggio, dipinge nel 1573, su uno di questi piloni, l'Immagine della Madonna, in sostituzione di un'altra immagine, ormai sbiadita e corrosa dal tempo. 

Il disegno gli è fornito da un bravo artista della scuola del Correggio, Lelio Orsi, e rappresenta la Vergine seduta su di un sasso, in un luogo solitario, ai piedi di un monte coperto di verde vegetazione, piegata, con le mani giunte in devota preghiera, verso il Bambino, pure seduto su un guanciale, con le braccia aperte e lo sguardo sorridente verso la Madre. 

L'affresco si trova sul muro di recinzione dell'orto del convento dei Padri Serviti, ricavato nel vecchio greto ghiaioso del torrente Crostolo, deviato oltre la cinta delle mura cittadine dal lontano 1200. Di qui il nome dato all'Immagine: Madonna della Ghiara, o Ghiaia. La bella e devota Immagine attira la devozione dei fedeli che accorrono ogni giorno numerosi a pregare ed a supplicare la Madonna che si dimostra sensibile alle richieste con numerose grazie; ben presto si sente la necessità di erigere una piccola cappella per proteggere l'Immagine dalle intemperie e per favorire l'afflusso dei devoti. Il 9 aprile 1596 l’affresco, staccato dal muro di cinta, viene portato processionalmente nella cappella costruita nel recinto del Convento dei Serviti. Il 29 dello stesso mese avviene il primo strepitoso miracolo che apre la serie di numerose altre grazie concesse dalla Madonna della Ghiara, e che segna l’inizio della costruzione dell'attuale grandioso Santuario, tra i più insigni monumenti del Barocco emiliano.

Tempio della B.V. della Ghiara
Marchino, un ragazzo di 16 anni, orfano di padre e di madre, residente a Reggio presso due sposi che lo tengono come figlio, è completamente sordo e muto fin dalla nascita, privo addirittura della lingua. La sua richiesta insistente alla Madonna è quella di poter udire e di poter parlare come gli altri suoi compagni. Il 14 aprile di quell'anno, Domenica di Pasqua, Marchino, accompagnato dalla signora Caterina, moglie di Sebastiano Ciano, inizia un pellegrinaggio a Loreto, da dove ritorna il 25 aprile, festa di S. Marco, dopo una sosta alla Madonna del Piratello di Imola. A Loreto Marchino ha il presentimento chiaro che la Madonna lo avrebbe guarito.(1) Il 29 aprile, lunedì della seconda Domenica dopo Pasqua, è davanti all'Immagine della Madonna della Ghiara, e prega fervidamente con il cuore, poiché non può farlo con la bocca. Ad un tratto sente nelle sue membra un calore esuberante ed avverte spuntare qualcosa di insolito nella sua bocca ed invadergli il palato. Fuori di sé dalla gioia, grida a gran voce, per tre volte: Gesù, Maria!


La notizia che Marchino, senza lingua in bocca dalla nascita, sordo e muto, davanti alla Madonna ha parlato e parla ancora, ha la lingua in bocca ed ode tutto, come se non fosse mai stato muto e sordo, si diffonde in un baleno per la città e manda tutti in delirio di amore: tutti corrono dalla Madonna. 
Nei giorni seguenti si verificano altre guarigioni; l’entusiasmo dei fedeli raggiunge le stelle. Viene subito iniziato un formale processo alla presenza di teologi, giuristi e medici, per verificare l’autenticità dei fatti. Un mese dopo, il 30 maggio, Marchino è davanti all'Inquisitore di Parma che lo interroga su ogni particolare. 

Il manoscritto originale dell'interrogatorio si trova nell'Archivio della Curia Vescovile di Parma; altri importanti manoscritti sull'argomento sono conservati nell'Archivio del Tempio della B.V. della Ghiara (filza LXXXVI - fasc. 29); copia degli atti processuali sul miracolo di Marchino si conserva nell'Archivio di Stato di Reggio, e vi è motivo di credere che sia fedelissima.
Terminato il processo canonico, il Vescovo ne spedisce subito gli atti al Papa Clemente VIII che fa rispondere dalla S.Congregazione dei Riti, con lettera del 22 luglio 1596: i Consultori della Congregazione dei Riti “... sono di parere che non solo la detta divotione loro, o frequenza del popolo, debba essere tollerata, ma che si possa aiutare et permettere con qualche dimostrazione pubblica...”. L’originale del rescritto, a firma del Card. Paleotto, è nell'Archivio della Curia vescovile di Parma.
Il moltiplicarsi dei fatti prodigiosi e l'approvazione da parte di Roma, favoriscono la devozione ed i pellegrinaggi dei fedeli, tanto che, l'anno seguente, il 6 giugno 1597, viene solennemente posta la prima pietra del Santuario che sarà eretto su disegno dell'architetto Alessandro Balbi di Ferrara. La pianta del Tempio è a croce greca, eccetto il braccio di ponente, leggermente allungato per accogliere il Coro; elegante e maestosa è la Cupola che si innalza sopra un bel cornicione, adorna di varie file di pilastri, e nell'interno tutta stucchi e dorature.
Il 12 maggio del 1619 vi è trasferita, con solenne processione, l'Immagine della Vergine. Alla testa della processione cammina un devoto cappuccino: è Fra Angelo Maria, il piccolo Marchino che si è consacrato alla Madonna nella vita religiosa, in riconoscenza della guarigione ottenuta.

(Articolo di Don Mario Morra SDB (Salesiani di Don Bosco) tratto dal sito www.mariadinazareth.it/)


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