Chiesa e convento di Santa Maria del Cengio
La chiesa di Santa Maria del Cengio è una chiesa, nota dalla fine del XII secolo, a cui è stato annesso in seguito un convento nella seconda metà del Quattrocento per volontà di Benedetto Zeno. Si trova nel comune di Isola Vicentina in provincia di Vicenza, su di una cengia costituita di un misto di roccia bianca, calcare ed arenacea, da cui deriva il nome. Comprende anche una piccola casa adibita ad eremo.
Il primo accenno ad una chiesa in questo luogo viene fatto nel 1192 nel Centio Camerario probabilmente perché nata qualche tempo prima come pieve, come luogo di riposo per i viandanti o come cappella dell'antico castello. Nel 1273 è presente un sacerdote, il presbiter Uberto, mentre nel 1334 la chiesa è curata da cappellani vicari che vengono nominati da rettori dell'arcidiacono della cattedrale di Vicenza. Nel Trecento cominciano a comparire le specificazioni come "Santa Maria a Zenglo", a Cenglo o del Cigno (derivante da macigno). È solo dal Seicento che si rafforza il nominativo Santa Maria del Cengio.
Nel 1447 Benedetto Zeno lascia cinquanta libre per la costruzione di un'abitazione vicino alla chiesa ad uso di frati o eremiti e dopo otto anni, il 7 marzo 1455, Battista di Normandia viene investito della chiesa e del beneficio dal vescovo di Vicenza, Pietro Barbo. Il 24 giugno 1456 il vescovo dà l'autorizzazione ai primi quattro brigidini ad abitare nel convento dando inizio alla vita conventuale che comincia con il restauro della chiesa e la costruzione dell'altare maggiore. L'esecuzione delle volontà di Zeno è stata opera di una parente, Lucrezia Zeno, e suo marito, Giovanni Porto, che donerà alla chiesa alcune terre e case e per questo riceverà dal vescovo lo jus patronatus esteso a tutta la famiglia Porto (come conseguenza di questo gli eredi di Andrea Porto mantengono la proprietà per il periodo in cui è disabitato). Tale dettaglio è importante perché viene dettata una clausola che sarà determinante trecento anni più tardi: nel caso cessi la vita conventuale il patrimonio del convento deve essere trasferito all'ospedale di San Marcello degli Esposti dedicato ai bambini abbandonati. Tale clausola venne fatta nell'eventualità di leggi contro i religiosi, come quelle nel 1771.
La statua più importante, se non l'opera di maggior pregio della chiesa stessa, è quella raffigurante la Madonna e sistemata sul fondo dell'abside, dove un tempo costituiva per dell'altare maggiore. Tale opera è frutto dello scultore Girolamo da Vicenza nel 1490 circa e si discosta dalle altre raffigurazioni scultoree mariane dell'epoca dal fatto che non è rappresentata su di un trono, bensì in piedi con Gesù in braccio. Nel 1993 venne restaurata.
Già nel gennaio 1462 i frati dell'ordine di Santa Brigida decidono di rinunciare all'investitura e abbandonano il convento che passa ai canonici di San Salvatore, dell'ordine di Sant'Antonio che rimarranno per più di trecento anni.
Nel 1646 il priore è un certo fra Cristoforo da Milano. Nel 1466 una bolla di papa Paolo II richiede un aumento delle entrate economiche del convento che, quindi, ingloba la pieve di San Pietro, la chiesa parrocchiale presente in pianura poco distante, di cui si prende il diritto di nominare e mantenere un sacerdote.
Nella seconda metà dal Seicento la chiesa viene ristrutturata con l'aggiunta della navata sinistra, del presbiterio, degli altari laterali e di quello maggiore.
I Servi di Santa Maria e la rinascita della vita conventuale
Alla morte di don Stefano Dalla Cà, nel 1894, il conte Antonio da Porto è chiamato a nominare il nuovo officiatore. Già deciso a nominare nuovamente un comunità religiosa che riprenda in mano anche il convento, la scelta cade sull'Ordine dei servi di Maria, già presenti nel santuario della Madonna di Monte Berico.
Dopo la riunione di tutti i beni sparsi per i vari membri della famiglia, il 14 dicembre 1904 il consiglio generalizio dei Servi fonda ufficialmente il convento di Isola come dipendente da quello di Monte Berico, mentre nel 1912 viene reso indipendente a viene nominato priore fra Filippo M. Grendene.
Nella notte fra il 22 e il 23 settembre 1931 scoppiò un incendio nel convento che danneggiò gravemente la struttura. Con l'aiuto di molti paesani venne spostata all'esterno la statua della Madonna salvando dai probabili danni del fuoco Il fuoco danneggiò pesantemente le strutture e molte altre furono abbattute per la pericolo di crolli portando ad una temporanea inagibilità del convento e della chiesa. Tale periodo fu molto breve, durò solo sei mesi e venti giorni, ma già l'8 dicembre 1931 la chiesa ricominciò ad essere ufficiata, seppur con le impalcature. Con i lavori di restauro si sposto l'entrata principale vero la Valtessera costruendo anche una strada più comoda per i veicoli commerciali che dovevano servire il convento.
Arte
Nella cappella di Santa Brigida, la prima a destra, sono presenti due affreschi di probabile fattura quattrocentesca : a sinistra è rappresentato san Bernardino e a destra, molto rovinato, san Sebastiano. Sempre nella cappella è presente anche una piccola nicchia con resti di un affresco tutto attorno.
Nella metà della parete di destra della chiesa, un tempo, doveva essere presente un affresco, che è ora presente solo a tracce scoperte nel 1976. È stato quindi tinteggiato per attaccarvi sopra un pezzo di affresco rinvenuto nei lavori di restauro del 1920 nel chiostro superiore e rappresentante la Madonna con a sinistra Isaia e a destra Giovanni l'evangelista.
Nella chiesa sono presenti tre altari: uno maggiore e due laterali. Altri due altari minori sono posti nella parete sud: quello verso l'abside è della Vergine Addolorata, mentre quello verso l'entrata è nella Cappella di Santa Brigida.
Oltre alla statua della Madonna, in due nicchie nelle pareti dell'abside, sono presenti altre due statue rappresentanti i genitori di Maria ad opera di Orazio Marinali: i santi Gioacchino e Anna.
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